Sembra che all’ex Presidente russo Medvedev non sia stato affidato altro incarico che quello di minacciare l’uso dell’arma nucleare nel contesto della guerra in Ucraina: è dall’inizio del conflitto che non cessa di abbaiare e impaurire il mondo evocando tale terribile opzione. Da ultimo, ha dichiarato che Kyiv potrebbe essere trasformata in “una macchia grigia fusa” se venissero meno le restrizioni sull’uso delle armi fornite dall’Occidente. È difficile pensare a una minaccia più esplicita. Anche se Medvedev non ha in mano le chiavi della politica strategica russa, egli riveste un incarico di relativo rilievo nella nomenklatura moscovita essendo il numero due di Putin in seno al Consiglio di Sicurezza della Federazione.
Visto il suo trascorso politico ed internazionale, egli non può non sapere che le sue esternazioni costituiscono una violazione delle norme internazionali. La norma più basilare infranta, come rilevato anche dalla Presidente Meloni nel suo recente intervento all’ONU, è la stessa Carta delle Nazioni Unite, che all’articolo 2 proibisce l’uso e la minaccia dell’uso della forza contro l’integrità territoriale di un altro stato membro dell’ONU. La Carta non parla espressamente di armi nucleari, che al momento della creazione dell’ONU non esistevano, ma non è in dubbio che la proibizione citata si estenda anche alla minaccia nucleare. Ancora più esplicita, per quanto si riferisce alla Russia, è la violazione del cosiddetto Memorandum di Budapest del 1994 (registrato come documento ufficiale dell’ONU) con cui Mosca si fece addirittura garante, assieme a Usa e Regno Unito, dell’integrità territoriale e indipendenza politica dell’Ucraina in cambio della rinuncia di quest’ultima alle armi nucleari dell’ex Unione Sovietica dislocate sul proprio territorio.
Medvedev non può ignorare, inoltre, che il suo paese, insieme agli altri quattro stati cui viene concesso di possedere l’ arma nucleare (Cina, Francia,Regno Unito, Usa), i cosiddetti N5, si impegnò nel 1995 a non impiegare l’arma nucleare contro quegli stati che avevano rinunciato all’arma atomica ai sensi del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP). Tra questi figura anche l’Ucraina che, al momento dell’indipendenza, accettò, su insistenza della Russia e degli stessi occidentali (i quali allora collaboravano amichevolmente con Mosca), di rinunciare alle armi nucleari che si trovano sul proprio territorio in cambio della garanzia che essa non sarebbe stata attaccata con armi nucleari.
Le minacce di Medvedev di “asfaltare” un’intera capitale rappresentano quindi una doppia violazione: quella della Carta dell’Onu e quella del diritto umanitario. La comunità internazionale non può tollerare che la Russia, oltre a impiegare la forza contro l’Ucraina, ricorra anche alla minaccia nucleare, anch’essa una forma di impiego nucleare. È appena stata inaugurata la 79ma sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU. L’Europa deve cogliere l’occasione per riaffermare con forza durante questa sessione l’inammissibilità dell’uso e della minaccia dell’uso dell’arma nucleare nella guerra in Ucraina e per promuovere una condanna collettiva delle minacce nucleari che sono state effettuate in tale contesto.