Le conseguenze della sentenza che vieta l’aborto negli Stati Uniti

Con la sentenza sul caso Dobbs v Jackson Women’s Health Organization, annunciata il 24 giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rovesciato la sentenza Roe v. Wade con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l’aborto negli Usa sulla base del principio della privacy, e quindi della autodeterminazione in materia di riproduzione.  Una decisione attesa ma gravissima.

La conferma del parere Alito

Cosa è cambiato dalla bozza di parere del giudice Alito alla sentenza finale? Il parere del giudice della Corte Suprema Samuel Alito è praticamente invariato rispetto alla sua iniziale bozza di parere, pubblicata da Politico nel mese di maggio grazie a una fuga di notizie su cui ancora si sta indagando. Ha però aggiunto al suo parere originale una feroce confutazione dei dissidenti liberali della Corte e un colpo diretto al presidente della Corte John Roberts, l’unico giudice conservatore della Corte a schierarsi con i tre liberali, rendendo il voto finale di 5 a 4 nella decisione di abbattere la Roe e dare ai singoli Stati il via libera per vietare l’aborto. Roberts ha sostenuto che non era necessario porre fine alla Roe nella sua interezza e che invece si sarebbe potuto confermare il limite di 15 settimane all’aborto previsto nella legge del Mississippi.

Alito rimprovera a Roberts di aver tentato di trovare una “via di mezzo” nella controversa decisione, ribadendo che non ci sono motivi costituzionali per sostenere la legge in questione.

Il parere finale di Alito differisce dalla bozza anche perché aggiunge una confutazione al dissenso dei tre giudici liberali. I giudici Stephen Breyer, Sonia Sotomayor ed Elena Kagan hanno pronunciato una critica molto severa, rimproverando alla Corte di aver alterato l’ ‘equilibrio’ che la Roe aveva consolidato per quasi 50 anni tra il “rispetto della donna come essere autonomo” e la protezione della vita di un feto. Alito ha ribadito  che essi non hanno dimostrato l’esistenza di un diritto costituzionale all’aborto o non hanno identificato alcuna determinazione antecedente alla Roe che sostenga tale diritto. Alito ha anche respinto l’argomentazione secondo cui la Roe potrebbe essere difesa sulla base di precedenti giudiziari, poiché nessuno dei precedenti su cui si basava il caso “riguardava la distruzione di ciò che la Roe chiamava ‘vita potenziale’ “.

Il dissenso dei giudici liberali

I giudici liberali hanno sottolineato nel loro dissenso le potenziali conseguenze della decisione, come l’uso nuovo potere degli Stati di imporre sanzioni penali a chi pratica l’aborto o a chi lo richiede. Un altro argomento contro la visione liberale riguarda il non avere “alcun riguardo per l’interesse di uno Stato a proteggere la vita prenatale”, accusando i giudici , a proposito del limite temporale per l’aborto, di aver lodato il “bilanciamento” tra l’autonomia di una donna e l’interesse dello Stato a proteggere la vita di un feto. Alito ha invece sostenuto che una soglia di vitalità  fetale “non ha senso”.

La gravissima ricaduta della sentenza della Corte Suprema sarà sulla salute riproduttiva delle donne. Ricercatori di salute pubblica ed economisti avevano presentato alla Corte Suprema, prima della causa, prove che dimostrano come la limitazione dell’accesso all’aborto abbia conseguenze negative sia per le donne, che corrono un rischio maggiore di problemi di salute fisica e mentale quando viene loro negato l’aborto, sia per la salute dei bambini. “Tutto quello che potrei aggiungere a questo punto è quanto sia deludente vedere che l’opinione di maggioranza, come la bozza trapelata, ignora il fatto che ci sono solide prove scientifiche che questa decisione danneggerà le donne”, dice Caitlin Myers, un’economista del Middlebury College nel Vermont che ha studiato gli impatti finanziari della restrizione dell’aborto.

Le conseguenze della sentenza

Con l’annullamento della Roe v. Wade, il diritto all’aborto sarò ora lasciato alla decisione dei singoli Stati americani. Secondo il Guttmacher Institute, un’organizzazione di ricerca che sostiene i diritti dell’aborto, ventisei Stati vieteranno probabilmente l’aborto. In 13 di loro esistono già leggi che potrebbero entrare in vigore immediatamente. “Sappiamo dalle severe restrizioni in Stati come il Texas cosa succede quando l’accesso all’aborto viene limitato”, afferma Liza Fuentes, ricercatrice presso il Guttmacher Institute.

Una parte significativa delle persone che vogliono abortire ma non hanno accesso ai servizi, finirà per portare a termine la gravidanza. Le conseguenze di questa situazione sono state ampiamente documentate dalla ricerca. Uno dei report più completi che esamina gli effetti dell’accesso all’aborto è il Turnaway Study, uno studio che ha seguito circa 1.000 donne statunitensi per cinque anni dopo aver cercato di abortire. Coordinato dalla ricercatrice Diana Greene Foster, ricercatrice sulla salute riproduttiva presso l’Università della California, lo studio ha dimostrato che le donne a cui è stato negato l’aborto hanno maggiori probabilità di vivere in povertà rispetto a quelle che lo hanno ricevuto*.

Una delle conseguenze più immediate dell’abolizione della Roe per le persone che cercano di abortire è che molte dovranno percorrere distanze significative. Myers, che ha studiato questo aspetto, ha recentemente stimato che, entro pochi mesi dall’annullamento della Roe, il 54% delle donne statunitensi che cercano di abortire dovranno viaggiare più lontano di quanto avrebbero fatto in precedenza per raggiungere il luogo  più vicino per ottenere l’aborto. Per queste donne, la distanza di viaggio aumenterà da una media di circa 58 chilometri (36 miglia) a una media di circa 441 chilometri (274 miglia)**.

L’accesso all’aborto nel mondo

Un’altra potenziale conseguenza della limitazione dell’accesso all’aborto è che le persone potrebbero tentare di interrompere la gravidanza senza controllo clinico. Alcune lo faranno con i farmaci abortivi (che sono sicuri ed efficaci, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità).

La principale società scientifica ginecologica mondiale, la FIGO (The International Federation of Gynecology and Obstetrics) considera le scelte riproduttive, compreso l’accesso a servizi abortivi sicuri, uno strumento fondamentale e non negoziabile per garantire i diritti umani di ogni donna, non solo in una regione o in un Paese, ma a livello globale.

Quando l’aborto sicuro non è un’opzione praticabile, le donne che cercano di esercitare la loro scelta riproduttiva possono trovarsi di fronte a operatori non qualificati, spesso operanti in ambienti insalubri, o addirittura ricorrere a tentativi drastici e poco sicuri di auto-abortire.

La mancanza di accesso all’aborto sicuro fa sì che il 45% di tutti gli aborti a livello globale non sia sicuro. L’aborto non sicuro rimane un problema di salute pubblica catastrofico, responsabile fino al 13% della mortalità materna nel mondo, con centinaia di migliaia di sopravvissute che vivono con complicazioni a lungo termine, tra cui infertilità e dolore cronico. Possibile che la  Costituzione statunitense non contempli questi eventi?

*Foster, D. G. et al. Amer. J. Public Health 108, 407-413 (2018)

** Dati non pubblicati. Della stessa autrice vedi Myers, C. et al. Contraception 100, 367-373 (2019)

Foto di copertina EPA/MICHAEL REYNOLDS

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