Papa Francesco e la strada perduta del multilaterismo

Chi ha spesso accusato Francesco di esser troppo vicino a Putin e alla Russia, volendone per questo screditare il messaggio, sarà senz’altro rimasto sorpreso quando il papa, allergico a qualsiasi manifestazione nazionalista, ha mostrato la bandiera ucraina proveniente da Bucha durante l’udienza generale nell’aula Paolo VI. Ma non solo: sull’invasione dell’Ucraina, Bergoglio non si è tirato indietro, parlando apertamente di “aggressione” e di “guerra”.

Le responsabilità del conflitto

Quanto sta accadendo da ormai più di un mese in Ucraina, del resto, rende papa Francesco ancor più deciso nella ricerca della pace, che va chiedendo dal 2014, anno in cui ha coniato la – purtroppo – fortunata espressione della “Terza guerra mondiale a pezzi”. Allo stesso tempo, però, la guerra alle porte dell’Europa ha spinto Bergoglio a mettere ognuno di fronte alle proprie responsabilità.

Lo ha fatto con la Russia, indirettamente, saltando a piè pari la terminologia della “operazione speciale” e dando all’aggressione contro l’Ucraina la definizione più adeguata: guerra. Lo ha fatto, inoltre, anche con il patriarca di Mosca Kirill, al quale il pontefice ha espresso la sua preoccupazione per una chiesa che continua a promuovere una certa commistione tra fede e politica, in grado di alimentare quella retorica che tuttora accompagna l’aggressione russa.

Nel suo esercizio di franchezza, comunque, Francesco non esclude neppure la comunità internazionale, ovvero l’Onu. Proprio alle Nazioni Unite si è rivolto il papa, evidenziandone l’impotenza di fronte al caos ucraino.

Putin-Francesco, strade diverse per un mondo nuovo

Lungi da porre sullo stesso piano Onu e Russia in termini di responsabilità, quello di Bergoglio è un grido di allarme per il multilateralismo, stella polare della geopolitica vaticana. Solo nel dialogo tra le parti è possibile operare per il raggiungimento della pace.

Proprio su questo si è rotto, forse definitivamente, il rapporto tra Francesco e Putin. Anche se per il papa la via della misericordia, sulla quale corre la sua visione geopolitica, non dà mai nessuna situazione per irrecuperabile o irreversibilmente compromessa, l’aggressione russa all’Ucraina è la negazione del multilateralismo e del dialogo.

Con Putin, Francesco ha condiviso e condivide la volontà di riformulare il paradigma su cui si fonda l’ordine globale. Ma se il presidente russo ha dimostrato di essere disposto a imbracciare le armi per dar vita a un nuovo sistema, il papa rifiuta categoricamente l’uso della forza e sostiene la necessità imprescindibile di dover costruire la pace attraverso un l’inclusione e la pluralità.
E lo ha ribadito anche nella sua recente visita a Malta: non la logica degli “Stati più potenti” o della “colonizzazione dei più potenti”, bensì la “convivialità delle differenze”.

Papa Francesco in Ucraina?

Il presidente Volodymyr Zelensky, da qualche settimana, ha già recapitato al papa la richiesta di far visita all’Ucraina, oltre a richiedere alla diplomazia della Santa Sede di intervenire per poter affrontare la gravissima crisi umanitaria che sta sconvolgendo il Paese.

Già dopo alcuni giorni dallo scoppio della guerra, papa Francesco ha inviato in Ucraina due cardinali: l’elemosiniere Konrad Krajewski e Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Un primo approccio che si è poi sviluppato in rapporti costanti tra Santa Sede e Ucraina che, a fine marzo, hanno portato al contatto tra Zelensky e Bergoglio.

Una mediazione diretta del Vaticano, al momento, risulta complicata. Non tanto per l’effettiva volontà delle parti, quanto per il ritmo altalenante e le ripetute frenate, brusche e improvvise, subite dai negoziati. La visita di papa Francesco in Ucraina, però, non è certamente da escludere. Sin dall’inizio del suo pontificato, Bergoglio ha voluto toccare con mano le ferite aperte del mondo: lo ha fatto a Lesbo e a Lampedusa, in Repubblica centrafricana e nella penisola coreana. A Kyiv, ha detto Zelensky, Francesco è l’ospite più atteso.

Foto di copertina ANSA/VATICAN MEDIA

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