Due settimane prima delle presidenziali francesi (10 e 24 aprile) un’incognita si fa largo sull’onda della vera, drammatica, sorpresa di questo periodo: la guerra in Ucraina, che favorisce la rielezione di Emmanuel Macron sia aumentandone la visibilità mediatica (anche perché in questo semestre Parigi ha la presidenza europea) sia rilanciando quello spirito europeista di cui l’inquilino dell’Eliseo ha sempre fatto la propria bandiera.
L’incognita astensionismo
Se il risultato diventa (quasi) scontato, diminuisce l’interesse popolare per le prossime elezioni e dunque aumenta l’incognita dell’astensionismo. Le presidenziali stimolano tradizionalmente l’interesse dei cittadini e l’alta affluenza alle urne accresce la credibilità del vincitore. Sarà ancora così? Nessuno lo sa. Ovviamente ci sono poi i dubbi sul nome dello (della) sfidante di Macron al secondo turno.
Due candidati sono in forte difficoltà, al punto che le loro chances di qualificarsi si sono ridotte a poca cosa. La neogollista Valérie Pécresse e il leader xenofobo Eric Zemmour scivolano nei sondaggi settimana dopo settimana. Gli elettori possono condividere alcune loro proposte, ma non li immaginano alle redini della République, soprattutto in un periodo di grave crisi internazionale. Consci di questa situazione, Pécresse e Zemmour reagiscono alzando il tono delle polemiche, col solo risultato di infastidire i molti connazionali che già non sono d’accordo con loro. Dunque continuano a isolarsi.
L’inferno della gauche
A sinistra, la discesa all’inferno della candidata socialista Anne Hidalgo assume proporzioni disastrose, al punto che ci si interroga sulla sopravvivenza stessa del partito che François Mitterrand fondò nel 1971. A fare discorsi sul “voto utile” è oggi il candidato d’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon, che i sondaggi vedono al 13-14%. L’ipotesi di una sua presenza al secondo turno è improbabile, ma non certo impossibile. Potrebbe essere lui il beneficiario di questo ultimo spicchio di campagna elettorale. Ma Mélenchon dovrebbe cancellare una delle sorprese di questa campagna: il pirotecnico candidato comunista Fabien Roussel, che col suo 3-4% sembra aver portato il vecchio PCF fuori da Jurassic Park. Chi avrebbe immaginato di vedere nel XXI secolo il partito di Mitterrand più debole di quello di Marchais?
Verso il déjà-vu al secondo turno
In realtà, giorno dopo giorno, si fa sempre più probabile l’ipotesi di una riedizione della sfida di cinque anni fa: Emmanuel Macron contro Marine Le Pen al secondo turno. Marine Le Pen, che nei sondaggi si riavvicina al suo vecchio livello del 20% malgrado la scomoda presenza di Zemmour, è lontana dal 30% di Macron, ma precede ormai nettamente tutti gli altri rivali. Invece di inseguire Zemmour in una spirale di opposizione ringhiosa contro tutto e tutti, Le Pen ha colto l’occasione della concorrenza all’estrema destra per indossare il tailleur del pragmatismo. Se la sinistra fosse unita, Le Pen avrebbe poche chances di arrivare al secondo turno.
La Corsica verso l’autonomia?
Quest’ultima fase di campagna elettorale è condizionata – oltre che dalle vicende ucraine, con tanto di ripercussioni sul prezzo del carburante – dall’inatteso e drammatico riesplodere della tensione in Corsica. Il nazionalista corso Yvan Colonna, condannato per l’omicidio ad Ajaccio nel 1998 del prefetto Claude Erignac, è morto il 21 marzo a Marsiglia dopo essere stato accoltellato in carcere da un altro detenuto (un islamista radicalizzato). Negli ultimi anni il movimento per l’identità dell’isola si è stemperato in un più ampio contesto autonomista.
L’avvocato Gilles Simeoni, difensore di Colonna, è dal dicembre 2015 il presidente del Consiglio esecutivo della Corsica. L’omicidio di Colonna rischia di riportare la situazione all’epoca delle violenze. Parigi ha lasciato intravedere concessioni all’autonomismo corso, che a sua volta ha frenato le reazioni dei più accesi fans indipendentisti. Ci sono stati incidenti, ma la loro dimensione avrebbe potuto essere ben più grave. Adesso tutto può accadere: il prevalere di uno spirito costruttivo come l’escalation della tensione. In ogni caso potranno esserci riflessi polemici nel contesto della campagna elettorale, ma è difficile che nuove polemiche cambino il quadro complessivo che giorno dopo giorno si va delineando.