Cooperazione Italo-Britannica. Jeremy Quin allo IAI

La redazione di AffarInternazionali ha conversato con Jeremy Quin, Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Comuni britannica, in occasione dell’incontro svoltosi allo IAI tra una delegazione della Commissione stessa e il team di ricerca dell’Istituto. Il meeting si è concentrato sulla cooperazione italo-britannica riguardo a un ampio ventaglio di dossier militari, industriali e geopolitici a partire dal Global Combat Air Programme, ed è stato parte del calendario ufficiale di appuntamenti dei parlamentari britannici che hanno incontrato i propri omologhi italiani, i vertici del Ministero della Difesa e di Leonardo.

La nostra visita in Italia

L’obiettivo principale della nostra visita è parlare del GCAP, che riteniamo essere incredibilmente importante. Esiste un accordo congiunto tra il governo italiano, quello giapponese e il Regno Unito per la realizzazione del GCAP, un sistema di combattimento di sesta generazione. Con esso, si passa da velivoli e piattaforme tradizionali a un sistema aereo da combattimento di prim’ordine ed enormemente avanzato, in cui i dati saranno assolutamente fondamentali. È un importante passo avanti. Sono un ex ministro degli Approvvigionamenti della Difesa nel Regno Unito: abbiamo un rapporto molto solido con le Forze armate e l’industria italiana, e la combinazione di Leonardo, BAE Systems e Mitsubishi Heavy Industries è estremamente forte. Questo è un progetto incredibilmente innovativo: richiederà tante risorse e tanto personale qualificato, ma è molto stimolante e i tempi sono stretti da qui al 2035. Nel Regno Unito, questo progetto gode di un consenso trasversale tra i partiti e stiamo valutando quali saranno i risultati, le tempistiche, le modalità di collaborazione con l’industria. Di tutto questo abbiamo parlato nei nostri incontri, ai quali hanno partecipato non solo il mio omologo, il Presidente della Commissione Difesa alla Camera dei Deputati, ma anche il capo dell’Aeronautica Militare e i suoi colleghi. Entrambi sono stati molto rassicuranti: ora sappiamo che l’Italia ha le competenze, le capacità, il budget e la volontà di collaborare come partner alla pari con il Regno Unito e il Giappone. Questo è stato lo scopo principale della nostra visita.

Abbiamo però toccato anche altri ambiti. Viviamo tempi molto pericolosi e preoccupanti. Per me, come per la maggior parte dei miei coetanei, il momento politico più importante della nostra vita è stato il 1989. Ero uno studente quando il muro di Berlino è caduto ed è stato un momento intenso. Considerando tutte le paure degli anni precedenti, all’improvviso è arrivata questa svolta e abbiamo potuto respirare di nuovo. Questo evento ha avuto conseguenze su molti ambiti della difesa e degli affari esteri, influenzando il modo in cui le nostre forze armate sono state progettate e dotate di risorse negli anni successivi. La spesa per la difesa è diminuita in tutti i paesi della Nato. Certamente, noi siamo abituati ad avere forze di difesa estremamente attive, e sia le forze armate italiane sia quelle britanniche lo sono a livello globale. L’Italia fa molto per sostenere gli sforzi internazionali in materia di peacekeeping e in altri progetti internazionali in corso, compreso nel settore marittimo. Tuttavia, la mia commissione è molto preoccupata: abbiamo pubblicato un rapporto sulla nostra preparazione nell’eventualità che si verifichi lo scenario peggiore, quello che coinvolge la Nato – e la possibile attivazione dell’Articolo 5 – in una guerra prolungata ad alta intensità. E siamo tutti d’accordo che il modo in cui si evita la guerra e in cui si preserva la pace è prepararsi alla guerra: un motto latino, in origine, valido 2.000 anni fa e anche oggi. Stiamo quindi riflettendo su ciò che il Regno Unito deve fare e stiamo formulando delle raccomandazioni. Sono consapevole che questo è un dibattito che si sta svolgendo anche in altri Paesi europei, in quanto tutti noi dobbiamo pensare a come garantire il giusto livello di resilienza collettiva, che significa avere il personale qualificato, i livelli di scorte di munizioni e le capacità avanzate per scoraggiare qualsiasi rischio di worst-case scenario. In questo contesto, è molto positivo che il Regno Unito, l’Italia e l’intera Europa abbiano una posizione solida sull’Ucraina, perché si tratta – ed è una tragedia assoluta – di una guerra feroce in corso nel nostro continente con conseguenze spaventose. È molto positivo che l’Europa abbia agito collettivamente a sostegno di un Paese sovrano e indipendente, oggetto di questo brutale attacco. Questo è un aspetto che certamente ci ha spinto a comunicare la nostra gratitudine, perché questa unione invia un chiaro segnale.

