Le repressioni contro la parte attiva della società civile in Russia si sono intensificate negli ultimi 20 anni e hanno ora raggiunto il loro apice. La repressione dell’attività civile ha portato alla chiusura di molte organizzazioni pubbliche e per i diritti umani, all’aumento del numero di prigionieri politici, all’incremento dell’emigrazione dalla Russia e ha eliminato completamente la libertà di parola, la libertà di coscienza e la libertà di riunione.
L’attività legislativa come strumento del potere di Putin
È possibile dividere i 20 anni di lavoro del Parlamento russo “sotto Putin” in due fasi distinte. Nel primo decennio si è assistito alla formazione di una moderna società civile. In questi anni, in Russia si sono sviluppati media indipendenti, partiti politici di opposizione, organizzazioni non governative, fondazioni di beneficenza etc.
Parallelamente, però, la Duma di Stato ha iniziato ad adottare leggi e emendamenti minori alla Costituzione per limitare le libertà della società civile e per limitare l’azione di individui e organizzazioni no-profit straniere.
Queste decisioni non hanno inizialmente suscitato grande preoccupazione nell’opinione pubblica. Il momento in cui tutto è cambiato radicalmente è il 24 settembre 2011 quando, alla convention del partito Russia Unita, è stato annunciato che Vladimir Putin si sarebbe presentato nuovamente alle elezioni presidenziali e Dmitrij Medvedev avrebbe guidato la lista del partito alle elezioni della Duma – Putin e Medvedev si erano “accordati” in anticipo. Questo annuncio pubblico ha scioccato i cittadini, che hanno iniziato a iscriversi in massa come osservatori elettorali.
I brogli elettorali sono diventati così evidenti che il giorno delle elezioni parlamentari, il 4 dicembre 2011, a Mosca si è svolta la prima grande protesta. Le proteste su larga scala contro i brogli elettorali del 2011-2012 hanno avuto un forte impatto sul governo e su Vladimir Putin in persona tanto che, nei dieci anni successivi, il Parlamento ha approvato decine di leggi repressive volte a sopprimere completamente l’attività civile e politica in Russia.
Legge sugli agenti stranieri
Il concetto di “agente straniero” è apparso originariamente nel 2012 nella “legge sulle organizzazioni non profit” e si riferiva alle organizzazioni non profit che ricevono finanziamenti stranieri e partecipano ad attività politiche nell’interesse di enti esteri.
Secondo la legge, gli agenti stranieri devono registrarsi come tali presso il ministero della Giustizia e indicare il loro status in tutte le pubblicazioni sui media e su Internet. Inoltre, gli agenti stranieri devono presentare relazioni speciali, le cui regole vengono spesso modificate retroattivamente in modo da rendere materialmente impossibile rispettarle. È quindi abbastanza facile chiudere un’organizzazione riconosciuta come agente straniero da un tribunale.
Tra il 2017 e il 2020 sono state approvate nuove leggi e emendamenti ad esse che allargano il concetto di “agente straniero” anche ai media, a individui e a associazioni pubbliche che operano senza costituire un’entità legale. Molte organizzazioni russe per i diritti umani, fondazioni caritatevoli e i principali media di opposizione sono state costrette a interrompere il loro lavoro a causa dell’assegnazione di questo status. Inoltre, alcuni noti personaggi pubblici russi, avendo ricevuto lo status di agente straniero, sono stati costretti a lasciare il Paese.
Legge sulle organizzazioni indesiderate
Nel 2015 è stato introdotto nella legislazione russa il termine “organizzazione indesiderate”. Si tratta di organizzazioni straniere o internazionali che rappresentano una minaccia per la capacità di difesa o la sicurezza dello Stato, per l’ordine pubblico o per la salute della popolazione. La legge è stata approvata molto rapidamente e, di conseguenza, molte organizzazioni non governative straniere note e rispettate sono state costrette a lasciare la Russia.
Leggi sulla libertà di riunione e di protesta
Nel 2004 è stata adottata la legge sulle “riunioni, i raduni, le dimostrazioni, le marce e i picchetti”. Le leggi russe vietano l’organizzazione di azioni di massa se non sono state precedentemente concordate con le autorità. Ma le scadenze per tale accordo sono molto stringenti e anche un’azione concordata con le autorità non è sicura. È infatti quasi impossibile prevedere il comportamento degli agenti di polizia.
