I missili di Kim minacciano la sicurezza internazionale

Il 4 ottobre, la Corea del Nord ha lanciato un missile balistico a raggio intermedio Hwasong-12 che, dopo aver sorvolato il Giappone, è finito nel Pacifico. Si tratta di un’ulteriore provocazione da parte del regime di Pyongyang che mira a riattivare la tensione nella penisola coreana.

Cosa cerca Pyongyang

Il missile ha percorso 4.500 km, una distanza sufficiente per raggiungere l’isola statunitense di Guam se avesse seguito una traiettoria diversa. È la distanza più lunga percorsa da un missile nordcoreano da quando il Paese del nord-est asiatico ha avviato il suo programma missilistico negli anni Settanta.

Questo test non dovrebbe sorprendere nessuno: è solo l’ultimo di una serie avviata la scorsa settimana, ma è il più preoccupante. La traiettoria fa infatti pensare che il missile, al pari di un altro lanciato due giorni prima, fosse altamente manovrabile, e in grado di trasportare testate nucleari, sul modello del missile russo Iskander. In Occidente si teme quindi che la cooperazione balistica russo-nordcoreana possa essere più intensa di quanto finora ipotizzato.

Inoltre, quello del 4 ottobre è il primo lancio missilistico nordcoreano che abbia sorvolato il Giappone dal 2017, segno di un atteggiamento della Corea del Nord più aggressivo nei confronti dei suoi vicini regionali. È evidente l’intento di Pyongyang di tornare al centro dell’attenzione nella speranza di poter estrarre qualche concessione da un’eventuale ripresa del processo diplomatico.

Le reazioni di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone

Gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno reagito con nuove esercitazioni di bombardamenti congiunti. Il messaggio è: non ci faremo intimidire dalle minacce di Pyongyang. Oltre a inasprire le tensioni regionali, questa catena di azioni e reazioni porterà a un’intensificazione della corsa agli armamenti nell’area, come dimostra il test di missili balistici a corto raggio del 6 ottobre in risposta a queste esercitazioni.

Questi sviluppi si verificano in un momento in cui il Giappone, gli Stati Uniti e la Corea del Sud stanno lavorando per rafforzare le capacità di difesa e di risposta comuni di fronte alla crescente minaccia rappresentata dal programma missilistico della Corea del Nord. La scorsa settimana, ad esempio, i tre Paesi hanno condotto esercitazioni navali insieme per la prima volta dal 2017.

Il test è avvenuto pochi giorni dopo che la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris aveva visitato il confine pesantemente armato tra le due Coree. Non è la prima volta che i nordcoreani conducono test missilistici (o addirittura nucleari) durante una visita di un alto funzionario statunitense nella regione. Le mosse degli Stati Uniti e dei suoi alleati preoccupano Kim Jong-un, che le vede come una prova che i suoi nemici regionali si stanno preparando alla guerra.

Le finalità dei test nordcoreani

Molti test missilistici della Corea del Nord sono condotti su una rotta di volo elevata. Tuttavia, i test che sorvolano il Giappone per poi finire nel Pacifico permettono agli scienziati nordcoreani di testare i missili in circostanze più aderenti a quelle reali. Ad esempio, rispetto alla consueta traiettoria ad alta quota, tali test consentono di esporre un veicolo di rientro a lungo raggio a carichi termici e a una pressione atmosferica di rientro più rappresentativi delle condizioni che sopporterebbero in caso di lancio per scopi militari offensivi.

Tuttavia, la Corea del Nord non ha ancora acquisito tutte le tecnologie necessarie per equipaggiare i suoi missili con testate nucleari. I test di missili balistici a raggio intermedio e intercontinentale sono sempre più importanti per Pyongyang; i test a corto raggio hanno rendimenti decrescenti in termini di progresso tecnico, propaganda politica interna e (presunto) prestigio internazionale.

Inoltre, i test missilistici di routine della Corea del Nord, in corso dalla fine del 2021, mirano a sfruttare le crescenti rivalità e le divisioni all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu tra Usa, Cina e Russia, in particolare quelle sulla guerra in Ucraina. Lo stallo in seno al Consiglio di Sicurezza, che impedisce il varo di nuove sanzioni contro Pyongyang, favorisce il regime nordcoreano, che usa i test balistici per tentare di minare la cooperazione militare tra Washington e Seul, dimostrando al contempo la propria capacità di contrastare una minaccia esterna.

Pressioni nucleari

Si temono tuttavia sviluppi ancor più preoccupanti, in particolare che la Corea del Nord si stia preparando a condurre un test nucleare. Un tale atto potrebbe innescare una pericolosa escalation che minaccerebbe seriamente la stabilità e la sicurezza regionale e internazionale.

La diplomazia non è morta, Washington rimane aperta, in linea di principio, alle trattative, ma non s’intravvedono spiragli concreti per l’avvio di nuovi colloqui. I negoziati tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sono in fase di stallo dal 2018 e Pyongyang ora afferma, senza mezzi termini, che non intende rinunciare al suo arsenale nucleare. All’inizio di settembre ha approvato una legge con cui si è autoproclamato uno Stato dotato di armi nucleari. Kim Jong-un ha anche escluso colloqui sulla denuclearizzazione e ha approvato una nuova legge che autorizza l’uso preventivo delle armi nucleari in alcuni casi, a conferma del carattere aggressivo della dottrina nucleare nordcoreana. In questo modo, la Corea del Nord spera di esercitare pressioni sugli Stati Uniti e su altri Paesi affinché la accettino come Stato nucleare legittimo e aboliscano, prima o poi, le sanzioni internazionali.

Foto di copertina EPA/KCNAz

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