Per l’Ue un ruolo di security provider internazionale

Il 19 febbraio, con decisione 2024/632, il Consiglio dell’Unione europea ha avviato l’operazione militare difensiva Eunavfor Aspides, in risposta all’aumento esponenziale degli attacchi lungo le coste dello Yemen alle navi mercantili e civili o della loro arbitraria cattura e detenzione, tale da mettere a repentaglio la sicurezza marittima dell’area compresa tra il Golfo di Aden ed il Mar Rosso, rotta strategica per la navigazione e un’importante via di transito per i traffici commerciali,  che consente di evitare il periplo dell’Africa. 

La risposta dell’Ue nel Mar Rosso

Dall’inizio del conflitto tra Israele ed Hamas, gli attacchi degli Houthi nei confronti delle navi in transito in quest’area hanno assunto un’entità tale da incidere sulla libertà di navigazione e mettere a rischio la vita umana dei marittimi, oltre a pregiudicare i traffici commerciali e impattare sull’economia dei Paesi della regione e dell’Ue. Il 29 gennaio, il Consiglio dell’Ue ha approvato inizialmente un Crisis Management Concept per una possibile operazione per far fronte alla crisi, seguito dalla decisione 2024/583dell’8 febbraio che ha costituito Eunavfor Aspides con l’obiettivo strategico di assicurare una presenza navale dell’Ue a presidio delle principali rotte di comunicazione, in collaborazione con gli altri attori presenti nell’area. 

L’operazione – dispiegata tra lo stretto di Baab al-Mandab e lo stretto di Hormuz, oltre alle acque internazionali nel Mar Rosso, Golfo di Aden, Mar Arabico, Golfo di Oman e Golfo Persico – agirà in coordinamento con l’operazione Eunavfor Atalanta per rafforzare la sicurezza marittima, data l’adiacenza delle rispettive aree di operazione, e si aggiunge ad altre operazioni militari già dispiegate nell’area, quali l’operazione multinazionale Prosperity Guardian a guida statunitense, che include vari Stati membri dell’Ue tra cui Danimarca, Grecia e Paesi Bassi, le cosiddette Combined Maritime Forces e altre operazioni nazionali.

Designati i comandanti ai livelli strategico e operativo, rispettivamente il Commodoro Vasileios Gryparise il Contrammiraglio Stefano Costantino, e individuato l’Operation Headquarter di Larissa in Grecia come sede del Comando, il 14 febbraio, il Comitato politico e di sicurezza ha definito i contenuti del piano operativo e le regole d’ingaggio, da approvare. Il 19 febbraio, l’operazione è stata avviata con il “mandato difensivo”, finalizzato ad ottenere informazioni sulla situazione nell’area, scortare le navi in transito e proteggerle da possibili attacchi. 

Il mandato del Consiglio di Sicurezza dell’Onu

In quanto operazione militare difensiva, l’uso della forza non trova spazio in alcuna autorizzazione proveniente dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La decisione istitutiva fa riferimento alla Risoluzione dell’ONU 2722 del 10 gennaio 2024, adottata dal Consiglio di Sicurezza per condannare gli attacchi degli Houthi alle navi mercantili e richiamare l’importanza della libertà di navigazione di tutti gli Stati nell’area. In tale sede, il Consiglio di sicurezza ha chiesto l’immediata cessazione degli attacchi degli Houthi, richiamando al rispetto del diritto internazionale, e ha preso atto del diritto degli Stati membri di difendere le proprie navi dagli attacchi, inclusi quelli che mettono a rischio le libertà di navigazione. Il mandato è pertanto molto ristretto quanto alla legittimazione all’uso della forza: non è prevista la possibilità di intervento nel mare territoriale, ma esclusivamente nelle acque internazionali e nello stretto.

Nonostante le premesse – che in altri casi avrebbero probabilmente portato a ravvisare una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale – il Consiglio di sicurezza non ha adottato una risoluzione ai sensi del Cap. VII della Carta. Tale posizione si inscrive nella più recente tendenza del Consiglio a constatare circostanze senza adottare provvedimenti incisivi, come già avvenuto in relazione al conflitto russo-ucraino o alla situazione in Libia. Ciò probabilmente rappresenta un ulteriore sintomo della crisi che l’ONU sta attraversando, specialmente per quanto concerne ruolo e funzionamento del Consiglio di Sicurezza.

La missione Aspides nel quadro del diritto europeo

Quanto all’ordinamento giuridico dell’Ue, Eunavfor Aspides rientra nello spettro delle operazioni contemplate dall’Articolo 43 del TUE e si inscrive nel quadro delle iniziative volte a realizzare la strategia sulla sicurezza marittima dell’Ue, rivista nel 2023, unitamente a un piano d’azione. Essa mira a prevenire, deterrere e contrastare “multiple security threats and challenges that affect the oceans and to enhance a rules-based order at sea”, con l’intento di contribuire alla sicurezza globale e di proteggere gli interessi europei, con un ruolo complementare a quello dell’Alleanza Atlantica. Già nel 2022 l’Oceano indiano nordoccidentale era stato designato quale area di interesse strategico dall’Unione ed era stato avviato il meccanismo della Coordinated Maritime Presence, per garantire sinergia e coordinamento tra le azioni, anche militari, condotte nell’area, benché ancora al di fuori di un’operazione europea. Inoltre, la nuova operazione risponde agli  obiettivi dello Strategic Compass for Security and Defense, che ha fissato le linee guida per migliorare l’abilità dell’Unione ad agire prontamente ed efficacemente nelle crisi per la difesa propria e dei suoi cittadini, identificando aree chiave per la sicurezza marittima. 

L’intervento nel Mar Rosso è in linea con i documenti strategici menzionati che riconoscono un rilievo determinante alla sicurezza marittima, poiché correlata a quella di settori come economia e trasporti . Peraltro anche l’operazione Aspides si inscrive nell’approccio integrato delineato dall’European Global Strategy e si coordinerà ad altre iniziative anche di carattere diplomatico o economico. 

L’avvio dell’operazione Aspides, pertanto, da un lato enfatizza il rilievo strategico crescente della dimensione marittima, ben evidenziato anche a livello nazionale nel Piano del mare, dall’altro la sempre più matura capacità dell’Ue di porsi come “security provider” a livello internazionale.

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