Stato dell’Unione: è tempo di una nuova leadership

Oggi la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha pronunciato il suo discorso sullo Stato dell’Unione annuale al Parlamento europeo di Strasburgo, probabilmente ignorato dalla gran parte dei cittadini europei, ma molto atteso dal mondo della politica, dagli esperti e dagli osservatori europei e internazionali. Questo è stato l’ultimo discorso prima delle prossime elezioni europee di giugno 2024, e come era prevedibile la Presidente ha prima di tutto illustrato i risultati del suo mandato per la realizzazione di un’Unione verde, digitale e geopolitica, rivendicando un tasso di successo del 90% rispetto agli impegni presi nel 2019.

Il bilancio della Commissione 2019-2024

Tra le pietre miliari, von der Leyen ha citato la risposta all’aggressione russa dell’Ucraina, la reazione alla competizione della Cina, soprattutto attraverso le iniziative per rendere l’Ue più indipendente nel settore delle materie prime e dei semi-conduttori, il Green Deal, l’avvio della transizione digitale, il Next Generation EU, le iniziative sull’uguaglianza di genere e contro la violenza sulle donne. Nel suo discorso, la Presidente ha parlato alle giovani generazioni, ha dedicato un commosso ricordo all’attivista e scrittrice ucraina Victoria Amelina uccisa dalle bombe russe a luglio scorso a Kramators’k, ha cercato più volte la sponda del Parlamento europeo per le future battaglie politiche e legislative.

Sono stati molti i temi affrontati, ma tre aspetti in particolare sono degni di nota per capire cosa si propone la Commissione europea per i prossimi 300 giorni che ci separano dalle elezioni, ma forse anche nella prossima legislatura se, come è sembrato dal tono e dall’orizzonte del suo discorso, Ursula von der Leyen dovesse ricandidarsi a guidare l’esecutivo europeo.

I tre punti chiave del programma von Der Leyen

Il primo riguarda il tono assertivo e le proposte in materia di competitività per contrastare l’offensiva economica e commerciale cinese. Tenendo fermo l’obiettivo della transizione ecologica, von der Leyen ha molto insistito sulla necessità di sostenere l’industria europea, in particolare quella tecnologica, ma anche il settore agricolo e manifatturiero, e di rafforzare il dialogo per un processo equo e giusto, valorizzando il ruolo degli attori sociali e aiutando le piccole e medie imprese semplificando le procedure europee e nazionali.

Ovviamente, questa strategia richiede anche sostanziosi investimenti comuni, a partire dalla piattaforma STEP per rafforzare la produzione delle tecnologie strategiche con un finanziamento potenziale di 160 miliardi di euro già lanciata dalla Commissione europea, ma soprattutto attraverso nuove risorse per il bilancio dell’Unione per le quali serve non soltanto il sostegno del Parlamento europeo, ma anche un difficile accordo tra gli Stati membri.

Spunta di nuovo il nome di Mario Draghi, al quale viene affidato un importante rapporto sul futuro della competitività europea. Le accuse rivolte alla Cina sono state durissime, e accompagnate dall’annuncio di un’investigazione sui sussidi ai veicoli elettrici per limitare la distorsione del mercato globale e tutelare il mercato europeo. L’Ue punta anche ad un rafforzamento delle alleanze in funzione anti-cinese, in particolare con Stati Uniti, Australia e Giappone, con nuovi accordi di libero scambio dall’America Latina all’Indo-Pacifico, e con il nuovo corridoio economico tra India, Medio Oriente e Europa firmato ai margini dei lavori del G20 a Nuova Delhi.

Il secondo riguarda la proiezione europea verso il vicinato sud, che la Presidente declina essenzialmente in due priorità. In primo luogo, ha riaffermato un approccio securitario europeo nella regione del Sahel, sottolineando la necessità di reagire all’instabilità segnata di recente dal colpo di Stato in Niger, alla crescente influenza russa e alla minaccia terroristica con la stessa unità d’intenti mostrata verso l’Ucraina. Ha anche annunciato, senza meglio specificarlo, un nuovo approccio strategico per l’Africa da presentare al prossimo vertice tra Ue e Unione Africana. In secondo luogo, ha sottolineato l’importanza della dimensione esterna del fenomeno migratorio, annunciando una conferenza per la lotta al traffico degli esseri umani e contemporaneamente elogiando il recente accordo con il governo autoritario di Tunisi, definendolo un modello per futuri partenariati. L’accordo, promosso insieme a Giorgia Meloni e al premier olandese Mark Rutte, è in realtà criticabile sotto molti profili, da quello dell’efficacia (con un picco di partenze dalla Tunisia registrato negli ultimi due mesi) a quello del rispetto dei diritti umani (in particolare con i respingimenti nel deserto tra Tunisia e Libia). Sul fronte interno, ha sollecitato la ratifica del Nuovo Patto per la Migrazione e l’Asilo e l’entrata di Bulgaria e Romania nello spazio Schengen.

Il terzo riguarda il cambio di passo sulla prospettiva dell’allargamento a Ucraina, Moldova, Balcani occidentali e potenzialmente Georgia, che viene rilanciato e definito come un interesse strategico dell’Unione. Sono lontani i tempi dell’incertezza sulla necessità di offrire una prospettiva europea ai paesi del vicinato est e della regione balcanica, e la Presidente stigmatizza l’approccio binario tra approfondimento e allargamento. Quest’ultimo può infatti diventare un catalizzatore di cambiamento per l’Unione, che va messa nelle condizioni di funzionare anche con più di 30 Stati membri. Per farlo, la Commissione condurrà un esame delle politiche di pre-allargamento per valutarne l’impatto anche dal punto di vista di bilancio, ma la Presidente non esclude un processo più radicale di modifica dei Trattati attraverso la convocazione di una convenzione.

L’esortazione finale di von der Leyen è stata quella di pensare in grande, ma le ricette che propone sembrano andare nella direzione di un’Europa che ancora fatica a trovare una sua autonomia dal punto di vista strategico e una collocazione internazionale efficace e sostenibile. Forse è tempo di un cambiamento anche di leadership.

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