Alla fine del 2022 il programma Tempest, in precedenza avviato da Regno Unito e Italia per lo sviluppo di un velivolo da combattimento di sesta generazione, si è trasformato in un’iniziativa trilaterale con l’ingresso del Giappone, dando vita al Global Combat Air Programme (Gcap). L’ingresso di Tokyo è stato significativo in considerazione della sua capacità finanziaria, dell’allineamento tecnologico e dell’esperienza condivisa nel programma F-35 cui partecipano anche Londra e Roma. Al contrario, l’uscita della Svezia è stata influenzata dalla sua preferenza per lo sviluppo di velivoli senza pilota complementari al Gripen, anziché impegnarsi in una piattaforma con equipaggio completamente nuova. L’emergere del Gcap come iniziativa congiunta tra Regno Unito, Italia e Giappone ha di fatto escluso qualsiasi futura fusione con il programma Future Combat Air System condotto da Francia, Germania e Spagna, data la divergenza nei requisiti militari, nelle strutture di governance e nelle priorità industriali.
Il Gcap ha ampie implicazioni geopolitiche, in particolare nel plasmare le dinamiche trilaterali tra Regno Unito, Italia e Giappone. Mentre i primi due stati condividono l’appartenenza alla Nato, il crescente allineamento del Giappone con l’Alleanza atlantica e il rafforzamento dei legami bilaterali con entrambi i Paesi riflettono l’importanza sempre maggiore della cooperazione sulla sicurezza nell’Indo-Pacifico. Il programma richiede compatibilità con gli standard Nato integrando allo stesso tempo i requisiti specifici dei suoi soci fondatori, aggiungendo così ulteriore complessità alla sua gestione.
Anche le differenze culturali e geografiche rappresentano una sfida. A differenza delle precedenti collaborazioni europee, la cooperazione sul Gcap si estende su due continenti; ciò rende necessario un efficace coordinamento nonostante le diverse prassi industriali e prospettive strategiche. Una possibile soluzione è la decentralizzazione della produzione su più siti, per aumentare la resilienza e ridurre le vulnerabilità della catena di approvvigionamento, una delle lezioni apprese dai problemi causati dal conflitto tra Russia e Ucraina. Il Gcap ha portato alla maturazione di relazioni bilaterali più solide, in particolare tra Italia e Giappone che prima di questa iniziativa avevano una limitata cooperazione nell’ambito della difesa. Roma e Londra vantano una lunga storia di progetti congiunti, supportati da aziende con una presenza in entrambi i Paesi come Leonardo e Mbda, mentre la partecipazione del Giappone segna un cambiamento strategico nell’approccio nipponico alla collaborazione internazionale nella difesa. Il rafforzamento di questi legami evidenzia l’importanza del Gcap non solo per lo sviluppo di un caccia di nuova generazione, ma anche per il ruolo di Regno Unito, Italia e Giappone come attori chiave nel plasmare il futuro delle capacità nel combattimento aereo.
L’impegno dell’Italia nel Gcap è solido e coinvolge governo, forze armate e industria. Nonostante il generale scetticismo dell’opinione pubblica interna sulle spese militari, il governo di Giorgia Meloni ha investito un significativo capitale politico nell’iniziativa. Il ministro della Difesa Guido Crosetto si è distinto come un sostenitore convinto, e sia l’Aeronautica Militare che l’industria dell’aerospazio e difesa hanno promosso attivamente il programma.
I documenti strategici della Difesa sottolineano l’importanza del Gcap. Le Linee di indirizzo 2022 del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare evidenziano come le capacità di combattimento aereo di nuova generazione siano un elemento cruciale per le operazioni multidominio. L’Atto di indirizzo 2025-2027 del Ministero della Difesa considera il Gcap un’opportunità per stimolare investimenti in ricerca e tecnologia. Il Documento programmatico pluriennale (Dpp) 2024-2026, che definisce le priorità strategiche dell’Italia, assegna 8,9 miliardi di euro al Gcap fino al 2050, sottolineandone il ruolo nel rafforzamento delle capacità militari italiane.
A differenza del divisivo programma F-35, il Gcap ha finora incontrato una minima opposizione politica in Italia, in parte grazie all’assenza di un coinvolgimento degli Stati Uniti, il che garantisce all’Italia una maggiore autonomia operativa e tecnologica. Roma ha ottenuto una partecipazione paritaria del 33,3 per cento nel Gcap, come Regno Unito e Giappone, assicurandosi benefici industriali ben superiori a quelli ottenuti con l’F-35. Il ministro Crosetto ha fatto della partnership paritaria una priorità, rafforzando la posizione dell’Italia all’interno del programma.
