Elezioni regionali in Assia e Baviera: un test per la destra tedesca

Vi sono test elettorali ai quali si attribuisce un valore che travalica di molto il dato effettivo del voto locale e che investe la dimensione sistemica della politica di un paese. È questo il caso delle imminenti elezioni regionali previste in Assia e in Baviera per il prossimo 8 ottobre.

Questo passaggio elettorale viene considerato rilevante per una serie di ragioni: la prima è quella di testare lo stato di salute delle forze di governo, anche se la Baviera è tradizionalmente una roccaforte dei cristiano-sociali e dunque non è detto che le elezioni forniscano un riscontro diretto relativamente alla leadership di Olaf Scholz e all’andamento della coalizione semaforo. La seconda ragione dell’importanza di queste elezioni risiede nella capacità di CDU/CSU di dare segnali credibili circa la sua ripresa politica e questo ci porta alla terza ragione che riguarda la forza emergente della politica tedesca: Alternative für Deutschland (AfD).

La crescita dell’estrema destra Afd

AfD viene data in continua crescita nei sondaggi: oramai fortemente radicata nelle regioni orientali, il partito di Alice Weidel punta ad assumere un ruolo egemone nella Germania orientale e ad affermarsi come alternativa di destra a livello nazionale. Secondo i sondaggi AfD può infatti ambire ad ottenere risultati prossimi al 30% nei lander dove è maggiormente radicata e sfidare i partiti tradizionali a livello federale. Questo spiega l’importanza del passaggio elettorale soprattutto in Baviera: in questa roccaforte cristiano sociale AfD vuole riuscire in quello che è socialisti non è mai riuscito e cioè a mettere in discussione l’egemonia cristiano sociale.

Dietro ai risultati di AfD, sia quelli già conseguiti sia quelli che potrebbe eventualmente conseguire nell’immediato futuro, vi sono indubbiamente delle ragioni strutturali, dal rigetto della politica tradizionale alla rinazionalizzazione della politica tedesca (ed europea). Ci sono però anche delle ragioni contingenti. Tra queste vi è sicuramente l’insoddisfazione di una porzione rilevante di cittadini tedeschi, che non condivide il balzo in avanti nella transizione ecologica portata avanti dal governo Scholz sotto la pressione dei Verdi. La cosiddetta legge sulle caldaie – lo stop ai riscaldamenti fossili – si è rivelata particolarmente problematica tanto da spingere il governo ad assumere un atteggiamento più cauto.

L’inversione di tendenza sulle migrazioni

È giunta poi la questione migratoria, che, come noto, ha alimentato tensioni anche a livello internazionale, a gettare benzina sul fuoco della competizione elettorale. Nel tentativo di evitare che AfD potesse accrescere ulteriormente i suoi consensi sfruttando questa crisi, la CDU ha accentuato la sua rigidità sul tema: Friedrich Merz ha definitivamente compiuto un’inversione di tendenza rispetto alla politica aperturista che aveva caratterizzato il cancellierato di Angela Merkel.

È forse proprio la CDU il vero oggetto a cui guardare in questo passaggio elettorale: il partito di Merz ha faticato molto a ritrovare una sua identità nel dopo-Merkel e il processo appare tutt’altro che concluso. I cristiano-democratici si sono riposizionati a destra, ma questo riposizionamento risulterà convincente se il partito saprà riguadagnare quello spazio politico che AfD vuole invece rendere contendibile. Questo lo si inizierà a vedere in Assia e Baviera e dalla Baviera verrà un’ulteriore indicazione relativamente agli equilibri interni del mondo cristiano democratico: un forte contenimento dell’AfD avrebbe sicuramente l’effetto di far salire le quotazioni della CSU nel rapporto con il partito maggiore, rilanciando le quotazioni di Markus Söder, presidente della Baviera e leader della CSU.

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