Un voto cruciale per il futuro dell’Irlanda del Nord

Lo scorso febbraio, in Irlanda del Nord, si è aperta una crisi politica che ha portato alle dimissioni del Primo ministro, Paul Givan. Per questo motivo, il 5 maggio, si terranno le elezioni per rinnovare l’assemblea e tentare di formare un nuovo esecutivo.

I principali partiti – gli unionisti del Democratic Unionist Party (DUP) e i nazionalisti di Sinn Féin (SF) – hanno dichiarato che l’imminente voto sarà fondamentale per determinare il futuro dell’Irlanda del Nord. Le motivazioni che hanno portato alla crisi politica di febbraio, però, permangono. Per questo motivo, c’è la possibilità che la tornata elettorale del 5 maggio sia la più importante della storia recente nordirlandese.

Le conseguenze di Brexit

Le dimissioni del Primo ministro Paul Givan, che hanno innescato la crisi politica in corso, avevano una motivazione ben precisa. Il DUP, partito di cui Givan è esponente, voleva dimostrare il proprio dissenso nei confronti di Bruxelles (e di Londra) per l’adozione del protocollo sull’Irlanda del Nord, uno dei punti più controversi dell’accordo definitivo su Brexit. Secondo il partito unionista, il protocollo, che mantiene l’Irlanda del Nord all’interno del mercato unico e nell’unione doganale europea, nuocerebbe gravemente agli affari di Belfast e la isolerebbe a causa dei controlli e degli iter burocratici previsti per l’importazione delle merci dal Regno Unito.

Le insistenti lamentele, seguite dalla decisione del DUP di far cadere l’esecutivo in segno di protesta, hanno creato non pochi problemi a Londra, dove il premier britannico Boris Johnson ha cercato di convincere le istituzioni europee a rinegoziare il protocollo. Ma Bruxelles ha escluso categoricamente tale possibilità e questo potrebbe avere delle ripercussioni gravissime sulla stabilità politica dell’Irlanda del Nord.

Il leader del Democratic Unionist Party, Jeffrey Donaldson, ha infatti affermato che in tali condizioni, quindi senza avere almeno la prospettiva che il protocollo venga modificato, difficilmente il suo partito parteciperà alla formazione di un governo.

A un passo da un risultato storico

I problemi del DUP non si esauriscono con quelli legati alle conseguenze di Brexit. Secondo la maggior parte dei sondaggi, infatti, gli unionisti sarebbero molto vicini a una storica sconfitta per mano dei principali antagonisti: i nazionalisti di Sinn Féin.

Negli ultimi anni il partito unionista ha perso sempre più consensi, in parte come reazione agli effetti di Brexit e in parte come conseguenza di problemi e scandali interni. Ciò ha rafforzato il ruolo di Sinn Féin che, in questo modo, si ritroverebbe per la prima volta nella sua storia a poter nominare un Primo ministro nordirlandese.

La possibilità per l’Irlanda del Nord di essere guidata da una forza repubblicana e a favore dell’indipendenza dal Regno Unito andrebbe a stravolgere gli equilibri raggiunti e mantenuti a fatica dal 1998. Per questo motivo, il voto del 5 maggio potrebbe rappresentare uno spartiacque per il futuro di Belfast.

Una vittoria di Sinn Féin alle urne, però, non porterebbe automaticamente alla formazione di un esecutivo a guida repubblicana. Anche in questo ulteriore scenario il protagonista resta il DUP, che ha già dichiarato che in caso di vittoria dei nazionalisti potrebbe decidere di non nominare il deputy prime minister, impedendo al Sinn Féin di governare e aprendo una fase di instabilità che porterebbe a un intervento diretto di Londra.

Le altre forze in campo

A completare il quadro estremamente delicato che si prefigura in vista delle elezioni, ci sono tutte le altre forze politiche, di secondaria importanza ma che potrebbero comunque ricoprire un ruolo importante nella fase dei negoziati del post voto.

Per quanto riguarda il blocco unionista, l’Ulster Unionist Party e il Traditional Unionist Voice potrebbero rosicchiare dei voti al DUP. I nazionalisti, invece, possono contare anche sui voti al Social Democratic and Labour Party. Per quanto riguarda invece il blocco dei non allineati, il partito dei Verdi – ma soprattutto l’Alliance Party (AP) – potrebbero riservare qualche sorpresa, considerando che AP è dato dai sondaggi come terzo partito, non troppo distante dal DUP.

L’Assemblea dell’Irlanda del Nord

L’Assemblea dell’Irlanda del Nord (in inglese, Northern Ireland Assembly) è il nome del Parlamento devoluto nordirlandese. Grazie al processo di devolution avviato da Londra, ai deputati nordirlandesi viene riconosciuto il potere di legiferare in alcune materie non riservate alla competenza di Westminster. Istituita nel 1998 a seguito del Good Friday Agreement, lo storico accordo raggiunto tra le forze nazionaliste e unioniste (e tra Irlanda e Regno Unito) che pose fine a decenni di tensioni, l’Assemblea è formata da 90 membri, viene eletta ogni cinque anni e ha sede nel palazzo di Stormont, a Belfast.

Per mantenere l’equilibrio raggiunto con l’accordo e per garantire la partecipazione di unionisti e nazionalisti nel processo decisionale, sono previste diverse forme di tutela, che riguardano l’iter legislativo e le modalità di formazione dell’esecutivo. Innanzitutto, ciascuno dei 90 deputati deve dichiarare la propria appartenenza a uno dei tre blocchi esistenti: unionisti, nazionalisti, non allineati. Il Primo ministro, nominato dal partito che ha ottenuto più voti, deve inoltre essere necessariamente affiancato dal cosiddetto “deputy prime minister”, una sorta di vice Primo ministro, nominato dal partito del blocco opposto, che ha ottenuto più voti. Allo stesso modo, anche i dicasteri vengono assegnati in proporzione ai voti ottenuti dai partiti alle elezioni.

A cura di Gaia Cellante. redattrice della redazione Europa de Lo Spiegone

***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.

Foto di copertina EPA/LIAM MCBURNEY

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