Meloni all’Eliseo: prove di disgelo con la Francia

Certo l’incontro tra i capi dello Stato Emmanuel Macron e Sergio Mattarella, il 7 giugno al Louvre, è stato più caloroso e amichevole di quello del 20 giugno all’Eliseo tra il presidente della Repubblica francese e Giorgia Meloni. Ma l’importante era uscire dal circolo vizioso delle polemiche inconcludenti e rischiose, obiettivo che è stato raggiunto dalla missione parigina della presidente del consiglio. Missione double face, che ha avuto la sua motivazione ufficiale nel desiderio di sostenere la candidatura di Roma all’Expo 2030, ma che ha avuto il suo principale esito concreto nell’immagine di Macron-Meloni all’Eliseo.

I due leader si stringono la mano sforzandosi di sorridere a beneficio delle telecamere. Il feeling personale non c’è, ma la svolta politica sembra esserci stata: Italia e Francia non possono far altro che valorizzare il moltissimo che le unisce (a cominciare dai comuni interessi in ambito europeo), togliendo di mezzo o nascondendo sotto il tappeto gli intoppi al loro dialogo.

Cosa unisce e cosa divide

Su due punti la relazione Macron-Meloni è chiara, solida e costruttiva: Ucraina e revisione del Patto di stabilità comunitario. Dunque il loro incontro all’Eliseo, il primo a essersi svolto in una sede istituzionale francese o italiana, è stato anche una tappa verso il Consiglio europeo di fine mese, che vedrà i due leader affermare posizioni analoghe sull’avvenire del patto di stabilità. Un valore aggiunto che potrà avere il proprio peso di fronte alla Germania. L’imminente vertice dell’Unione sarà dunque la cartina al tornasole per verificare i risultati del colloquio all’Eliseo.

Su due punti tra loro connessi – immigrazione e Nordafrica – Italia a Francia hanno ancora molto da lavorare per giungere a un’intesa e a un’azione comune. La questione migratoria è la vera e propria mina vagante della relazione Macron-Meloni. Lo è per l’evidente gravità del problema e perché, nell’arrivare in Italia, moltissimi migranti sperano poi di raggiungere la Francia. Di qui l’aumento, che continua da anni in barba a Schengen, dei controlli francesi alla frontiera. Di qui anche gli attacchi di alcuni membri del governo macronista. Il 2022 è finito con le polemiche sull’Ocean Viking, approdata a Tolone, e il 2023 è cominciato con le critiche del ministro francese dell’Interno, Gérald Darmanin, a Giorgia Meloni e al suo governo. Il problema di Macron è anche di politica interna: teme che il miglioramento delle relazioni Parigi-Roma possa favorire un futuro «sdoganamento politico» di Marine Le Pen e del suo Rassemblement National.

Un’amicizia inevitabile

Quanto alle relazioni con i Paesi dell’Africa Mediterranea – dal Marocco all’Egitto, passando per Algeria, Tunisia e Libia – ci sono frizioni, diverse ambizioni e speranze talvolta contrastanti da parte di Italia e Francia. Oggi l’urgenza è quella della Tunisia, terra che Parigi vede con particolare attenzione. Poi c’è Tripoli. Negli ultimi anni gli sforzi per normalizzare la Libia hanno visto più volte le scelte francesi irritare diversi governi italiani di vario segno politico. Davanti a Tunisia e Libia, i due Stati nordafricani da cui partono i migranti verso l’Italia, Emmanuel Macron e Giorgia Meloni sono ancora in difficoltà nel trovare (e talvolta persino nel cercare) una vera intesa.

Sull’altro “piatto” della bilancia, quello favorevole all’intensificazione del rapporto italo-francese, c’è un peso enormemente maggiore di quello che grava sul “piatto” dei problemi. C’è il peso di relazioni commerciali, finanziarie, economiche, scientifiche, culturali e soprattutto umane che si intensificano anno dopo anno indipendentemente dai leaders che si alternano al potere. C’è un ruolo che i due paesi hanno interesse a svolgere insieme nelle istituzioni europee e nelle organizzazioni internazionali. Ci sono anche persone che nei momenti più delicati hanno la volontà e i mezzi per smussare gli angoli e favorire il dialogo.

Il 20 giugno, mentre Giorgia Meloni era in viaggio per Parigi, la ministra francese degli Esteri (ed ex ambasciatrice a Roma) Catherine Colonna era alla tv a parlare delle ragioni per cui Francia e Italia devono andare avanti mano nella mano. Il presidente Mattarella ha colto il 6-7 giugno l’occasione dell’inaugurazione della (bellissima) esposizione «Napoli al Louvre» per evitare il dérapage delle polemiche dopo gli attacchi di Darmanin all’Italia. I problemi ci sono. I mezzi per risolverli pure.

Foto di copertina EPA/FILIPPO ATTILI / CHIGI PALACE PRESS OFFICE

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