Tim Ryan, un Democratico contro tutti in Ohio

A pochi giorni dalle elezioni negli Stati Uniti si rilasciano gli appelli al voto, gli ultimi spot per convincere le persone della bontà della propria proposta politica: Tim Ryan, candidato per il Partito Democratico in Ohio al Senato, termina il suo con la frase “I’m not an ass-kisser, I’m an ass-kicker”. L’obiettivo è dipingere il suo avversario, J.D. Vance, noto autore del romanzo Elegia americana come una persona di cui non ci si può fidare: avversario dell’ex presidente Trump fino al punto da averlo definito American Hitler, è diventato in questa campagna elettorale uno dei suoi principali alleati.

Ryan: una ‘linea nazionale’ per i Dem

Quando discutiamo delle problematiche interne ai Democratici tendiamo sempre a ragionare partendo dall’assunto di una differenziazione ideologica: l’America oggi è un luogo estremamente polarizzato e questa visione netta, che contrappone progressisti e centristi all’interno del Partito, rende invisibili molti candidati che conducono campagne poco spendibili a livello nazionale, ma fortemente localizzate.

Persone che vogliono vendere sé stesse come pratiche e anti-ideologiche, che scelgono alcuni dei temi nazionali del Partito e ne ignorano altri, che ritengono di poter parlare ai propri costituenti di elementi ritenuti tabù a questa tornata elettorale, come l’economia. I Democratici degli Stati in bilico preferiscono concentrarsi su quelle che definiscono Kitchen Table Issues, problemi di tutti i giorni come i miglioramenti alle scuole locali, la protezione medica, il salvataggio dei posti di lavoro. Se negli Stati Uniti di oggi i dem sono percepiti come il Partito dell’internazionalismo, del libero mercato e dei laureati, alcuni esponenti combattono questa linea nazionale nel tentativo di ottenere risultati importanti.

“So Goes the Nation”

Fuori dagli Stati Uniti l’Ohio evoca un luogo mistico, termometro politico mondiale per eccellenza, tanto da aver creato un intero filone giornalistico su quali luoghi in varie elezioni mondiali siano più accostabili al microcosmo perfetto di questo Stato del Mid-West (Il Veneto è l’Ohio d’Italia? Quale regione sarà l’Ohio del Brasile?). A tutto ciò ha contribuito un documentario che seguiva la campagna presidenziale tra Bush e Kerry del 2004, intitolato “So Goes the Nation”, ambientato proprio in Ohio, Stato che, al tempo, era davvero il luogo chiave per eccellenza e in cui i candidati presidenziali dovevano spendere decine di milioni di dollari.

Oggi, però, l’Ohio è difficilmente contendibile dai Democratici in un’elezione statale: ha un elevato numero di residenti di classe operaia bianca, uno strato di popolazione che riflette una visione tipicamente conservatrice. Alle ultime elezioni Donald Trump ha ottenuto i grandi elettori di questo Stato con un agile vantaggio di 8 punti.

Tim Ryan è un Democratico atipico. Quarantanovenne, da vent’anni saldamente deputato e sostenitore fin dal 2007 della Coalition for Prosperous America, organizzazione non-profit che si occupa di fare lobbismo su entrambi i partiti nel tentativo di avere esplicito supporto per la filiera produttiva americana, partendo dall’idea che il concetto di free trade per come concepito negli anni Novanta sia stato una disgrazia per l’economia statunitense.

I Democratici sono in un ciclo elettorale sfavorevole, in cui inflazione e temi economici sono visti dai maggiori indicatori come i punti principali che spingono la gente al voto. Molti esponenti del partito preferiscono costruire il loro consenso su temi civili – come la lotta alla sentenza della Corte Suprema che ha cancellato il diritto federale all’aborto – Ryan, invece, fa comizi aperti con i Metallica come entry-song, le felpe della Ohio State University e non schivando l’economia, bensì costruendo tutta la sua campagna con questa come stella polare.

La strategia dem per l’Ohio

In Ohio la paura della competitività economica proveniente dall’estero è molto forte, tanto che Hillary Clinton, alle presidenziali del 2016, ha deluso in tante contee definite solidamente Democratiche proprio perché il Partito qui viene associato a una visione internazionalista e non protettiva delle imprese locali.

Dal passaggio dell’accordo NAFTA nel 1994, che ha creato un’ampia zona di libero mercato tra Stati Uniti, Canada e Messico, 3.500 aziende hanno chiuso in Ohio e, nel distretto di provenienza del candidato Dem, i numeri sono tra i peggiori.

In una campagna elettorale con poco sostegno del Partito a livello finanziario, Ryan ha cercato di delineare un piano antitetico alle linee-guida di Washington per riprendersi il Mid-West: parlare con tono unificante e non divisivo, ritenendo gli abitanti dell’Ohio non solo poco polarizzati, ma addirittura stanchi di un’eccessiva acredine che distrugge la possibilità di accordi bipartisan al Congresso. Una polarizzazione che negli ultimi giorni è apparsa anche in alcune card social dem: “Choose, This or That che ricorda da vicino una campagna molto criticata durante le elezioni politiche italiane. Ryan inoltre ha pianificato un intervento massiccio del governo per contrastare il declino delle province, come nel caso di un accordo che porterebbe due fabbriche della Intel a Columbus.

In una linea molto critica verso il libero mercato si inserisce anche un forte disagio nei confronti della Cina, condiviso con lo stesso Trump. Quando gli viene fatto notare che le sue posizioni non sono così dissimili da quelle dell’ex presidente sul ruolo che gli Stati Uniti devono avere verso la potenza economica asiatica, Ryan risponde molto puntualmente che Trump è semplicemente un tizio che ha fatto propri temi di cui molte persone discutono da decenni, ribaltando la domanda e chiedendo se forse non sia proprio il Partito Repubblicano ad aver copiato quello che ha sempre detto lui. Poiché l’Ohio Stato in cui si è visto un veloce spostamento verso il nuovo GOP, Ryan è piuttosto attento a non criticare i votanti di Trump, bensì li corteggia, ritenendo che siano recuperabili se convinti da una classe politica seria che può riportare i loro temi al centro dell’agenda politica, quindi non una rappresentata dal suo avversario Vance.

A pochi giorni dalle elezioni il sito di analisi politica FiveThirtyEigh designa Vance davanti a Ryan di quasi tre punti, segno che probabilmente questo allontanamento sempre più ampio, nel corso della campagna, dalle linee di attacco principali dei Democratici non sarà bastato. Rimane un interessante argomento di discussione capire se questi temi sono parte di una campagna locale, atta a diminuire uno svantaggio sistemico del Partito Democratico in Ohio, ma non replicabili a livello federale, oppure se proprio da un parziale ripensamento di alcuni mantra economici possa ripartire l’attacco dei democratici al bacino di voti che oggi garantisce più competitività a livello nazionale ai Repubblicani.

*Articolo a cura di Marco Arvati, della redazione di Jefferson

Foto di copertina EPA/CJ GUNTHER

Ultime pubblicazioni