Tuttavia, siamo consapevoli che ci sono altre sfide nel mondo. So bene che l’Italia ha componenti della sua Marina Militare (un cacciatorpediniere, una fregata) che operano per cercare di proteggere la navigazione civile nel Mar Rosso. Come l’Italia, anche noi siamo una nazione marittima e per noi è assolutamente fondamentale non solo proteggere le vite dei naviganti civili, ma anche garantire che il flusso commerciale attraverso il Mar Rosso e da quel punto critico di snodo dall’Europa all’Asia continui a scorrere, senza interruzioni. Comprendiamo perfettamente la posizione italiana, che desidera contribuire, insieme agli alleati europei e alla più ampia alleanza occidentale, a proteggere il trasporto marittimo. È una chiara priorità per tutti noi.

Il Regno Unito e l’Ucraina

Il Regno Unito può anche non essere un membro dell’Ue, ma siamo ancora parte integrante dell’Europa. Questo non è cambiato in alcun modo. Noi, così come l’Italia, siamo assolutamente membri fondamentali della Nato. Quando si tratta della nostra difesa comune, c’è molto che ci lega. La Nato è ovviamente cresciuta in dimensioni dal febbraio 2022 e questo è molto positivo. Apprezzo molto che l’Ue abbia fornito sostegno all’Ucraina. L’Italia lo ha fatto in termini di spedizioni di equipaggiamento militare, così come il Regno Unito. Penso che ci sia un riconoscimento netto del fatto che, nell’Ue o fuori dall’Ue, questo è il nostro continente e quello russo è stato un terribile, barbaro attacco a uno Stato sovrano. È quindi assolutamente riconosciuto che dobbiamo reagire in modo appropriato, sostenendo il governo ucraino.

Il Regno Unito e l’Italia

Non ho intenzione di andare oltre la mia area di competenza, che è quella della difesa. In questo campo, le nostre industrie lavorano molto bene insieme. Sono stato sul Tornado e sull’Eurofighter: qui abbiamo un forte rapporto di collaborazione e i nostri servizi lavorano a stretto contatto. L’ho visto in particolare con le due forze aeree, dove c’è una relazione molto solida. Inoltre, ci sono una serie di missioni Nato in cui i nostri servizi lavorano a stretto contatto, con un vice comandante italiano e un comandante britannico, o viceversa. E funziona bene. Quindi, nel campo della difesa, c’è chiaramente la possibilità di fare di più, e lo stiamo vedendo nel GCAP, con il quale Regno Unito, Italia e Giappone, come partner alla pari, hanno intrapreso un progetto incredibilmente stimolante, ma è anche una grande impresa: dobbiamo passare dalla quarta generazione di Eurofighter alla sesta generazione. Ce la faremo, sarà un grande successo. Ma tutti e tre i Paesi devono essere davvero concentrati sul raggiungimento degli obiettivi. Il vantaggio del nostro incontro di oggi è che abbiamo la certezza assoluta che il governo, il parlamento e l’aeronautica italiana stiano indirizzando le loro energie proprio in questo senso, ed è un piacere vederlo.

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