La sintesi della “coalizione semaforo” per governare la Germania

Semaforo verde per la coalizione semaforo: questo gioco di parole riassume la conclusione delle trattative tra socialdemocratici, liberali e verdi per la formazione del nuovo governo tedesco. Olaf Scholz è riuscito a fugare tutti i dubbi circa la possibilità di mettere assieme tre partiti che presentano profonde differenze sia relativamente alle piattaforme politiche che ai valori ispiratori.

La caratteristica principale di questo nuovo governo è il bilanciamento delle forze, con una forte rappresentatività attribuita a verdi e liberali e una presa in carico da parte dei leader dei partiti stessi dei compiti più importanti: è così per i liberali, con Christian Lindner che assume la guida delle Finanze, come anche per i verdi, con Annalena Baerbock agli Esteri e Robert Habeck, il ministero dell’Economia, che assume anche la responsabilità del dossier climatico. Ciascuno dei partiti minori della coalizione ha dunque un ministero di bandiera attraverso cui portare avanti le proprie campagne identitarie, lasciando a Scholz il compito della sintesi.

“Osare per un maggiore progresso”
Non bisogna però guardare, almeno nelle premesse, al governo Scholz come al semplice tentativo di tenere assieme tre forze con i rispettivi pesi elettorali. Il programma socialdemocratico sembra infatti mirare a una riforma più profonda degli assetti economici e sociali per adeguare la Germania alle nuove sfide, ma anche alla nuova domanda di politica. Questo spiega il titolo del programma di governo, “osare per un maggiore progresso”, che occhieggia allo storico “osare più democrazia” di Willy Brandt. Il programma spiega anche la volontà di rispettare, al netto di tutte le difficoltà che questo ha comportato, il principio della parità di genere nella composizione dell’esecutivo.

Il nuovo corso politico, per il momento solo immaginato, del cancellierato Scholz può essere riassunto nell’allontanamento dal pragmatismo che aveva rappresentato la cifra del cancellierato Merkel. Se nel quindicennio della Kanzlerin la Cdu aveva mantenuto la leadership sovrapponendosi e appropriandosi dei programmi e delle istanze degli altri partiti, con Scholz sembra esserci l’intenzione di rispettare gli spazi identitari dei partiti (ipotesi che appare confermata dall’attribuzione dei ministeri). La capacità dei partiti di coesistere costruttivamente all’interno della coalizione è dunque demandata alla visione strategica dei rispettivi leader, per i quali un fallimento del governo sarebbe anche un fallimento personale.

Un momento storico complesso
Sarà molto interessante comprendere la linea di politica estera del nuovo governo, soprattutto con particolare riferimento al rapporto con gli altri attori globali. Se sui temi europei è possibile immaginare una buona capacità di Scholz di operare una sintesi interna e di promuovere un’azione costruttiva in sede comunitaria – abilità che ha dimostrato nella sua ultima attività ministeriale al dicastero delle Finanze -,  su quelli globali resta da comprendere se il nuovo corso politico si tradurrà anche in un cambio di rotta.

Il governo giunge al varo in un momento complesso, in cui la crisi al confine polacco si somma a una crescente pressione russa in Ucraina. La Germania e, in particolare, i socialdemocratici tedeschi sono sempre stati molto comprensivi e disponibili verso la Russia: resta però da comprendere se continuerà una politica come quella portata avanti in passato da Gerhard Schröder e, successivamente, dal ministro degli Esteri dei governi Merkel e attuale presidente federale Frank-Walter Steinmeier.

Pur confortato da una ritrovata sintonia con l’amministrazione Biden, il governo tedesco dovrà inoltre affrontare il cambiamento dei rapporti con la Cina. Favoriti negli anni passati dal neo-mercantilismo tedesco, questi rapporti ora scontano la crescente dipendenza dell’industria tedesca dal mercato cinese e il disallineamento su alcuni dossier centrali come quello sulla tutela delle imprese strategiche e della proprietà intellettuale.

Le sfide interne e internazionali
Il nuovo governo di Berlino entra dunque in campo in un contesto caratterizzato da forti problematicità interne, legate in particolare alla ripresa della pandemia, e internazionali. Sotto questo secondo versante sarà interessante vedere l’equilibrio che si dovrà creare tra Scholz e la ministra degli Esteri Baerbock: i due guardano alle relazioni internazionali con una lente valoriale e con un approccio pratico tendenzialmente diversi.

A rendere le cose più complicate potrebbe essere anche l’interesse di Baerbock, le cui quotazione appaiono in questo momento in discesa rispetto a quelle di Habeck, ad accentuare il suo interventismo sui temi internazionali e di sfidare il tradizionale pragmatismo socialdemocratico in politica estera. Sembra però che uno scenario come quello che aveva visto, nei primi Duemila, il logoramento del governo Schröder proprio a causa delle divergenze con i verdi sui temi internazionali, sia poco probabile, sia per l’ansia di quest’ultimo di governare sia per il combinato di sfide interne e internazionali che spinge verso una maggiore coesione della coalizione.

Foto di copertina EPA/CLEMENS BILAN

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