Bergoglio condanna la Russia ma tiene aperto il dialogo sulla pace

“Sono cattolico perché voglio tutto”. Le parole di Jean Guitton, filosofo francese molto apprezzato da papa Paolo VI che, dopo più di vent’anni dalla sua scomparsa, tornano alla ribalta. Papa Francesco, a sua volta ammiratore di Paolo VI, ha riassunto in un’intervista su America, la rivista dei gesuiti statunitensi, quella che, sin dagli inizi del conflitto in Ucraina, è la sua posizione: nella fede, gli opposti possono convivere.

Da febbraio, sin dagli inizi dell’invasione russa dell’Ucraina, Bergoglio ha precisato che la Chiesa non deve prendere parte al conflitto. Non tanto per mantenere una sterile neutralità – pleonastica per il Vaticano – quanto, piuttosto, per mantenere aperti, da entrambi i lati della barricata, spiragli di pace. Unico, vero obiettivo di Francesco.

L’intervista ad America e le accuse alla Russia

Quando Bergoglio, pochi mesi dopo l’aggressione di Mosca, riportò le parole di un capo di Stato che gli aveva confessato come la Nato, con il suo processo di espansione verso i Paesi dell’Europa orientale, avesse iniziato ad “abbaiare alle porte della Russia”, in molti lo catalogarono, nella migliore delle ipotesi, come troppo ambiguo e favorevole nei confronti del Cremlino.

Con Putin, poi, Francesco nel corso del suo pontificato si è incontrato più volte: solo Angela Merkel, da cancelliera tedesca, ha visto il papa in udienza con maggior frequenza. Due prove che, unite al cammino intrapreso negli anni precedenti con la Chiesa ortodossa e il patriarca Kirill, hanno spinto in molti a diffidare di Bergoglio.

Chi si era convinto di ciò, sarà rimasto sorpreso dall’intervista rilasciata ad America, nella quale Francesco ha puntato il dito contro la Russia, indicandola come Paese invasore, contro il suo esercito, responsabile di “crudeltà”, e contro il suo presidente. Tanto da ricevere, a stretto giro, la doppia condanna della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, e dell’ambasciatore russo in Vaticano, Aleksandr Avdeyev.

Una geopolitica di misericordia

Le considerazioni di Francesco, però, restano coerenti con il suo pensiero: non esistono, nel mondo, il bene e il male assoluto, perché entrambi appartengono alla vita oltre quella terrena. E la guerra in Ucraina, prodotto degli uomini, non sfugge a questa verità.

Un pensiero che dispiega immediatamente un’altra verità del papa: nessuno è mai perduto. Per questo, anche di fronte alle crudeltà denunciate alla rivista dei gesuiti statunitensi, alla condanna di Putin e all’esplicita sottolineatura – per la verità, già avvenuta poco dopo l’inizio del conflitto – sulla vera natura della “operazione speciale” russa, Bergoglio non chiude in modo definitivo alla Russia.

Questo non significa assumere un atteggiamento troppo blando o, addirittura, parteggiare per una delle due parti.  La concezione geopolitica di Francesco non prevede l’occupazione di spazi o lo schieramento con questo o l’altro governo, per raccogliere dividendi internazionali; quanto, al contrario, l’avviamento di processi. Anche quando, come nel caso ucraino, sembrino inaccessibili.

Il Vaticano per la pace

Le parole di Francesco e la dura reazione di Mosca, per il Vaticano e lo stesso pontefice, non spostano lo sguardo dal vero traguardo: il cessate il fuoco, l’abbandono delle armi e l’avvio di un negoziato di pace.

Per il quale la stessa Santa Sede si è offerta di impegnarsi. “Siamo disponibili dal 24 febbraio e rimaniamo a disposizione”, ha detto monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati di papa Francesco. E, di fatto, ministro degli Esteri vaticano. Una proposta seria, dunque, che rilancia la possibilità per la Santa Sede di rivestire un ruolo che, già dagli inizi del conflitto in Ucraina, in molti avevano ipotizzato, se non sperato.

Quel che è certo è che, nonostante l’offerta vaticana, anche questa sponda rischia di non essere l’approdo della guerra in Ucraina. Il governo russo, nonostante il grande sconcerto espresso dopo le parole del papa, ha risposto positivamente alla mediazione, accusando Kyiv di non fare altrettanto. Tattiche di guerre alle quali, però, papa Francesco intende rispondere con il dialogo, unico mezzo possibile per raggiungere, finalmente, la pace.

Foto di copertina ANSA/CROCCHIONI

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