Le lotte contadine in Brasile e la repressione del governo Bolsonaro

Nel vasto arcipelago dei movimenti sociali che agitano il Brasile da trentotto anni a questa parte il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (Mst) occupa un posto di primo piano per la robusta struttura organizzativa, la diffusione in quasi tutti gli Stati della confederazione, la capacità di mobilitare ampi settori del mondo contadino e popolare e di allearsi con alcune tra le maggiori organizzazioni politiche e sindacali.

La storia del Movimento

Il Mst, da quando è sorto nel 1984, organizza l’occupazione di terre demaniali o private con l’obiettivo di promuovere, attraverso la mobilitazione popolare, una riforma agraria che nessun governo è riuscito ad attuare di fronte all’opposizione della borghesia agraria. Il Movimento redistribuisce i terreni occupati alle famiglie senza terra, promuove l’insediamento dei contadini sul territorio con la costruzione di case coloniche e la creazione di villaggi rurali, provvede all’apertura delle scuole e degli ambulatori e alla fornitura degli altri servizi necessari. Il lavoro agricolo viene organizzato in parte su base famigliare e in parte con la costituzione di cooperative di produzione e di servizio.

La compresenza di iniziativa privata e struttura collettiva tende a un equilibrio, non sempre facile da raggiungere, tra spinte individualistiche derivanti da una profonda tradizione di agricoltura famigliare e perseguimento di valori comunitari e solidaristici. I villaggi sono organizzati secondo un modello di democrazia partecipata che prevede una struttura amministrativa fondata sull’elezione degli organismi di governo e sull’attività di collettivi di lavoro per evitare l’eccessiva personalizzazione delle cariche.

La scarsa disponibilità di capitale, il difficile accesso al credito bancario e la marginalità rispetto ai circuiti della grande distribuzione vengono in parte compensati dall’impegno collettivo, dagli intensi programmi di formazione professionale e dalla partecipazione ai piccoli mercati locali o regionali. Al modello della grande produzione industriale viene contrapposto quello dell’agricoltura di nicchia a carattere biologico, del mantenimento degli equilibri naturali e della diversità della specie, del recupero delle sementi tradizionali.

I movimenti contadini in Brasile

In questa direzione il Movimento ha tessuto un’ampia rete di collaborazione con i popoli dell’Amazzonia, in lotta contro l’accaparramento delle terre da parte delle multinazionali; con le comunità quilombolas, eredi dei villaggi liberi, fondati dagli schiavi fuggiti dalle piantagioni; con le popolazioni rivierasche che vivono di pesca; con i gruppi estrattivisti impegnati nella raccolta dei frutti della terra (noci di cocco, noci del Brasile, lattice da gomma, piante medicinali, ecc.). Su una scala ancora più ampia va ricordato che l’Mst è stato uno dei soggetti che hanno dato vita a “Via Campesina”, l’organizzazione che dal 1993 coordina associazioni e gruppi che in tutto il mondo si battono per i diritti dei piccoli contadini e una agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

Il Mst ha ottenuto quindi un notevole successo (organizza quasi 600.000 famiglie in centinaia di comunità) ma la sua attività ha anche riacceso l’antico conflitto tra il latifondo e i contadini poveri. L’occupazione della terra incontra la violenta reazione della grande proprietà e delle milizie private alle quali si associa quella delle forze di polizia e dell’esercito. Gli scontri, le violenze e le uccisioni di contadini e di militanti del movimento proseguono anno dopo anno.

Nei trentacinque anni di vita del Mst, dal 1964 al 2019, sono state uccise complessivamente 1589 militanti contadini con una media di 46,7 all’anno. Nei due ultimi anni, in concomitanza della pandemia, le occupazioni di terre sono diminuite di numero ma le violenze si sono mantenute a un livello sempre molto elevato: nel 2021 i conflitti per la terra sono stati particolarmente diffusi e le morti violente sono state 129.

La repressione del governo Bolsonaro

Il governo Bolsonaro ha intensificato la repressione nei confronti del Mst bloccando tutti i processi di distribuzione della terra, riducendo anche i pochi sussidi che i governi Cardoso, Lula e Roussef avevano concesso, cercando di chiudere le scuole che il Movimento ha aperto nei suoi insediamenti. In piena pandemia la polizia federale ha attaccato alcuni insediamenti che si sono posti all’avanguardia per esperienze di innovazione nella produzione agricola. Il grande accampamento di Campo do Meio nello stato del Minas Gerais è stato attaccato dalla polizia, nell’estate del 2020, con nuclei di cavalleria, cani, elicotteri e droni. La scuola primaria, che era stata costruita dalle famiglie contadine, è stata rasa al suolo e alcune parti degli accampamenti sono state sgomberate.

Nello stato di Pernambuco, l’insediamento vicino alla città di Caruaru, dove ha sede un importante centro di formazione contadino intitolato al pedagogista Paulo Freire, ha subito un altro tentativo di sgombero. La polizia inoltre è intervenuta diverse volte in altri insediamenti degli stati meridionali di Santa Catarina e Paranà. Il Mst ha reagito rafforzando il lavoro delle cooperative, intensificando i rapporti con gli altri movimenti sociali, tra cui ha avuto un forte impulso, nelle periferie delle grandi città, quello per la casa.

Nel corso della pandemia, parecchie cooperative hanno convertito ad alcool per uso medico una parte della loro produzione e di fronte alla crescita della povertà ha organizzato in tutto il paese campagne di distribuzione gratuita di cibo ai poveri denominate “Campagne per un Natale senza fame”. Nella sfida elettorale aperta tra Lula e Bolsonaro, in vista delle elezioni di ottobre, il movimento ha dichiarato di voler sostenere il candidato del Pt “con tutte le sue forze”.

Foto di copertina EPA/Juan Ignacio Roncoroni

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