I punti chiave per capire i primi sei mesi di guerra all’Ucraina

Il 24 agosto 1991 l’Ucraina dichiarava l’indipendenza dall’Unione Sovietica, sancita dal referendum popolare del 21 dicembre dello stesso anno, con il quale oltre il 90% degli elettori si pronunciò a favore dell’indipendenza.

L’anniversario, 31 anni dopo la storica separazione, oggi coincide con i sei mesi dall’invasione russa del 24 febbraio scorso. Una coincidenza che è lotta per la sopravvivenza dello Stato ucraino e resistenza, con le parole del presidente Zelesnky: “L’Ucraina si batterà fino alla fine contro l’aggressore russo e non farà alcuna concessione o compromesso con il nemico. Non cercheremo di arrivare a un’intesa con i terroristi. Per noi l’Ucraina è l’intera Ucraina: tutte le 25 regioni, senza alcuna concessione o compromesso”.

Il costo umano dall’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio 2022 è brutale. Secondo l’Onu la guerra ha provocato 13.477 vittime civili: 5.587 morti e 7.890 feriti e 9 mila soldati ucraini morti secondo i dati del governo ucraino. Secondo le stime del Pentagono, le vittime tra i militari russi sarebbero almeno 20 mila.

A sei mesi dall’inizio della guerra, sono sei punti chiave per capire la posizione di Russia e Ucraina nel conflitto e prevedere possibili sviluppi:

  1. Da un mese e mezzo si è stabilizzato il fronte. Le forze ucraine sono riuscite – anche grazie alle armi arrivate dall’occidente e in particolare dagli Stati Uniti, come i missili M142 HIMARS (High Mobility Artillery Rocket Systems) – a fermare l’invasione russa. Dopo Sieivierodonetsk e Lysychans’k l’esercito russo non ha preso più alcuna città, importante militarmente e strategicamente;
  2.  La controffensiva ucraina non è mai stata intesa come frontale dagli ucraini. La strategia è completamente diversa dall’approccio russo: bombardare ogni giorno tre o quattro punti di basi delle munizioni e depositi di armi. L’obiettivo è rallentare l’invasione, limitare le strutture logistiche e forzare i russi a portare i depositi delle armi fuori dal confine ucraino. Prima di iniziare la controffensiva la strategia punta a indebolire le forze armate russe sul territorio ucraino. Gli Stati Uniti contribuiranno con 3 miliardi di dollari– la tranche più consistente dall’inizio della guerra – nel giorno dell’indipendenza ucraina. Il pacchetto utilizza i fondi dell’Iniziativa di assistenza alla sicurezza dell’Ucraina (USAI) stanziati dal Congresso per consentire all’amministrazione Biden di procurarsi armi dall’industria piuttosto che prendere armi dalle scorte di armi statunitensi esistenti – scrive Reuters. Considerandola consistenza di questo aiuto, probabilmente la controffensiva ci sarà;
  3. In Crimea, dove è stata colpita una base di munizioni e 9 aerei militari russi il 9 e il 16 agosto, è stato rotto una sorta di tabù: è stato un colpo psicologico sia nei confronti delle forze armate russe ma anche per la popolazione russa. Abbiamo visto l’esodo dalla Crimea di villeggianti e turisti russi erano in vacanza in Crimea, il posto dove si sentivano sicuri: l’attacco ucraino ha dato il segnale che non c’è un posto irraggiungibile, anche perché la Crimea era rimasta, fino a quel momento, fuori dal raggio delle possibilità di azione per l’esercito ucraino;
  4. La situazione interna della Russia, con l’impatto delle sanzioni sull’economia e l’uccisione di Darya Dugina. Il padre, Aleksandr Dugin, è un ideologo e simboleggia la guerra contro l’Ucraina, insieme alla figlia. Dugina ha scritto il “Libro Z”, l’ideologia alla base dell’invasione dell’Ucraina. Una delle ipotesi vede come responsabili dell’attentato la cosiddetta “opposizione interna”, che avrebbe voluto mandare un messaggio direttamente a Putin;
  5. In questi mesi si è parlato di “arrendevolezza dell’occidente“, per sottolineare che il sostegno degli alleati, in particolare dei Paesi dell’Ue, si sarebbe progressivamente ridotto.  Attraverso la Nato, l’occidente ha avvertito della possibilità di una lunga guerra e che sarebbe stato a fianco dell’Ucraina. La decisione non è mai cambiata e nessun alleato sta forzando l’Ucraina per aderire a eventuali negoziati per il cessate il fuoco;
  6. I russi in qualche modo stanno capendo che sul fronte le cose non stanno andando come vorrebbero, perché sono arrivati a giugno alla loro potenzialità massima. La postura militare è più difensiva: si registrano infatti tentativi da parte russa di ricercare il negoziato. Quello che vorrebbe Putin è un cessate il fuoco, lasciare le truppe sul posto, demilitarizzare la zona del conflitto. L’Ucraina vorrebbe che la Russia lasciasse tutto il territorio. Nell’ultimo incontro con Erdogan, il presidente Zelesnky non ha contemplato la possibilità di un negoziato. Congelare lo status quo vorrebbe dire dare alla Russia l’opportunità di riorganizzarsi e riprendere l’offensiva tra qualche mese.

In copertina foto di EPA/ROMAN PILIPEY

Alla stesura di questo articolo ha contribuito Nona Mikhelidze con consulenza, supervisione e revisione del testo

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