G20: l’eredità della presidenza italiana sul cambiamento climatico

Nel 2021 la Presidenza italiana del G20 ha coordinato gli sforzi delle principali economie globali per superare la pandemia e favorire una ripresa sostenibile, equilibrata e inclusiva. Tramite un rinnovato multilateralismo, l’Italia ha promosso la ricerca di soluzioni condivise e lo sviluppo di nuovi paradigmi che garantiscano una prosperità diffusa e la tutela di beni comuni quali la salute globale e la protezione del pianeta. Tassello fondamentale di questa strategia è stata la definizione di un’agenda verde internazionale ambiziosa.

Il G20 Finance Track per contrastare il cambiamento climatico

Per la prima volta nella storia del G20, essa ha coinvolto, in maniera trasversale, il cosiddetto G20 Finance Track, che, a partire dall’attività di numerosi gruppi di lavoro, alimenta le discussioni e le decisioni dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. Questa scelta della Presidenza italiana nasce dal riconoscimento del ruolo centrale delle politiche economiche e finanziarie nel contrasto al cambiamento climatico e nel sostegno alla transizione ecologica.

Sin dal primo comunicato, sottoscritto il 7 aprile, i membri del G20 hanno introdotto nel Piano d’azione per la ripresa post-pandemica un pilastro dedicato alla protezione del pianeta. Esso prevede l’impegno ad adottare strategie di ripresa che promuovano la transizione ecologica, invitando, al tempo stesso, la finanza privata, le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo a sostenere i paesi vulnerabili, attraverso l’allineamento delle proprie operazioni agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. A pochi mesi di distanza, la Presidenza ha monitorato i progressi compiuti collettivamente dal G20 in un rapporto condiviso da tutti i membri. L’attività di monitoraggio proseguirà nel corso del 2022.

Nella stessa occasione, è stato istituito un gruppo di lavoro permanente sulla finanza sostenibile (Sustainable Finance Working Group). Su invito dell’Italia, Stati Uniti e Cina – i due maggiori contributori alle emissioni globali – hanno accettato di co-presiedere le attività del gruppo. Questo importante risultato diplomatico, in un momento non semplice delle relazioni sino-americane, ha contribuito a dare un forte impulso politico ai lavori del gruppo: in pochi mesi è stata elaborata una Roadmap per la finanza sostenibile, che contiene una serie di azioni per favorire l’allineamento degli investimenti pubblici e privati con l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030. La Roadmap, che è stata approvata il 31 ottobre dai Capi di Stato e di Governo del G20, rappresenta un’eredità importante della Presidenza italiana e costituirà nei prossimi anni il punto di riferimento per lo sviluppo della green agenda internazionale.

Nuove politiche economico-finanziarie contro il riscaldamento globale

Nell’incontro del 10 luglio, a Venezia, ministri e governatori G20 hanno riconosciuto, per la prima volta, che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia per la crescita e la stabilità macro-economica e finanziaria, che richiede un coordinamento internazionale più stretto. Si sono, inoltre, impegnati a discutere il mix di politiche pubbliche più appropriato a promuovere una transizione equa verso economie e società a basse emissioni di carbonio. Considerato che le differenti condizioni di sviluppo dei membri del G20 rendono impossibile l’adozione di standard globali, il riconoscimento dell’importanza del coordinamento internazionale è un risultato inedito e rilevante.

Contestualmente, sempre a Venezia, la Presidenza italiana ha promosso e ospitato due importanti eventi: la Conferenza Internazionale per il Cambiamento Climatico e il G20 High-level Tax Symposium on Tax Policy and Climate Change. I ministri e i governatori hanno discusso il ruolo delle politiche economiche e finanziarie a supporto delle strategie di mitigazione e adattamento con i vertici delle istituzioni finanziarie internazionali e con rappresentanti della finanza privata e dell’accademia. Gli incontri di Venezia hanno fatto emergere un consenso sugli elementi cardine di tali strategie: massicci investimenti pubblici per la transizione verde, meccanismi di carbon pricing e politiche compensative a sostegno di una transizione equa e inclusiva.

Una nuova agenda verde trasversale

Sulla base di tali discussioni, nella loro ultima riunione di ottobre, ministri e governatori si sono impegnati a perseguire un’agenda verde trasversale per gli anni a venire, chiamando in causa tutti i gruppi di lavoro del G20 Finance Track. Ad esempio, gli esperti macroeconomici dei ministeri delle finanze e delle banche centrali sono stati incaricati di condurre un’analisi sistematica dei rischi climatici e dei costi e dei benefici delle strategie di transizione, incluso il loro impatto distributivo. Tra le politiche che i membri del G20 si impegnano a esaminare rientrano i meccanismi a sostegno dell’energia pulita, così come gli investimenti in infrastrutture sostenibili e in tecnologie innovative per la decarbonizzazione e l’economia circolare.

