Per gli Emirati Arabi Uniti (Eau), l’Expo di Dubai è una vetrina internazionale che si apre proprio nel cinquantesimo anno dalla nascita della federazione. Ma l’Esposizione universale si sta innanzitutto trasformando nella vetrina della nuova politica estera emiratina: meno polarizzata e militarmente assertiva, più orientata alla diplomazia economica e culturale. Ciò non significa arretrare sul piano delle capacità di difesa: fra i molti accordi siglati dagli Emirati, proprio a Expo, durante la recente visita del presidente francese Emmanuel Macron spicca l’acquisto di 80 Rafale (elicotteri da combattimento). L’istantanea del nuovo corso è però la firma, il 22 novembre scorso, dell’accordo tra Emirati, Israele e Giordania sulle energie rinnovabili: mediato da Abu Dhabi e siglato proprio a Expo, alla presenza dell’inviato Usa per il clima John Kerry.
Per gli emiratini è un ritorno al passato: prima della “Piccola Sparta” militare, fu il soft power la prima forma di influenza strategica nella regione. D’altronde, il tema scelto per Expo Dubai 2020, “Connecting Minds, Creating the Future” dà il senso dello zeitgeist che – almeno a parole – orienta oggi le scelte di Abu Dhabi: davanti al disimpegno di Washington per l’arena mediorientale e le incertezze del mondo pandemico, gli Emirati mettono al primo posto l’economia. Dunque, se la politica estera ha come primo obiettivo “servire l’economia”, come recita il documento governativo “The Principles of the 50” che dovrebbe ispirare l’agire politico della federazione, c’è molto meno spazio per polarizzazioni identitarie e rivalità aperte. Insomma, non è più questa la stagione per il ‘colpo su colpo’ della politica ‘a somma zero’.
Le “geometrie di Abramo”
Se gli “Accordi di Abramo” del 2020, con i quali gli Eau hanno normalizzato le relazioni diplomatiche con Israele, sono apparsi come un game-changer, adesso le nuove geometrie di potere mediorientali diventano realtà. Lo si è visto proprio a Expo, con la firma dell’accordo tripartito sulle rinnovabili. Infatti, una compagnia emiratina costruirà un impianto solare in Giordania: l’elettricità prodotta alimenterà Israele, un impianto di desalinizzazione in Israele rifornirà invece la Giordania per fronteggiarne la cronica carenza idrica.
Senza relazioni diplomatiche con Israele, gli Emirati non avrebbero potuto mediare questo accordo. Ed è esattamente questo il punto: tramite gli “Accordi di Abramo” gli Eau hanno guadagnato un vantaggio strategico nei confronti del Qatar – che non ha relazioni ufficiali con Tel Aviv – ma soprattutto dell’Arabia Saudita, che pure approva la svolta regionale emiratina e intrattiene relazioni informali con gli israeliani. Le indiscrezioni riportate dalla stampa regionale sul fatto che il regno saudita avrebbe cercato di bloccare l’accordo sulle rinnovabili, confermano quanto Riad tema di rimanere ai margini della partita geopolitica del nuovo Medio Oriente.
Con Iran, Turchia (e Siria) è l’ora della de-escalation
La ricalibrazione della politica estera degli Eau è tangibile nei rapporti con Iran e Turchia. Anche in questo caso, la sterzata strategica passa per la città di Dubai, nelle settimane di Expo.
Il 24 novembre, proprio a Dubai, il vice ministro degli Esteri iraniano e capo negoziatore nucleare Ali Bagheri Kani ha incontrato il ministro di stato agli Esteri degli Emirati, Khalifa Shaheen, nonché l’ex ministro Anwar Gargash, oggi consigliere diplomatico del presidente emiratino. Al centro dell’incontro le relazioni economico-commerciali tra i due Paesi. Gli Emirati hanno confermato che una delegazione di alto livello visiterà presto Teheran: “Ci siamo accordati per aprire un nuovo capitolo”, ha affermato Bagheri Kani.
Ancor più importante è la svolta nei confronti di Ankara: la rivalità fra emiratini e turchi ha segnato – e in parte continuerà a farlo – la politica mediorientale degli ultimi anni. Ora, il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed Al Nahyan (MbZ) e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si parlano, si incontrano e firmano nuovi accordi. Durante la visita di MbZ ad Ankara lo scorso 24 novembre, gli Eau hanno annunciato un fondo per gli investimenti in Turchia: 10 miliardi di dollari destinati a energia, cibo e salute perché due “economie dinamiche” offrono opportunità reciproche. Prima della visita dell’emiro nella capitale turca, era stato l’emiro di Dubai e primo ministro della federazione, Mohammed bin Rashid Al Makhtoum, a visitare il padiglione Turchia di Expo perché “gli eventi globali rafforzano le relazioni bilaterali tra nazioni”.
Gli Eau stanno giocando a tutto campo contravvenendo, talvolta, agli auspici di Washington. Stati Uniti ed Emirati concordano sulla gestione dell’ultima crisi in Sudan, chiedendo il ripristino del governo a guida civile. Ma non si può dire altrettanto del dossier Siria. Dopo tre anni di riavvicinamento, il ministro degli Esteri emiratino Abdullah bin Zayed Al Nahyan ha visitato Damasco e Assad, parlando di cooperazione bilaterale: il ritorno della Siria nella Lega Araba sarebbe vicino.
“Italia partner affidabile”
Infine, c’è il capitolo delle relazioni tra Emirati e Italia, che hanno vissuto giorni difficili dopo la revoca, nel gennaio 2021, delle licenze all’esportazione di armi verso la federazione, a causa del conflitto in Yemen (da cui i militari emiratini si sono ufficialmente ritirati nel 2019). Da parte italiana, ci sono segnali di ricucitura politica: il 3 agosto, la commissione Affari esteri e comunitari della Camera ha espresso una “valutazione favorevole” al superamento delle “misure restrittive” assunte nei confronti di Abu Dhabi, citando il suo riposizionamento in politica estera.
Proprio da Expo Dubai il ritorno al sereno sembra possibile. Molto importante la recente missione della viceministra agli esteri Marina Sereni e gli eventi organizzati presso il Padiglione Italia per la “Giornata della Tolleranza”. L’Italia è un “partner affidabile” e c’è un’“amicizia profonda”, ha dichiarato il ministro emiratino della tolleranza il 24 novembre, durante l’Italian National Day a Expo. Pochi giorni prima, d’altronde, Leonardo era stato tra i protagonisti del Dubai Airshow 2021, la fiera biennale del settore aerospaziale. L’anno dell’Expo come occasione, dunque, per rilanciare il volto più diplomatico degli Eau.
Foto di copertina EPA/ALI HAIDER