Si è conclusa a fine giugno, a Vienna sotto presidenza austriaca, la prima conferenza degli stati parte al nuovo Trattato che proibisce totalmente le armi nucleari (TPNW). Questo trattato, entrato in vigore nel 2021, costituisce l’unico recente passo in avanti nel campo del disarmo nucleare in un quadro generale desolante aggravato dall’invasione russa dell’Ucraina. Buona parte delle intese sul controllo degli armamenti vigenti sono state infatti smantellate negli ultimi anni per iniziativa dell’ amministrazione Trump, assecondata dalla Russia e con la sostanziale acquiescenza – occorre ammetterlo – dell’Unione Europea.
Un evento storico
Sulla carta il trattato TPNW dovrebbe essere un evento storico poiché per la prima volta si proibiscono totalmente e senza eccezioni il possesso, l’uso e lo stazionamento delle armi nucleari. E’ noto però che esso non è stato né firmato né ratificato proprio dai paesi cui esso dovrebbe essere rivolto e cioè i paesi militarmente nucleari che invece lo rigettano totalmente. Anche gli alleati di questi paesi, inclusi tutti i paesi membri della Nato, lo hanno sinora respinto. Vi hanno aderito solo stati che già avevano rinunciato alle armi nucleari nel quadro del Trattato di Non proliferazione Nucleare (TNP).
Di questa originaria debolezza ha risentito inevitabilmente la prima conferenza attuativa appena conclusasi e dedicata principalmente a questioni procedurali da concordare tra gli 86 stati che hanno firmato il Trattato di cui 61 lo hanno ratificato permettendone l’entrata in vigore. Si sono aggiunti in occasione della Conferenza di Vienna altri 3 paesi (Capo Verde, Grenada e Timor-Leste ).
Gli altri sviluppi della Conferenza
La presidenza austriaca ha sapientemente fatto precedere, sempre a Vienna, la conferenza sul TPNW da un’altra conferenza dedicata alle catastrofiche conseguenze umanitarie dell’impiego dell’arma nucleare. E’ questo un concetto già rodato che riscuote maggiori consensi a livello globale. Esso costituì l’originario punto di partenza dell’inziativa poi sfociata nel più ambizioso Trattato TPNW. A questo incontro hanno partecipato anche paesi Nato, come l’Italia.
La crisi ucraina ed i ripetuti cenni da parte di Putin e da suoi subordinati ad un possibile impiego dell’arma nucleare dimostrano quanto prioritario ed immediato sia oggi il rischio dell’uso e la minaccia dell’uso di tale arma. La focalizzazione su questo argomento potrebbe essere il segno di un possibile cambio di rotta da parte dei promotori del TPNW. Fermo restando l’obiettivo dell’eliminazione totale delle armi nucleari, si cercherebbe ora di attirare nel processo negoziale le potenze nucleari anche attraverso la filiera umanitaria e cioè proibendo l’uso o almeno il primo uso dell’arma nucleare. L’India e la Cina hanno da tempo aderito a questo ultimo concetto. Anche l’amministrazione Biden aveva l’intenzione di avvicinarvisi prima dell’ aggressione russa contro l’Ucraina.
Gli sviluppi per il TNPW
E’ stata superiore alle aspettative la presenza di paesi che pur non avendo aderito al Trattato hanno accolto l’invito a partecipare alla conferenza di Vienna come osservatori. Tra questi risultano aver partecipato anche alcuni paesi Nato: la Norvegia, la Germania, il Belgio, l’Olanda come anche i candidati, la Svezia e la Finlandia. Essi si sono così discostati dalla ferrea opposizione al Trattato TPNW da parte della Nato. E’ da notare che la Germania, il Belgio ed i Paesi Bassi, assieme all’Italia, sono considerati come paesi dell’Ue sottoposti a maggiori rischi perché consentono lo stazionamento di armi nucleari Usa sul proprio territorio. Benché con un’apposita Risoluzione la Commissione Affari Esteri della Camera avesse il mese scorso incoraggiato il Governo a partecipare alla Conferenza come paese osservatore, l’Italia ha ritenuto di attenersi alla linea prevalente in seno alla Nato astenendosi dal partecipare. Non mancheranno altre occasioni per rivedere tale posizione.
Gli sviluppi registratisi a Vienna possono essere letti come il segno di un’attenuazione delle forti divergenze sinora in atto tra promotori e oppositori del Trattato TPNW. E’ da augurarsi che questo confronto non riaffiori a New York nel corso della grande conferenza di riesame del TNP nell’agosto prossimo e che il processo di disarmo nucleare possa essere rimesso sui binari. La proibizione totale e universale dell’arma nucleare promossa dal Trattato deve rimanere l’obiettivo principale da perseguire, ma la comunità internazionale non può rimanere con le mani in mano in attesa che ciò avvenga. Di questo si stanno forse accorgendo anche i maggiori promotori del nuovo trattato. A conclusione della Conferenza è stata rilasciata una dichiarazione finale in cui si condanna inequivocabilmente “qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita ed indipendentemente dalle circstanze “. Non vengono fatti nomi ma sanno tutti quale paese dal 24 febbraio fa balenare la possibilità di usare l’arma atomica. E la minaccia dell’uso è una forma di uso dell’arma medesima.
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