Gli equilibri elettorali in Francia alla vigilia del voto

Una premessa è opportuna per interpretare le elezioni francesi di questa domenica 10 aprile. Non solo si tratta del primo turno delle presidenziali, ma si tratta del primo di una serie di quattro scrutini, che nel loro insieme (e solo nel loro insieme) determineranno gli equilibri della Francia fino al 2027.

Questa lunga primavera elettorale si articola nei due turni delle presidenziali 10-24 aprile e nei due turni delle legislative per il rinnovo dei 577 seggi dell’Assemblea nazionale, che è il solo ramo del Parlamento a essere scelto dai cittadini a suffragio universale diretto e che ha poteri maggiori rispetto al Senato. Quando si parla di Francia come “Repubblica presidenziale” occorre essere prudenti : l’inquilino dell’Eliseo dispone di “super-poteri” quando l’Assemblea nazionale può esprimere un governo a lui fedele, altrimenti si entra in una zona grigia di coabitazione, che può vedere il capo dello Stato in reale difficoltà.

Macron parte favorito

Malgrado la sorpresa di questi ultimissimi giorni – la polemica sui contratti di consulenza tra i governi del quinquennio Macron e la multinazionale McKinsey, a proposito della quale la magistratura ha aperto un’inchiesta il 6 aprile, col sospetto di illeciti fiscali – la posizione di Emmanuel Macron resta molto forte e la sua rielezione è decisamente probabile. Soprattutto in un contesto di crisi come l’attuale (Ucraina, Covid) l’opinione pubblica è condizionata dal bisogno di avere « un pilota » nella cabina del proprio aereo.

Pur prestandosi a critiche, Macron ha dimostrato di saper pilotare l’ “aereo Francia” e questo è per lui il punto decisivo : i suoi rivali non possono mettere in campo un’esperienza né un’affidabilità paragonabili alla sua. I due candidati che possono qualificarsi per il ballottaggio (sfidando così Macron il 24 aprile) sono considerati “estremisti”: di destra nel caso di Marine Le Pen e di sinistra in quello di Jean-Luc Mélenchon. Questo non li favorisce.

La rimonta di Le Pen 

Tra i due, quella che ha le migliori chances di qualificarsi (arrivando in seconda posizione il 10 aprile dietro a Macron) è Marine Le Pen, che ha condotto un’efficace campagna elettorale, smarcandosi dal vecchio sovranismo, accettando l’euro e parlando soprattutto del problema del potere d’acquisto delle famiglie. Le Pen ha parlato meno del solito di lotta all’immigrazione : non ha bisogno di farlo perché il suo nome e il suo partito sono già un programma da questo punto di vista. Un altro vantaggio per lei è quello che all’inizio della campagna era considerato il suo handicap : la concorrenza del candidato xenofobo Eric Zemmour, che nei sondaggi si è sgonfiato cammin facendo.

Zemmour ha creato, sul tema anti-migranti, una dinamica elettorale di cui proprio Le Pen potrebbe intascare i dividendi sia al primo sia al secondo turno. Facendo una campagna più moderata di cinque anni fa (quando arrivò a sfidare Macron al ballottaggio),Le Pen è riuscita ad ampliare il proprio serbatoio di voti.

L’incognita Mélenchon

Se Marine Le Pen è più forte di cinque anni fa, il suo rivale Jean-Luc Mélenchon è più debole perché è sostenuto solo dal proprio partito (gli Insoumises), mentre allora guidava un’alleanza di sinistra col Partito comunista, PCF, che ha adesso il proprio candidato in Fabien Roussel. Una delle novità di questa campagna sta proprio nella linea seguita da quest’ultimo, che ha messo da parte la vecchia terminologia marxista per parlare della gioia di vivere e anche dei piaceri della buona tavola.

Visto da sinistra (una sinistra francese in piena crisi, vittima delle proprie divisioni) questo primo turno delle presidenziali assomiglia alle “primarie” in vista delle candidature per le legislative di giugno. Che potranno fare i socialisti (quel poco che resta dei socialisti francesi a livello nazionale) se la loro candidata Anne Hidalgo arriverà il 10 aprile al quarto posto (dopo Mélenchon, l’ecologista Jadot et il comunista Roussel) tra gli esponenti di sinistra ? Quale sarà il loro potere contrattuale nel negoziare le candidature parlamentari con le altre forze di sinistra nei 577 collegi in viste delle elezioni di giugno?

Le difficoltà di PS e neogollisti

È possibile che domenica prossima ci sia il funerale del PS fondato da Mitterrand nel 1971 e che qualcosa di nuovo nasca al suo posto nelle prossime settimane.

Anche la destra neogollista si prepara a vivere un momento difficilissimo. Macron ha assorbito molti suoi esponenti così come ha fatto con molti ex socialisti. La candidata Valérie Pécresse, scaturita dalle primarie, si è rivelata molto debole. Per di più è stata vittima delle continue lotte interne, che hanno fatto a pezzi il vecchio gollismo. Domenica alle 20:01 Anne Hidalgo e Valérie Pecresse torneranno al loro lavoro di sindaca di Parigi e di presidentessa della regione parigina, mentre i loro partiti si porranno il problema di tornare a respirare.

Restano naturalmente le domande sull’esito del secondo turno. Macron è nettamente il favorito, ma un po’ di prudenza è d’obbligo e di questo si può parlare solo da domenica sera in poi. Infine resta il dubbio sull’astensione, che stavolta potrebbe superare quella dei primi turni di tutte le altre elezioni presidenziali.

Foto di copertina EPA/PHILIPPE WOJAZER / POOL

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