La strategia cinese di “push-in” nell’Artico

Dall’inizio degli anni 2000, l’interesse di Pechino per l’Artico è aumentato. Nel 2013, la Repubblica Popolare Cinese (RPC) è stata ammessa tra gli osservatori permanenti del Consiglio Artico, il principale forum regionale. Nel 2018 la Cina ha poi pubblicato un White Paper sulla sua politica ed i suoi obiettivi nella regione. Nel documento, Pechino si è definita come uno “Stato quasi artico” e ha espresso l’ambizione di lanciare una Via della Seta Polare. Tali intenzioni, sostenute da specifiche strategie, potrebbero avere un impatto sulla governance regionale e contribuire a rendere l’Artico un ambiente più globale.

Il potenziale dell’Artico

Negli ultimi due decenni, l’attenzione internazionale per l’ambiente, l’ecologia e le risorse dell’Artico si è intensificata. La regione ospita rispettivamente il 13% e il 30% del petrolio e del gas naturale non ancora scoperti e grandi quantità di materie prime e risorse minerarie.

In questo contesto, la RPC si definisce uno “Stato quasi artico” in quanto la crisi climatica, in particolare lo scioglimento dei ghiacci marini artici, sembrano causare alterazioni significative del clima in Cina (come l’inquinamento da foschia nel 2013).

Tuttavia, l’interesse della RPC per la regione polare deriva anche da altri tipi di considerazioni. L’Artico può contribuire alla sicurezza energetica cinese e lo scioglimento dei ghiacci consente alla Cina di sfruttare nuove rotte più brevi ed economiche che collegano l’Asia all’Europa, come quella del Mare del Nord.

La strategia cinese di push-in  

L’Artico, tuttavia è anche una regione in cui gli Stati, soprattutto le grandi potenze, possono esercitare un’influenza sulla discussione di questioni globali.

Per divenire una grande potenza la Cina di Xi Jinping deve emergere in tutte le regioni e istituzioni rilevanti per la governance globale, compreso il Consiglio Artico. Per fare ciò, la strategia di “push-in” è considerata la più rilevante per le relazioni sino-artiche. Applicata ai casi in cui la Cina è ancora esclusa dall’istituzione che governa una specifica area, tale strategia prevede da parte di Pechino iniziative volte a penetrare nella regione, come una retorica sulle questioni artiche e relazioni bilaterali (principalmente di natura economica) con gli Stati artici.

Secondo il White Paper, gli obiettivi politici della RPC nell’Artico sono la protezione, lo sviluppo e la partecipazione alla governance regionale. Per raggiungerli, la politica artica cinese si impegna a rispettare e promuovere il diritto internazionale. Poiché la RPC è nota per essere uno stato outsider nell’Artico, utilizza gli accordi internazionali come strategia per convalidare la sua presenza nella regione. Questa è diventata un vero e proprio strumento retorico; già nel 2015 il ministro degli Esteri Wang Yi aveva evidenziato in un discorso i diritti di cui godono gli Stati non artici nella regione secondo gli accordi internazionali. Tale retorica potrebbe essere sostenuta da altri Paesi non artici a favore dei loro interessi nella regione, come l’India che ha pubblicato la sua politica artica nel 2022.

Un altro strumento chiave per realizzare le ambizioni della Cina nell’Artico è la Via della Seta Polare, un’estensione della Belt and Road Initiative, che vuole promuovere la costruzione di infrastrutture nell’Artico, come porti e linee di transito. Per promuovere la Via della Seta Polare e l’ingresso nell’Artico, la Cina ha sviluppato relazioni con alcuni Stati artici.

Nel 2014, dopo le sanzioni occidentali imposte alla Russia a causa della crisi ucraina, Mosca e Pechino si sono avvicinate come alleati strategici e la regione artica è diventata un’area di cooperazione. La Cina ha iniziato a investire nel progetto Yamal, una joint venture basata su un impianto di gas naturale liquefatto nella Siberia nordoccidentale. È uno dei primi progetti della Via della Seta Polare. Nel 2016, le banche cinesi hanno coperto i 2/3 delle richieste di finanziamento estero del progetto, e oggi la China National Petroleum Corporation e il Silk Road Fund ne possiedono il 20% e il 9,9%. Inoltre, nell’aprile 2023, le guardie costiere russe e cinesi hanno firmato un accordo di cooperazione artica per rafforzare la sicurezza marittima nella regione dopo che il Forum della guardia costiera artica è stato sospeso in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, rafforzando il ruolo di Pechino come partner strategico di Mosca.

La Cina è emersa come partner commerciale ideale per Reykjavik dopo che la crisi finanziaria globale del 2008 ha gravemente danneggiato l’economia islandese. L’accordo di libero scambio tra i due Paesi, firmato nel 2013, ha rafforzato l’influenza della Cina nell’Artico. La partnership è incentrata sull’energia e sulla pesca. L’Islanda fornisce tecnologia, professionisti qualificati nella perforazione di pozzi e supporto tecnico, mentre Pechino offre accesso a uno dei più grandi mercati del mondo.

Anche la Groenlandia, la più vicina al Polo Nord, fa parte della strategia cinese, in quanto la sua posizione è cruciale per l’accesso all’Artico. Nel 2016 un’azienda cinese ha avviato una partnership con una compagnia australiana per sviluppare l’estrazione di terre rare e uranio a Kvanefjeld, nella Groenlandia meridionale.

Un artico globale?

La governance dell’Artico è entrata in una nuova fase, passando da un territorio separato con una propria agenda politica a una regione con legami più stretti con il resto del mondo. In futuro, il coinvolgimento della Cina nell’Artico e il suo tentativo di costruire la Via della Seta Polare presenteranno nuove opportunità e sfide per gli Stati artici. Essendo la Cina un Paese non artico, il suo successo sarà determinato dalle sue iniziative di “push-in“, dalla capacità di affrontare le reazioni contrarie a tale strategia da parte di USA e NATO, così come dall’abilità di superare l’incertezza sul progetto della Via della Seta Polare che risente dell’invasione Ucraina della Russia e degli Stato artici che si tirano indietro (la Groenlandia ha interrotto il progetto Kvanefjeld nel 2021). Nonostante ciò, il fatto stesso che le tensioni tra Cina e USA stiano emergendo nell’Artico è una prova di come la politica artica cinese stia contribuendo a ridisegnare l’Artico come spazio globale.

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