Negli ultimi dieci anni, questo articolo è stato ripetutamente modificato, introducendo nuovi divieti e aggiungendo maggiori misure punitive. In questo periodo, la multa minima per un partecipante è cresciuta da 1 a 10 mila rubli e le punizioni sono apparse sotto forma di lavoro forzato e arresti per la partecipazione a un’azione non coordinata.
Nel 2014, è stato poi introdotto nel Codice penale un articolo che rende possibile, per la partecipazione a più di tre azioni non coordinate nell’arco di sei mesi o per altre ripetute violazioni delle regole per lo svolgimento di un evento pubblico, una pena fino a 5 anni di carcere.
Le leggi anti-estremismo
In Russia, la definizione legale di quali azioni sono considerate estremiste è contenuta nell’articolo 1 della legge federale “Sul contrasto alle attività estremiste” applicata il 25 luglio 2002. Questa legge è stata ripetutamente criticata, per la vaghezza della formulazione, che permette di interpretare qualsiasi cosa come estremismo. Tuttavia, non sono stati apportati chiarimenti.
Nel maggio 2021, la Duma ha presentato al Parlamento una legge che vieta alle persone coinvolte nelle attività delle organizzazioni estremiste di candidarsi alle elezioni per la Duma. Il divieto di candidarsi si applica anche a coloro che collaboravano con l’organizzazione anche prima che questa fosse riconosciuta come estremista. Questo ha permesso di impedire a tutti coloro che erano in qualche modo collegati alle organizzazioni di Alexei Navalny di partecipare alle elezioni parlamentari del 2021. Tutte queste organizzazioni sono state poi riconosciute come estremiste e liquidate.
“Legge sulla “propaganda gay
Nel 2013 la Duma ha approvato una legge che integra il Codice delle violazioni amministrative con un articolo che stabilisce la responsabilità per la “propaganda di relazioni sessuali non tradizionali tra minori“. Appena due giorni dopo aver firmato la legge, Vladimir Putin ha firmato una legge che vieta l’adozione, la tutela e l’affidamento di bambini da parte di individui che hanno una relazione con una persona dello stesso sesso.
Legge sulle attività educative
La legge sulle attività educative è entrata in vigore il 1° giugno 2021, nonostante la forte resistenza dell’opinione pubblica. La legge interpreta in modo molto ampio il concetto di “attività educativa”, come l’attività di tutti i soggetti che trasmettono informazioni educative e disciplinari ad altre persone. In particolare, si rivolge ai blogger di YouTube che pubblicano contenuti scientifici educativi e divulgativi, ai pubblicisti, ai blogger di Instagram, agli scrittori, agli editori, ai giornalisti, ai conduttori televisivi e ad altri ancora.
Per svolgere legalmente le loro attività, questi soggetti devono soddisfare alcuni criteri: essere maggiorenni; partecipare alla realizzazione di iniziative socialmente significative; non avere restrizioni al lavoro educativo (ad esempio, precedenti penali), etc. Naturalmente, le organizzazioni educative non possono essere incluse nel registro delle organizzazioni no-profit riconosciute come agenti stranieri.
Leggi del tempo di guerra
Il 5 marzo 2022, entrambe le camere del Parlamento russo hanno adottato una legge, firmata da Vladimir Putin, che introduce la responsabilità penale per la diffusione di informazioni false sulle Forze armate russe, dichiarazioni che le screditano e richieste di sanzioni alla Russia. Per tali azioni, il documento prevede una multa fino a 1,5 milioni di rubli (circa 15 mila euro) o fino a tre anni di carcere. Un titolo di lavoro, motivi mercenari o di ostilità politica, razziale o di altro tipo possono diventare fattori aggravanti, facendo salire l’importo della multa a 5 milioni (50 mila euro) e la pena detentiva fino a dieci anni. Inoltre, se si ritiene che la diffusione di “fake news” abbia portato a gravi conseguenze, la pena detentiva sarà da dieci a quindici anni.
In generale, qualsiasi informazione non gradita alle autorità può essere riconosciuta come falsa o screditante l’uso delle forze armate russe, compresi gli appelli a fermare l’attuale guerra in Ucraina.
Foto di copertina EPA/MIKHAIL KLIMENTYEV / SPUTNIK / KREMLIN POOL