In stallo l’accordo Ue-MERCOSUR

Mercosur, afuera? È cambiato tutto in un finde, ovvero il fine settimana che ha preceduto il summit dei paesi del Mercato comune dell’America Meridionale (Mercosur), previsto per il 7 dicembre a Rio de Janeiro. Allo sprint finale prima di passare la presidenza pro tempore del blocco al Paraguay, il Brasile di Lula da Silva e l’Unione Europea hanno tentato un colpo di reni diplomatico per arrivare ad una storica firma dell’accordo di associazione, dopo più di 20 anni di negoziati. Questo perché il 10 dicembre, alla guida della seconda economia del blocco si insedierà il presidente eletto Javier Milei, che ha promesso di fare del Mercosur la Brexit Argentina.

Il finde dello stallo

A fine settembre, il presidente del Paraguay Santiago Peña aveva indicato il summit di questa settimana, quando prenderà le redini del blocco, come ultimatum per la firma del trattato con l’Unione Europea. Peña lo avrebbe accordato con Lula alla scorsa Assemblea Generale delle Nazioni Unite, spiegando che avrebbe rotto le trattative. “Ne abbiamo abbastanza”, aveva detto, spiegando come i singoli paesi europei non fossero interessati a firmare. In reazione, a fine novembre si sono registrati diversi tentativi di avvicinamento tra le parti, con Lula che alla COP28 ha discusso dell’accordo con i presidenti di Spagna, Francia e con Ursula Von del Leyen.

A quattro anni dall’ultimo accordo preliminare, al vertice del G20 di Osaka, e dopo la spinta diplomatica dello scorso summit tra UE-CELAC, le due parti sembravano finalmente intenzionate a liberare dai dazi commerciali circa il 90% dei prodotti in entrata e uscita. Qualche giorno fa alcuni negoziatori brasiliani si erano detti pronti ad annunciare la ratifica dell’accordo durante il prossimo summit. Ma venerdì 1° dicembre, a un fine settimana di distanza dalle riunioni di Rio, il governo argentino in carica ha comunicato a Brasília che non avrebbe potuto firmare, perché la decisione spetterà a Milei e al suo esecutivo. Il nuovo governo argentino sarà dunque chiamato ad approvare alcuni dettagli del trattato, tra cui le contestate politiche contro la deforestazione.

La decisione del governo di Alberto Fernández, paragonata a un “rovesciamento della scacchiera” negoziale, ha causato l’annullamento delle trattative e delle visite a Rio del commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis e della stessa presidente Von der Leyen.

Stallo o rottura?

Nonostante la scadenza dell’ultimatum paraguayano, nelle ore successive entrambe le parti hanno dimostrato l’intenzione di non abbandonare i tavoli. La Commissione UE si è detta impegnata a concludere “il prima possibile”, e durante la sua visita in Germania Lula ha ricevuto l’investitura dall’omologo tedesco Olaf Scholz per una futura firma dell’accordo. La dichiarazione più importante l’ha però rilasciata la futura cancelliera (ministra degli esteri) del governo Milei, Diana Mondino: “Il mondo non finisce il 7 dicembre. Se per quella data non ci sarà un accordo [UE-Mercosur] continueremo a negoziare e speriamo di concludere, un giorno, in qualche modo”.

Le porte sembrano quindi aperte per negoziazioni future, anche da parte dei nuovi inquilini della Casa Rosada, che ad oggi restano il vero punto interrogativo sullo stesso futuro del Mercosur. Nonostante però i due maggiori attori economico-politici nel blocco siano apparentemente favorevoli, il presidente uruguayano Luis Lacalle Pou, da sempre promotore del Mercosur, preferirebbe violarne i protocolli e firmare autonomamente un trattato di libero scambio con la Cina. Se si conta inoltre che dalla parte opposta dell’Atlantico molti paesi europei (Francia e Austria in testa) temono la concorrenza di prodotti sudamericani, la ratifica post-firma da parte di tutti i parlamenti nazionali e del Parlamento Europeo sembra lontanissima.

Se Lula, Peña e Von der Leyen avevano tentato di sfruttare l’effetto ‘cigno nero’ dell’elezione di Milei come finestra di opportunità, ora più che una rottura totale sembra che le negoziazioni siano tornate al punto di partenza.

Il futuro del Mercosur

Durante i sei mesi della sua presidenza del Mercosur, Santiago Peña spingerà per promuovere accordi tra il Mercosur e i paesi asiatici, primo dei quali potrebbe essere Singapore. Nel frattempo, il Brasile ha aperto le consultazioni per un accordo con gli Emirati Arabi Uniti, che da gennaio saranno membri dei BRICS. Anche il recente ingresso nel Mercosur della Bolivia testimonia che il blocco ha una strategia a lungo termine nonostante le minacce di addio di Milei e le limitazioni green dell’accordo con Bruxelles (in America Latina, pesano il regolamento anti-deforestazione e l’obbligo dei membri di soddisfare gli standard di emissioni previsti dall’accordo di Parigi).

Ma se le riserve boliviane di minerali strategici e gas naturale potrebbero rappresentare un’attrattiva ulteriore per gli interessi dell’Unione Europea, la deforestazione che piaga la stessa Bolivia potrebbe anche rallentare la firma dell’accordo di associazione. Alla vigilia del summit del Mercosur a Rio, in assenza della diplomazia europea, il futuro del Mercosur e dell’accordo con Bruxelles resta legato a una necessità e un’incognita. La necessità è quella elettorale e diplomatica di Lula di ottenere un accordo su cui aveva fondato parte del suo programma politico domestico, e che influirà sulla sua credibilità di mediatore multipolare in altri fori, dai BRICS a Washington all’ONU.

L’incognita riguarda non solo quanto Milei ritratterà quanto promesso agli elettori argentini riguardo al Mercosur, ma anche le relazioni che il suo governo intende instaurare con il Brasile, leader egemone regionale, e con Lula, con cui i rapporti sono già tesi. Una volta scavalcati tutti gli ostacoli, la sfida finale per la ratifica multi-parlamentare dell’accordo sarà convincere il contrarissimo Macron.

foto di copertinaEPA/JUAN IGNACIO RONCORONI

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