Le elezioni fanno sperare l’opposizione in Angola

Nel 2017 l’elezione dell’attuale presidente dell’Angola, João Lourenço, aveva suscitato speranze di cambiamento dell’era autoritaria e corrotta rappresentata dal suo predecessore, José Eduardo dos Santos, deceduto lo scorso 8 luglio e presidente del Paese per quasi 40 anni. Tuttavia, in vista delle elezioni del 24 agosto 2022, in cui Lourenço si candida per un secondo mandato, queste speranze sono state in gran parte deluse.

Tra il 2014 e il 2020, il Paese ha vissuto un periodo di recessione a causa della caduta dei prezzi e della produzione di petrolio, dalla cui esportazione l’Angola dipende. Nonostante nel 2021 il Pil abbia ripreso lentamente a crescere, l’insoddisfazione e la rabbia popolare sono diffusi. Questi fattori sono alla base della formazione del Fronte patriottico unito, un ampio schieramento politico di opposizione contro il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), che governa il Paese dall’indipendenza, nel 1975. Il Fronte riunisce i leader chiave dell’opposizione e cerca di offrire un’alternativa credibile a coloro che sono delusi da Lourenço e dal suo partito. Da parte sua, per reprimere potenziali minacce al suo continuo predominio, l’MPLA sta usando tutti gli strumenti a disposizione per indebolire l’opposizione.

Processo democratico in Angola: come funziona

La nuova Costituzione del 2010 ha abolito l’elezione diretta del capo dello Stato: diventa presidente il capolista del partito che ottiene il maggior numero di voti all’elezione dell’Assemblea nazionale. La Costituzione consente al presidente di servire per un massimo di due mandati quinquennali e nominare direttamente vicepresidente, gabinetto e governatori provinciali. L’Assemblea nazionale unicamerale, da 220 seggi ed eletta proporzionalmente, ha scarso potere e la maggior parte della legislazione ha origine nell’esecutivo.

Alle legislative del 2017, l’MPLA  aveva ottenuto il 61% dei voti e 150 seggi e il suo capolista Lourenço era diventato presidente, mentre l’Unione nazionale per l’indipendenza totale dell’Angola (UNITA), principale partito di opposizione, aveva raggiunto il 27% e 51 seggi. Il resto dei seggi era andato a partiti minori.

Situazione politica odierna: come è andato Lourenço 

Nei primi anni di governo, Lourenço ha scatenato una raffica di licenziamenti di alti funzionari pubblici, accusati di frodi. La lotta alla corruzione è stata infatti il suo primo grande successo politico, grazie a indagini su personalità di alto profilo, comprese figure della stessa famiglia dos Santos.

Questo è stato un elemento cruciale per la realizzazione dell’altra sua priorità: riposizionare l’Angola come partner affidabile sulla scena mondiale. Nel 2018, la negoziazione di un accordo con il Fondo monetario internazionale per una linea di credito di 3,7 miliardi di dollari per stabilizzare l’economia in difficoltà era stata presentata come prova dell’apertura dell’Angola alle riforme – tra di esse, l’abbandono del cambio fisso del kwanza (valuta angolana) con il dollaro e la privatizzazione di diverse imprese pubbliche – necessarie per distaccarsi dalla corruzione sistemica del periodo dos Santos.

Il cambiamento ha aperto la strada a nuovi investimenti petroliferi e a una rinegoziazione del debito, che nel 2018 era pari al 93% del PIL.  Piuttosto che migliorare le circostanze socioeconomiche della popolazione, però, le misure di austerità hanno colpito duramente le fasce più povere. La sanità e l’istruzione languono a livelli di spesa tra i più bassi del continente e gli standard dei servizi di prima necessità (luce e acqua, in primis) sono altrettanto bassi; mentre il costo della vita è salito alle stelle, con l’esplosione dei prezzi causata dalle manovre economiche di Lourenço.

Molti cittadini (compresi alcuni sostenitori dell’MPLA) sono insoddisfatti, di fronte al peggioramento della situazione socioeconomica. Per questo, per ottenere la rielezione, oltre ad assicurare la prosecuzione della lotta alla corruzione, l’attuale presidente promette anche di aumentare il salario minimo e gli stipendi dei dipendenti pubblici.

L’opposizione: una nuova speranza?

L’incrinarsi del rapporto tra Lourenço e suoi elettori ha coinciso con il cambiamento alla guida dell’UNITA, uno dei tre movimenti di liberazione nazionale storici dell’Angola, poi diventato partito di opposizione. Nel novembre 2019, l’UNITA ha eletto come leader Adalberto Costa Júnior. Feroce critico dell’MPLA e delle sue politiche, Costa ha rapidamente guadagnato popolarità, articolando posizioni chiare.

Costa sembra essere in sintonia con parte della popolazione, in particolare i giovani che vivono nei centri urbani, non hanno vissuto la guerra civile ed esprimono apertamente il loro malcontento per l’estrema povertà, la disoccupazione e la mancanza di prospettive.

Nel 2021, la Corte costituzionale ha invalidato la nomina di Costa a leader dell’UNITA, perché si era presentato senza prima rinunciare alla nazionalità portoghese. Le critiche, anche fuori dai confini, denunciavano una pressione dell’MPLA nelle decisioni della Corte. Un’accusa che Lourenço, che si batteva da tempo contro la corruzione, non poteva accettare. Infatti, quando a marzo di quest’anno un secondo congresso dell’UNITA ha confermato la nomina di Costa, il risultato è stato validato dalla Corte.

Un pericolo per l’MPLA deriva dalla storica decisione dell’UNITA di unire le forze con altri movimenti di opposizione, il Blocco democratico e la piattaforma politica PRA-JA Servir Angola, per formare il Fronte patriottico unito. Si tratta di una mossa importante perché, allargando lo schieramento, l’UNITA chiarisce le proprie ambizioni di governo.

Se eletto, Costa promette un governo di persone competenti e non improntato a logiche partitiche: “I partiti non sono più importanti del Paese, è l’Angola che conta”. Costa fa propri temi cruciali per la popolazione, come sanità, istruzione, uguaglianza di genere e sviluppo abitativo, e si è assunto l’impegno, in caso di elezione, di avviare una riforma dell’amministrazione statale.

Ma non c’è dubbio che Lourenço sarà il favorito della comunità internazionale che non vuole vedere destabilizzato un Paese chiave dell’Africa australe, ora che è diventato uno Stato “amico”. Un altro motivo per cui è difficile che l’opposizione dell’Angola esca vittoriosa da queste elezioni è la storia del Paese. L’UNITA non è mai stata al potere a nessun livello, a differenza dell’MPLA che controlla le strutture dello Stato e si serve delle sue risorse per perseguire i propri obiettivi. Ancor prima di giudicare le capacità dei leader, questa inesperienza e mancanza di mezzi potrebbe rivelarsi una debolezza e può essere colmata solo da un’apertura politica che consenta all’opposizione di correre alla pari con l’MPLA.

Si ripresenta ancora una volta la situazione del 2017, ma con una differenza sostanziale: se nella scorsa tornata elettorale la svolta storica fu il “cambio della guardia” dos Santos- Lourenço, ora la sfida più grande sarebbe quella del “cambio di partito”. Ma come succede nella maggior parte dei casi, escluse alcune grandi eccezioni, il continente africano non ci riserva ribaltoni.

Foto di copertina EPA/RODRIGO ANTUNES

*Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo si spiegare le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.

Articolo a cura di Armando D’Amaro, autore Africa della redazione de Lo Spiegone

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