È stata, inoltre, riconosciuta l’importanza di mantenere un dialogo sulla tassazione ambientale e sui meccanismi di carbon pricing. Si tratta di un tema che l’Italia ha portato per la prima volta all’attenzione del foro, superando le resistenze delle economie emergenti, preoccupate che la penalizzazione delle attività ad alta intensità di carbonio possa comprometterne la competitività e le prospettive di sviluppo.

Il G20 e le basi per la COP26

Le discussioni nel G20 hanno mostrato che, per far avanzare ulteriormente il dialogo internazionale, occorre: (i) promuovere una base analitica condivisa, sviluppando metriche comuni e catalogando le misure già esistenti – meccanismi che intervengono implicitamente o esplicitamente sul prezzo del carbonio sono già presenti in tutte le economie del G20; (ii) valutare l’impatto distributivo di tali misure e prevedere azioni compensative per i soggetti più vulnerabili. Le politiche di carbon pricing, che già sono al centro dell’azione per il clima dell’Unione europea, sia a livello interno che internazionale, rimarranno ben presenti nell’agenda internazionale.

I risultati del Finance Track sull’azione per il clima sono stati accolti dai Leader del G20 e inclusi nella Dichiarazione di Roma del 31 ottobre, contribuendo anche all’avanzamento dei negoziati della COP26. Le conclusioni della Conferenza di Glasgow hanno ripreso in buona parte gli impegni adottati dai G20. In particolare, sia la Dichiarazione di Roma che il Glasgow Climate Pact presentano l’impegno a mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C e a proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C.

Per realizzare tali obiettivi, i Leader G20 si sono impegnati ad aggiornare i piani al 2030 per ridurre le emissioni nazionali (cd. Nationally Determined Contributions) e a formulare strategie di lungo termine. Tale impegno è stato ribadito e rafforzato a Glasgow, con l’impegno a presentare, se necessario, dei piani più ambiziosi già entro la fine del 2022. Al contrario, l’impegno al coordinamento delle politiche nazionali per la transizione, ivi incluse quelle economiche e finanziarie, che rappresenta come detto un’importante innovazione del G20 nel 2021, non ha trovato spazio a Glasgow.

Per quanto riguarda i sussidi inefficienti ai combustibili fossili: alla COP26, è stata concordata una loro riduzione, mentre la dichiarazione dei Leader G20 prevede la loro graduale eliminazione; si tratta, comunque, di un impegno nuovo nel contesto delle Nazioni Unite, il cui terreno è stato preparato dal G20. Infine, sia a Roma che a Glasgow è stato ribadito il ruolo della finanza per il clima e del trasferimento tecnologico per sostenere le azioni di mitigazione e di adattamento nei paesi in via di sviluppo, oltre che l’impegno alla mobilizzazione di 100 miliardi di dollari all’anno da parte dei paesi sviluppati, entro il 2023 e per gli anni successivi.

L’eredità della presidenza italiana al G20

Buona parte dei temi qui illustrati resteranno al centro del dibattito internazionale. Il programma di lavoro della Presidenza indonesiana del G20 per il 2022 presta un’attenzione particolare alle esigenze dei paesi in via di sviluppo, che potrebbe contribuire a superare alcune resistenze politiche, favorendo una transizione più inclusiva. Anche l’attuale Presidenza tedesca del G7 pone il coordinamento delle politiche per la neutralità climatica tra le sue priorità.

Per gli anni a venire, tale dibattito riceverà un importante contributo dal coinvolgimento più strutturato del G20 Finance Track. È questa una delle principali eredità della Presidenza italiana: la transizione ecologica impone infatti un ripensamento epocale dei nostri sistemi di produzione e consumo, che richiede l’adozione di politiche industriali, economiche e finanziarie ambiziose e coordinate a livello globale.

Foto di copertina ANSA/ETTORE FERRARI

Marcello Ranucci*, Giorgia Mangani°, Manuela Mischitelli°

* Coordinatore della Finance Track Green Agenda della Presidenza italiana del G20 presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze

° Policy expert della Presidenza italiana del G20 presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze

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