Europa sovrana in uno scenario di policrisi

Siamo vivendo una fase di radicali cambiamenti nelle relazioni internazionali che sta ridisegnando l’intero assetto dell’economia mondiale e pone all’Unione europea sfide complesse e in larga misura inedite.

In estrema sintesi tre mutamenti si possono citare tra i più rilevanti, in generale e per il loro impatto sull’Europa. Innanzitutto, nelle relazioni internazionali contano ormai più i rapporti di forza tra paesi che le regole e le istituzioni multilaterali del passato. Le condizioni di sicurezza influenzano in misura determinante le scelte economiche dei paesi. In secondo luogo, la fase di transizione ecologica, una vera e propria sfida epocale per la sopravvivenza dell’umanità, ha conosciuto un’accelerazione più di recente ed è strettamente intrecciata, dopo la guerra di Putin, al problema della sicurezza energetica. Infine, si sta consolidando un’accesa competizione industriale e tecnologica tra i maggiori paesi e, in particolare, tra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina, diretta ad assumere posizioni di vantaggio in ambito commerciale e strategico.

Per l’Europa questi cambiamenti rappresentano altrettante sfide da fronteggiare. Alcune risposte, anche importanti, sono venute dall’Unione negli anni più recenti, attraverso interventi senza precedenti e la mobilitazione di un significativo ammontare di risorse. È stato così all’epoca della pandemia con l’adozione di un approccio comune negli acquisti, forniture e distribuzione dei vaccini anti Covid-19. E, poi, con il varo del programma Next Generation EU (e RRF), finanziato con debito comune e fondato sulla doppia transizione verde e digitale. Ancora, i paesi dell’Ue hanno adottato rapidamente e all’unanimità pesanti sanzioni nei confronti di Mosca in risposta all’invasione dell’Ucraina, riducendo al contempo in misura drastica la loro dipendenza dal gas russo.

Si è trattato senza dubbio di passi avanti importanti. Ma il mondo è cambiato nel frattempo e ancor più velocemente. Dopo la guerra di Putin ha posto all’Europa sfide nuove e ancor più complesse. Nel nostro libro “Europa sovrana” le analizziamo e suggeriamo varie risposte di policy da parte dell’Unione, adottando un approccio di International Political Economy, una disciplina che guarda all’interazione tra economia e politica nelle scelte dei paesi e che rimane spesso ignorata in Europa. Delineiamo così un percorso in direzione di un assetto dell’Ue che potremmo definire sovrano, sia all’interno chò.e all’esterno, una dimensione quest’ultima che è stata in passato considerata meno rilevante.

In ambito domestico, la sfida in estrema sintesi riguarda il modello di crescita europeo che deve profondamente riconvertirsi per adattarsi al nuovo contesto globale.  E la leva fondamentale è la transizione ambientale e digitale, che rappresenta un grande progetto di trasformazione dell’Ue, al pari di altri nel passato, quali la costruzione del Mercato interno e l’Unificazione monetaria. Ma è una riconversione che si presenta difficile perché deve arrestare ed invertire un processo di deindustrializzazione e arretramento tecnologico in corso da tempo e che sta minacciando pezzi importanti della base manifatturiera europea. Per avere successo l’Ue deve porre mano a un ventaglio di politiche e introdurre strumenti nuovi di intervento di politica industriale e tecnologica che sappiano legare innovazione, tecnologia e competitività.

Un’Europa sovrana significa affrontare anche una seconda sfida rivolta all’esterno, altrettanto importante, per affermare un nuovo e rafforzato ruolo dell’Unione a livello globale. Ha assunto particolare rilevanza nell’attuale contesto globale in cui l’interdipendenza è fonte non solo di opportunità e prosperità economiche, come in passato, ma anche di potenziali vulnerabilità e scontri di sovranità, in grado di innescare una crescente conflittualità tra paesi.

In questo nuovo contesto l’Europa deve arrivare a definire una propria autonomia strategica che le permetta di influire sulle vicende internazionali e contribuire alla definizione di una governance globale. L’Europa è tra i grandi poli quello con il grado di apertura maggiore e per continuare a crescere ha bisogno di una economia mondiale che si mantenga aperta, pur tenuto conto dei nuovi fattori geopolitici e di sicurezza.

E non vi sono dubbi che l’intreccio tra economia e sicurezza rappresenti oggi – come già osservato – una caratteristica fondamentale delle relazioni tra i maggiori paesi. Anche l’Europa ha cominciato a prenderne atto, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina. Ma molto resta da fare per integrare interessi e fattori economici e geopolitici in una vera e propria strategia europea, unitamente agli strumenti da utilizzare. È un passaggio fondamentale perché l’Unione possa perseguire una propria sovranità e una capacità di ‘resilienza’ ai vari livelli così da agire da protagonista nel nuovo contesto globale.

In ultimo, il rilancio della crescita sostenibile e l’affermazione di un rafforzato ruolo a livello globale potranno realizzarsi solo alla condizione che l’Unione disponga di più risorse e strumenti d’intervento rispetto ad oggi. Il sistema di governance europeo nella attuale struttura non può assolutamente bastare. In altri termini, serve una sua profonda ristrutturazione e rinnovamento. E questa è la terza grande sfida per l’Europa, che condiziona da vicino le altre due.

Al riguardo vanno ipotizzate varie possibili configurazioni del futuro percorso di integrazione dell’Europa. È nostra convinzione che una sua maggiore differenziazione per gruppi di paesi a seconda delle preferenze d’integrazione sia un passaggio che si porrà come ineludibile. Ancor più in vista dell’allargamento dell’Ue all’Ucraina e ai paesi dei Balcani, destinato ad accrescere notevolmente l’eterogeneità all’interno dell’Ue. Pur se forti resistenze di natura politica potrebbero impedire di muoversi in tale direzione.

Il rischio maggiore, tuttavia, è un altro ed è lo status quo dell’Unione. Lo stallo del processo di integrazione finirebbe per accentuare le divisioni tra i paesi europei e aumentare il pericolo di una drammatica marginalizzazione dell’Europa in presenza di un contesto globale in radicale e rapida trasformazione.

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