Roma continua a considerare Londra un partner europeo chiave nella difesa, partnership oggi rafforzata dalla visione più positiva dell’UE da parte del governo laburista britannico. L’inclusione del Giappone nel Gcap rappresenta invece un’ulteriore novità nei partenariati dell’Italia in questo ambito. Il principale focus geopolitico di Roma rimane il cosiddetto Mediterraneo allargato, ma il coinvolgimento di Tokyo nel Gcap amplia la sua prospettiva strategica verso l’Indo-Pacifico. Tale ampliamento viene rafforzato con una maggiore cooperazione militare interregionale, inclusa la partecipazione dell’Italia nell’esercitazione Rising Sun 2024 in Giappone. La natura tripartita del Gcap inoltre supporta indirettamente l’interesse crescente della Nato per la cooperazione nell’Indo-Pacifico e contribuisce ad avvicinare Tokyo all’Europa nel settore della difesa, come sottolineato anche dal nuovo status di osservatore del Giappone nel progetto Eurodrone.
Da una prospettiva militare, il Dpp sottolinea la necessità per l’Italia di sostenere autonomamente conflitti ad alta intensità. La guerra in Ucraina ha aumentato la necessità di un mix di capacità militari alto-basso in termini sia di livello tecnologico che di assetti militari; il Gcap rappresenta la componente alta della gamma. L’Aeronautica Militare prevede che il Gcap sia il fulcro di un sistema di sistemi, che integra diversi assetti collegati in rete, tra cui i velivoli da combattimento senza equipaggio (Uncrewed Combat Air Systems, Ucas) e armamenti come i missili per migliorare le capacità operative. Il programma rappresenta un salto in avanti nelle tecnologie dirompenti e richiede una stretta collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti: militari, industriali, università e centri di ricerca.
Il Gcap sarà complementare per un certo periodo alle piattaforme in servizio quali Eurofighter e F-35, mentre nel lungo periodo sostituirà la prima. L’Italia ha acquistato un totale di 118 Eurofighter, comprese le nuove varianti della Tranche 4 da poco ordinate, che rimarranno in servizio fino agli anni ’60 di questo secolo e saranno interoperabili con il Gcap. La flotta italiana di F-35 è in espansione, con piani per operare un totale di 115 aerei, aumentando la padronanza italiana delle tattiche basate sulla bassa osservabilità. Intorno al 2040, l’Aeronautica Militare probabilmente opererà oltre 180 tra F-35 e Eurofighter aggiornati, in concomitanza con l’introduzione del Gcap, consolidando la sua posizione come una delle forze aeree più avanzate d’Europa. Tuttavia, l’Italia è indietro rispetto agli Ucas, un divario che il Gcap potrebbe aiutare a colmare attraverso lo sviluppo dei sistemi ausiliari della piattaforma principale.
Sul fronte industriale, il Gcap presenta importanti opportunità per l’industria dell’aerospazio e difesa italiana, in particolare per Leonardo (Lead Systems Integrator, Lsi), per Avio Aero e Elt Group (Lead Sub-Systems Integrator, Lssi), ma anche per Mbda Italia e per l’intera filiera, comprese le piccole e medie imprese (Pmi), gli istituti di ricerca e le università. Persistono tuttavia delle sfide strutturali, tra cui i limitati investimenti nei settori chiave e la riluttanza di alcuni soggetti civili a impegnarsi in un progetto avanzato e altamente classificato come il Gcap. Il programma potrebbe favorire significativi progressi tecnologici ad ampio spettro e richiede una vasta mobilitazione industriale. Il Ministero della Difesa italiano ha lanciato la Gcap Acceleration Initiative nell’aprile 2023 per promuovere l’innovazione, sfruttando la collaborazione tra industria, università ed enti di ricerca.
Il settore aerospaziale italiano ha mantenuto nel corso dei decenni competenze nel design di aerei militari, ma il Gcap rappresenta un salto significativo. Nonostante il programma Eurofighter abbia fornito un’esperienza importante in termini di design authority, l’Italia ha avuto un ruolo secondario rispetto alla Germania e al Regno Unito. Successivamente, il limitato trasferimento di tecnologia e la presenza di “black box” nel programma F-35 hanno frustrato gli attori italiani. Al contrario, l’impegno del Gcap per un accesso paritario alla tecnologia si allinea con l’insistenza dell’Italia sulla sovranità operativa. Garantire un sistema completamente aperto e condividere tecnologie critiche sarà fondamentale per il successo del programma. Attraverso l’ottenimento di una ripartizione equilibrata del lavoro in termini di qualità e quantità, l’Italia punta a massimizzare i benefici strategici e industriali provenienti dal Gcap. In questo contesto, i principi di Freedom of Action (FoA) e Freedom of Modification (FoM) sono fondamentali per ciascuno dei tre Paesi partner al fine di mantenere la sovranità tecnologica e operativa tramite la completa capacità nazionale di operare e modificare la piattaforma e le sue componenti.