Ricostruzione in Ucraina: considerare tutte le conseguenze della guerra

Il dibattito sulla ricostruzione in Ucraina è in corso dalle prime fasi dell’invasione russa. Questo costituisce un grande risultato per la comunità dei ricercatori sul post-conflitto che hanno sempre sottolineato l’importanza di affrontare il conflitto e il post-conflitto come uno spettro complesso, in cui le considerazioni sulla ripresa devono essere prese in esame fin dalle prime fasi.

L’Unione europea e i Paesi del G7 hanno già condotto numerosi incontri di discussione sulla ricostruzione dell’Ucraina. L’ultima iniziativa si è svolta a Londra il 21-22 giugno 2023, nell’ambito della serie di eventi dell’URC (Ukraine Recovery Conference). Uno dei temi principali discussi è stato l’impegno del settore privato nella ricostruzione. Gli investimenti privati, infatti, incontrano ancora molti ostacoli, primo fra tutti il rischio finanziario di essere coinvolti in un Paese in guerra. Il governo ucraino sta perciò cercando di introdurre le riforme necessarie, comprese le misure anticorruzione, e di implementare strumenti finanziari per migliorare la fiducia degli investitori nel Paese.

Il rischio di corruzione delle istituzioni ucraine è probabilmente uno dei maggiori rischi dell’approccio focalizzato sugli investimenti e sulla ricostruzione fisica. Nonostante gli enormi sforzi del governo di Zelensky, e il tentativo di implementare meccanismi di controllo da parte dei partner internazionali, infatti, non si può escludere che parte degli ingenti finanziamenti possa finire nelle tasche di pochi privati: l’esperienza dell’Afghanistan dimostra come questo possa compromettere seriamente la riuscita di un processo di ricostruzione post-conflitto e purtroppo alcuni episodi di corruzione a livello governativo che hanno portato alle dimissioni e al licenziamento di membri del governo nel gennaio 2023, invitano ad prendere tutte le precauzioni possibili.

L’approccio alla ricostruzione ucraina

Le lezioni degli ultimi vent’anni di missioni di ricostruzione post-conflitto suggeriscono di considerare tutte le conseguenze della guerra, non solo quelle meramente fisiche, nonostante queste siano di più facile identificazione e soluzione. La ricostruzione, infatti, dovrebbe essere concepita come un processo a lungo termine, che affronta i danni materiali e non materiali causati dal conflitto. Inoltre, dovrebbe essere “ampiamente intesa come un processo complesso, olistico e multidimensionale che comprende gli sforzi per migliorare simultaneamente le condizioni militari (ripristino della legge e dell’ordine), politiche (governance), economiche (riabilitazione e sviluppo) e sociali (giustizia e riconciliazione)”.

Nel contesto ucraino, ad esempio, uno degli elementi che possono destare preoccupazione in prospettiva di post-conflitto riguarda l’ingente crisi umanitaria in atto, con le vittime civili stimate dalle autorità ucraine tra i 33 mila e i 41 mila nel primo anno di guerra. Inoltre, secondo il portale di dati dell’UNHCR, si sono registrati oltre 5.977.000 rifugiati ucraini al 26 giugno 2023 in tutta Europa. Sul piano più strettamente legato alla sicurezza umana della popolazione, il proliferare di gruppi armati non statali e la grande disponibilità di armi anche presso la popolazione civile, a scopo difensivo, sono sicuramente potenziali minacce anche in prospettiva di lungo periodo.

Sarebbe auspicabile che l’Unione europea si facesse promotrice di programmi di disarmo, smobilitazione e reintegro (DDR), come già aveva fatto negli scorsi anni dopo gli scontri di Maidan e l’annessione russa della Crimea nel 2014. La grande disponibilità di armi sul terreno evidenzia anche la necessità di un processo di controllo delle small arms and light weapons (SALW), come sottolineato da Izumi Nakamitsu, sottosegretario generale delle Nazioni Unite e alto rappresentante per gli affari del disarmo. Non è necessario guardare troppo lontano per trovare degli esempi di quanto questo possa essere un rischio: Lo Small Arms Survey ha evidenziato che il conflitto del 2014 in Ucraina ha portato a una diffusa proliferazione di armi di piccolo calibro, armi leggere e munizioni.

Sfide future e opportunità

Benché ogni scenario di post-conflitto presenti sfide enormi, in Ucraina alcuni fattori sono favorevoli: le istituzioni governative sono ancora in carica e, con l’assistenza della comunità internazionale, continueranno a fornire servizi di base alla popolazione civile, cercando di ridurre al minimo le conseguenze immediate del conflitto e attuando al contempo progetti a lungo termine per ripristinare il sostentamento e il benessere della popolazione ucraina.

Un approccio alla ricostruzione fortemente incentrato sugli aspetti economici e fisici è probabilmente il più semplice da implementare, ma rischia di essere riduttivo e di non cogliere tutti gli altri aspetti del conflitto che possono provocare una situazione di instabilità nel lungo periodo. Per questo l’Ue e gli altri partner internazionali dovrebbero far tesoro delle esperienze del passato e adottare una prospettiva alla ricostruzione più olistica, che prenda in considerazione anche altri aspetti, come quelli legati alla sicurezza umana.

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