La destra austriaca: partito di lotta e di governo

Le elezioni regionali del 23 aprile nel Land Salisburgo hanno fatto registrare un nuovo successo del partito di estrema destra FPOe, che con un incremento del 7% ha conquistato la seconda posizione e si è candidato a partner quasi paritario con i Popolari (OeVP) in una futura coalizione. Le trattative iniziate il 3 maggio dovrebbero concludersi entro fine maggio o inizio giugno, ma la formazione di una ‘giunta nera-blu’ viene data per scontata.

Questa terza alleanza a livello regionale con l’OeVP, dopo l’Alta Austria e (dal marzo scorso) la Bassa Austria, costituisce per l’FPOe un nuovo passo nella sua marcia verso il potere a livello federale, alimentando la speranza del suo attuale leader Herbert Kickl in una vittoria alle elezioni parlamentari del 2024, che lo incoronerebbe Cancelliere.

Il panorama politico austriaco

Il partito “libertario”, nato dopo la guerra come ricettacolo di nostalgici del nazismo e oggi vicino all’AfD tedesca, l’RN di Marine Le Pen, la Fidesz di Orban e la Lega, sta realizzando un impressionante comeback dopo il crollo dovuto allo scandalo “Ibiza” del 2019: la pubblicazione di un imbarazzante video su un lungo dialogo, risalente al 2017, fra il suo leader di allora, Heinz-Christian Strache, e una finta oligarca russa aveva causato non solo l’estromissione dello stesso Strache dal governo e dal partito, ma anche un calo dell’FPOe dal 26% delle elezioni del 2017 al 16% di quelle del settembre 2019.

Ne avevano beneficiato i Social-democratici di Pamela Rendi-Wagner, tornati nei sondaggi ad essere il primo partito nel 2021-22, con una punta del 30% intorno alla metà del 2022. Il successivo scandalo che travolse il giovane cancelliere Sebastian Kurz e fece scendere i consensi dell’OeVP in un anno dal 40 al 25%, e ora al 21-23%, consolidò temporaneamente il primato dei social-democratici. Fino alla flessione degli ultimi sei mesi.

Oggi il panorama delineato dai sondaggi è radicalmente cambiato. L’FPOe è con il 28% il primo partito, con un distacco del 4-5% sui social-democratici e del 5-7% sui popolari (rimasti alla guida del governo dopo l’ostracismo di Kurz). Il partito del cancelliere Nehammer, che Kurz aveva portato al 38% alle elezioni del 2019, è a capo di una coalizione con i verdi avente una base elettorale ridotta al 30-35%. Una alleanza FPOe-OeVP (destra-centro) avrebbe invece buone probabilità di raggiungere alle prossime elezioni la maggioranza assoluta.

Questo spostamento dei consensi verso un partito populista, anti-europeista e filorusso è in primo luogo, come in tanti altri paesi, una reazione al flusso inarrestabile di migranti irregolari. Una reazione egoista piuttosto che razzista: il generoso stato assistenziale austriaco farebbe da magnete (si parla, come in Germania, di “migrazione verso lo stato sociale”), e i vari sussidi peserebbero troppo sul bilancio statale imponendo tagli in altri settori.

Altri fattori – e anche qui il caso austriaco non ha nulla di originale – sono la frustrazione delle categorie di contribuenti meno abbienti, colpite dal caro-energia e dall’inflazione, la sponda offerta dall’FPOe ai no-vax e altri agitatori anti-establishment, l’effetto moltiplicatore fornito dai social media agli haters e alla propaganda filo-russa e anti-Bruxelles. E infine l’illusione, secondo il proverbio tedesco, che “scope nuove spazzano meglio”.

Kickl cancelliere?

Il modo polemico di fare opposizione ha acquisito particolare virulenza con l’attuale leader, Herbert Kickl. Nel governo di centro-destra formato nel 2017 questi era stato uno scomodo ministro dell’Interno; nel 2019, approfittando dello scandalo Ibiza, Kurz lo licenziò, e lui fece cadere il governo. Kickl si distingue regolarmente per la durezza e a volte volgarità dei suoi attacchi contro gli avversari, non escluso il Capo dello Stato, Alexander van der Bellen.

Van der Bellen, ora al secondo mandato, era stato eletto nel 2016 battendo di misura il “libertario” Norbert Hofer. In caso di vittoria, Hofer aveva annunciato di voler sviluppare i germi di presidenzialismo insiti nella Costituzione, finora accantonati nella prassi. Ma al confronto di Kickl, Hofer – nel frattempo emarginato dal rivale – era una colomba.

Preoccupa perciò molti moderati la prospettiva di un Kickl cancelliere. Se infatti il partito di estrema destra era già stato sdoganato a livello federale da Kurz (2017-19) e prima ancora da Wolfgang Schüssel (2000-05) cooptandolo in una coalizione a guida democristiana, lo scenario di cui ora si discute è di una coalizione a parti invertite, con i popolari di Nehammer nel ruolo di junior partner .

Alcuni esponenti dell’OeVP si sono chiaramente espressi contro questa opzione, in particolare il ministro dell’Interno Gerhard Karner (che ben conosce gli agganci della dirigenza FPOe con gli ambienti estremisti) e la ministra per gli affari europei e costituzionali Karoline Edtstadler. Altri loro colleghi, prudentemente, tacciono. Il cancelliere Nehammer, incalzato in TV da un noto anchorman, è rimasto evasivo.

Prospettive verso le elezioni del 2024

Chi in passato ha espresso forti riserve contro la nomina del leader della destra radicale a capo del governo è il già citato Presidente della Repubblica. Sasha van der Bellen, sempre rispettoso delle regole democratiche, ha lasciato intendere che di fronte a un simile caso di coscienza potrebbe avvalersi del potere conferitogli dalla Costituzione di scegliere una persona diversa dal vincitore delle elezioni, che però potrebbe vedersi negata la fiducia dal Parlamento. Il capo dello stato potrebbe scioglierlo, ma una volta sola.

Non appare probabile che nell’autunno 2024 si arrivi a un simile braccio di ferro, ma questa teorica possibilità gli consentirebbe di tentare una moral suasion sul Partito popolare perché si orienti verso una coalizione alternativa con i socialisti e/o i verdi e/o i neo (liberali), lasciando all’opposizione il partito di maggioranza relativa; o almeno perché condizioni la formazione di un governo di centro-destra alla scelta di una personalità meno controversa come Cancelliere.

I Social-democratici, che ancora un anno fa avevano la maggioranza relativa, sono ora indeboliti da una faida interna. La leader, Pamela Rendi-Wagner, è insidiata dal capo dell’ala destra del partito, Hans Peter Doskozil. Il quale non ha avuto scrupolo a governare il Burgenland, piccola regione un tempo appartenente all’Ungheria, in coalizione proprio con l’FPOe; salvo a formare un monocolore “rosso” nel 2020, avendo ottenuto la maggioranza assoluta.

Il caso del Burgenland dimostra che la collaborazione di governo con il partito inquinato da elementi nostalgici del nazismo non è un tabù neanche nella sinistra moderata. A maggior ragione, non lo è per l’insieme dell’elettorato, che è però in maggioranza, secondo i sondaggi, contrario alla nomina di Kickl a Cancelliere.

Qualora Kickl riuscisse a realizzare nel 2024 questa sua aspirazione, avremmo al centro dell’Europa un secondo Orban, non meno assertivo. E quindi una seria fonte di preoccupazione per l’Unione Europea.

Foto di copertina EPA/Daniel Novotny

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