di Vittoria Loffi
Con l’avvicinarsi di novembre 2024, quando gli Stati Uniti designeranno il proprio nuovo capo dell’esecutivo nell’ambito delle elezioni presidenziali, ci si interroga con sempre maggiore frequenza sulle possibilità dell’ex Presidente Donald Trump di tornare ad abitare la Casa Bianca e, se così sarà, su quali saranno i connotati di un suo secondo mandato.
Se l’attuale assetto politico americano suggerisce che per rispondere alla prima domanda sia troppo presto, trattandosi di una partita ancora aperta, per quanto concerne la seconda domanda – le caratteristiche di una presidenza Trump 2.0 – è, invece, già tutto scritto: i punti salienti di un mandato presidenziale reazionario, infatti, sono ampiamente illustrati in Mandate For Leadership: The Conservative Promise, un manuale di 900 pagine realizzato grazie alla stretta collaborazione tra Heritage Foundation e altre 100 organizzazioni conservatrici statunitensi.
Meglio conosciuto come Project 2025, il manuale e le organizzazioni che guidano una fortemente reazionaria e conservatrice visione degli Stati Uniti, lavorano da anni per sviluppare centinaia di obiettivi politici afferenti a ogni sfera della vita pubblica.
La loro ragione di azione si inserisce comodamente nel quadro di un eterno conflitto tra il governo centrale e quelli statali: l’infinita lotta in favore di un primato dei diritti degli Stati rispetto al governo federale – le cui aspirazioni liberali non hanno fatto altro che determinare, secondo la destra reazionaria e religiosa americana, un’ingiustificata interferenza nella vita degli individui – ha permesso a diverse organizzazioni di incardinare lotte dalla presidenza Reagan in poi per cambiare il volto degli Stati Uniti.
Al di là di Donald Trump
Project 2025 ha affrontato una lunga marcia prima di individuare in Trump un valido baluardo presidenziale: si tratta di una precisazione importante, perché suggerisce che il progetto di lungo corso è esistito prima di Trump e continuerà a farlo dopo, avendo come principale interlocutore “il prossimo conservatore” che occuperà la Casa Bianca.
Questa lunga sopravvivenza e indipendenza sono possibili grazie alle solide basi su cui poggia Project 2025, nato direttamente dall’esperienza dei Mandates for Leadership, manuali pubblicati sempre dalla Heritage Foundation a partire dal 1981 guardando all’allora amministrazione Reagan come punto di riferimento politico.
Non si tratta dunque, del “piano di Trump per la presidenza” come definito da diverse testate italiane, ma di una strategia di azione multidimensionale, che ha individuato Trump 2024 – e non Trump 2016 – come l’attuale specchio delle proprie politiche.
La macchina reazionaria ha tardato nell’approvare il trumpismo e non si è mobilitata in tempo per fornire personale o il solido corpus di proposte politiche contenute in Project 2025 alla prima presidenza Trump. All’epoca, infatti, il tycoon ricopriva principalmente il ruolo di salvatore, adatto alla narrativa nazionalista cristiana bianca, ma non ancora un valido investimento per il Network Koch – forza trainante nel promuovere il negazionismo climatico negli Stati Uniti – e per Leonard Leo della Federalist Society, oggi principali finanziatori di Project 2025.
In vista delle presidenziali di quest’anno, invece, il rapporto con Trump sembra essere mutato, e Project 2025 è pronto ad abbracciare l’ex Presidente.
Uno storico (e ricco) Network conservatore
Circa due terzi dei gruppi coinvolti in Project 2025 sono finanziati tramite le società filantropiche gestite proprio da Leonard Leo, da anni figura di spicco della destra cattolica statunitense e tra i principali responsabili del percorso di politicizzazione – e spostamento a destra – della Corte Suprema.
Non sorprende, infatti, il frequente ritrovamento del nome di Leo a fianco di quello di Steven Calabresi (fondatore della Federalist Society), di Robert P. George (autore della Manhattan Declaration) e di quelli dei membri della Heritage Foundation nelle discussioni concernenti lo storico sfruttamento del tema dell’aborto per ottenere l’obiettivo di radicalizzare la suprema istituzione giudiziaria americana.
Molteplici sono le prove di interdipendenza tanto politica quanto economica tra queste figure e realtà: a partire dall’episodio che vide il giudice Clarence Thomas guadagnarsi la nomina nel 1987 presenziando agli incontri della Heritage Foundation (e definendo Roe v. Wade “un colpo di stato contro la Costituzione”) fino ai finanziamenti guidati da uno dei co-autori del manuale, l’economista conservatore Stephen Moore.
Oltre che co-autore del piano reazionario, Moore risulta aver co-fondato la Committee to Unleash Prosperity (CUP), insieme al miliardario Steve Forbes, l’economista Larry Kudlow, e Arthur Laffer, economista e opinionista che ha affiancato tanto Reagan quanto Trump, e al quale quest’ultimo ha conferito la medaglia presidenziale della libertà.
Diversi report hanno provato il flusso di denaro – pari a 1,77 milioni di dollari – diretto verso CUP e proveniente da DonorsTrust, un gruppo di destra che non è tenuto a rivelare i nomi dei suoi donatori, ma con chiari legami con Leonard Leo e il Network Koch – e dunque, con Project 2025.
Un progetto, dunque, che funge da lente d’ingrandimento sulle dinamiche reazionarie che da anni cercano di plasmare la società, l’identità e la storia statunitense puntando alle massime istituzioni – dalla presidenza alla Corte Suprema – e che sembra sempre più vicino a rendere 900 pagine di distopia conservatrice realtà; ma più di tutto, Project 2025 mette in piena luce il ruolo delle associazioni filantropiche e delle organizzazioni braccio armato ed economico della destra americana, come da più di 50 anni è la Heritage Foundation.