La primavera scorsa l’atmosfera in Ucraina era cupa. La gente temeva un’escalation delle conquiste territoriali da parte della Russia e forse anche il crollo del fronte ucraino. Oggi, il contesto internazionale è ancora più difficile ma, nonostante i tradimenti dell’amministrazione Trump, a Kyiv ho trovato un clima più fiducioso.
Questa fiducia deriva dalla crescente autosufficienza militare del Paese. L’industria ucraina dei droni è impressionante, in termini di avanguardia tecnologica, adattabilità e capacità produttiva, e si rafforza di giorno in giorno.
E anche se la manodopera è un problema, l’esercito ucraino capisce la guerra meglio di altre forze in Europa. Certo, a Kyiv nessuno pensa che questa comprensione della guerra sia sufficiente per riconquistare il territorio perduto. Non ci si aspetta più di ottenere la pace attraverso la vittoria militare sulla Russia, né si teme la sconfitta come in passato: il paese si sta silenziosamente ricalibrando, cercando un cessate il fuoco sostenibile attraverso la deterrenza.
Il ruolo degli USA
Questo non significa che gli ucraini pensino di potere, o tanto meno di volere, andare avanti da soli. Il senso di delusione verso gli Stati Uniti è acuto, ma c’è una consapevolezza che l’Ucraina ha ancora bisogno di Washington, soprattutto per l’intelligence, la sorveglianza, la ricognizione e la difesa aerea.
È vero che l’evidente dimostrazione di sintonia tra la Casa Bianca e il Cremlino è inquietante. Ma gli ucraini sono convinti che Putin continuerà a eccedere nelle sue richieste, e prima o poi, Trump sarà costretto a riconoscere che una tregua è ancora lontana perché Putin la rifiuta.
La guerra in Ucraina non potrà mai terminare in 24 ore come millantato da Trump, perché non è mai stata una guerra per procura tra l’Occidente e la Russia. La guerra non sta finendo perché l’unico uomo che può porvi fine – Putin – continua a pensare di poter vincere. Questa consapevolezza potrebbe non indurre Trump a fare un’inversione di rotta che lo porti a sostenere pienamente l’Ucraina, ma potrebbe portare Washington da una posizione di ostilità attiva nei confronti di Kyiv a una di benevola indifferenza. In questo scenario, gli Stati Uniti si disimpegnerebbero gradualmente dalla guerra, pur continuando a fornire o consentire all’Ucraina di acquistare capacità militari. Non è l’ideale, ma Kyiv può gestire una Casa Bianca benignamente defilata molto meglio di quanto non potrebbe fare se Washington si mettesse di traverso.
L’integrazione dell’Ucraina nel contesto di sicurezza europea
L’altra faccia della medaglia è che l’Ucraina viene progressivamente integrata nella nuova architettura di sicurezza europea. Il 9 maggio, i leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito sono arrivati a Kyiv, per la prima volta in visita congiunta. Si è trattato di un evento di grande importanza: questi Stati, insieme ai Paesi nordici e baltici, costituiscono il nucleo della “coalizione dei volenterosi” che sostiene l’Ucraina e della nuova architettura di sicurezza europea. Il loro sostegno all’Ucraina è fondamentale per dimostrare al mondo, e a Washington, che è Putin e solo Putin a volere che la guerra continui.
Qualunque cosa accada, è essenziale che i leader europei non si limitino a discutere di una “forza di rassicurazione” post-conflitto. Gli alleati dell’Ucraina devono essere pronti a sostenerla durante la guerra, aumentando il sostegno militare europeo, ma anche contribuendo a rafforzare l’industria della difesa ucraina attraverso progetti congiunti con aziende europee. Altrettanto importante è la più ampia integrazione dell’Ucraina nei piani e nelle azioni di sicurezza e di difesa dell’Europa. L’esperienza bellica dell’Ucraina è preziosa nel momento in cui l’Europa rafforza le sue difese collettive.
La sicurezza europea passa attraverso Kyiv. Capire questo significa che i leader della coalizione dei volenterosi continueranno a sostenere l’Ucraina, consapevoli che la Russia rappresenta la più grande minaccia per l’Europa.
Ma non è una strada a senso unico: mentre gli europei rafforzano le proprie difese contro la Russia, non possono che guadagnare dall’inclusione dell’Ucraina in questo sforzo. Il morale dell’Ucraina è alto grazie alla crescente fiducia in sé stessa. Mentre le principali potenze europee continuano a sostenere Kyiv, anch’esse dovrebbero diventare più fiduciose nel fatto che l’ingresso dell’Ucraina nelle loro istituzioni, industrie e società comuni non potrà che rafforzare l’Europa nel suo complesso.
Direttore dell'Istituto Affari Internazionali, part-time professor alla School of Transnational Governance dell'European University Institute, professore onorario all’Università di Tübingen e amministratore non esecutivo e indipendente di Acea.