La nuova postura strategica della Nato

La guerra russo-ucraina rappresenta uno spartiacque per la Nato, paragonabile a quello del 1989-1991 ma in direzione opposta. Dal 2022 è iniziata una fase storica che vede l’Alleanza concentrata principalmente sulla deterrenza e difesa collettiva dell’Europa di nuovo da Mosca, con diverse implicazioni in parte già codificate nel recente Concetto Strategico alleato.

Guerra e nuovo Concetto strategico

L’allargamento della Nato è condizionato dal confronto con la Russia. Da un lato la storica svolta di Finlandia e Svezia che, nonostante i ritardi dovuti alla Turchia, entreranno nell’Alleanza consolidando sicurezza e stabilità dell’Europa nord-orientale. Dall’altro l’estrema cautela rispetto a qualsiasi ipotesi di adesione dell’Ucraina, nella consapevolezza che, verosimilmente, una parte più o meno limitata del territorio ucraino rimarrà a lungo sotto occupazione militare russa.

La priorità data ai partenariati viene rivista in chiave della loro rilevanza per il contenimento delle potenze autoritarie russa e cinese, con una maggiore attenzione ai Paesi dell’Indo-Pacifico occidentali per valori se non per geografia – Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.

Il tema della non proliferazione e controllo degli armamenti viene legato più strettamente alla deterrenza e difesa, per sviluppare un approccio complessivo che cerchi in primo luogo di evitare incidenti ed escalation non volute con la Russia, e tenti in prospettiva di riavviare un dialogo tra nemici che fissano insieme alcune regole del gioco a vantaggio di loro stessi e di tutto il pianeta – come durante la Guerra Fredda.

Le operazioni di gestione delle crisi e stabilizzazione continuano come attività secondarie solo dove sono già in corso, ovvero in Kosovo e Iraq e, in chiave di sicurezza marittima, nel Mar Mediterraneo. Il combinato dell’invasione russa dell’Ucraina e del precedente ritiro dall’Afghanistan hanno infatti segnato la fine di un ruolo Nato da protagonista nelle crisi extra europee.

Il fianco orientale dell’Alleanza

La nuova postura strategica dell’Alleanza ha risvolti militari molto importanti per gli Stati europei – Italia inclusa. Si passa infatti a un meccanismo di deterrenza basato sulla difesa avanzata dell’Europa orientale, con battaglioni multinazionali nell’ordine di migliaia di unità e i relativi comandi, mezzi e supporto logistico, posizionati dall’Estonia alla Bulgaria – con l’Italia al comando a Sofia. L’obiettivo è dissuadere ex ante qualsiasi colpo di mano russo, e fermarlo manu militari sul posto qualora Mosca decidesse comunque di correre il rischio. A tal fine, viene ristrutturato il modello complessivo delle forze alleate, con un totale di 300 mila unità tenuto ad elevati livelli di prontezza. Tutto ciò implica che una parte significativa delle migliori forze armate europee saranno impegnate con la Nato, e necessiteranno maggiori e costanti investimenti nell’addestramento e nella manutenzione.

Il focus dello sviluppo delle capacità militari alleate, e specie europee, si sposta su quanto necessario per un conflitto prolungato, su larga scala, e ad alta intensità contro un nemico dalle dimensioni e caratteristiche russe. Agli alleati servono ora e in futuro mezzi più pesanti, sistemi d’arma più potenti, difese più efficaci, e un aggiornamento della dottrina d’impiego dopo tre decenni di operazioni contro terroristi e guerriglieri.

La preparazione militare per dissuadere la Russia da un conflitto del genere, e per porvi fine nello sciagurato caso venisse avviato da Mosca, richiede un diverso equilibrio tra qualità e quantità degli equipaggiamenti. La guerra di attrito russo-ucraina ha mietuto vittime e bruciato mezzi e munizioni ad un livello senza precedenti in Europa dal 1945, e costituisce il nuovo punto di riferimento per la pianificazione delle forze Nato. È quindi necessaria maggiore massa, in termini di mezzi a disposizione, pezzi di ricambio, munizionamento e scorte. Sebbene i bilanci della difesa stiano aumentando in Europa, le risorse restano comunque limitate rispetto alle necessità e bisognerà cercare un nuovo equilibrio tra una parte di equipaggiamenti più avanzati e costosi ed una parte più numerosi ed economici, in modo da poter affrontare un conflitto ad alta intensità e su larga scala.

Un anno di guerra combattuta in Europa tra due Stati che contano centinaia di migliaia di soldati è uno spartiacque storico. I Paesi Nato lo hanno compreso, e dovranno valutare insieme come attrezzarsi per difendere la propria sicurezza collettiva nel nuovo quadro strategico.

Foto di copertina EPA/OLIVIER HOSLET

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