La presidenza italiana e la credibilità internazionale del Paese

Mai come nel caso del G7 a presidenza italiana, le riunioni previste sono state svolte in un contesto simile a quello attuale, con due conflitti – contro l’Ucraina e in Israele e Palestina – e una crisi straordinaria come quella causata dagli attacchi armati degli Houthi contro il transito delle navi nel Mar Rosso, per citare solo alcuni gravi episodi che accadono in Europa o in aree non lontane.  Quale sarà a giugno l’evoluzione di queste gravi vicende? È auspicabile che si arrivi almeno a un cessate il fuoco, se non addirittura a ipotesi di armistizi. Ma sarà così o si tratta di una spes contra spem?

La principale riunione del G7 si terrà a Borgo Egnazia, in Puglia, dal 13 al 15 giugno, poco dopo l’esito delle elezioni europee che, per l’Italia, si terranno l’8 e 9 giugno, mentre a livello europeo potranno comunque svolgersi tra il 6 e il 9 giugno. Questo contesto non potrà non influenzare i meeting del G7, che si potrebbero anche svolgere “in vitro”. Probabilmente, in quei giorni, si continuerà a discutere sugli esiti elettorali e sulle possibili formazioni dei nuovi organi dell’Unione. Senza citare poi altre vicende internazionali, come la campagna per l’elezione del Presidente degli Usa o l’elezione del Presidente della Russia. Si stima che quasi metà della popolazione globale andrà alle urne quest’anno. Sotto alcuni aspetti, potrebbe anche essere un vantaggio dover svolgere le riunioni del foro nel fuoco di problemi che incidono in corpore vili e, dunque, inducono a fare i conti con realtà tangibili e incombenti.

Il G7 a presidenza italiana dovrebbe ambire alla concretezza

Il programma di tutto il G7 è ambizioso. Con esso, la presidenza italiana gioca anche una carta per la propria credibilità internazionale, ma naturalmente all’aumento delle aspettative scaturenti dai temi in discussione corrisponderà, poi, una rigorosa valutazione dei risultati. Rappresenterebbe già un esito importante poter concludere il meeting di giugno se non con decisioni operative – che sarebbe un’illusione – con almeno impegni che, pur scontando altri numerosi e non facili passaggi, risultino meno distanti dall’attuazione di quanto solitamente accade in tali organismi che finiscono, volens nolens, con il limitare la loro funzione al sostanziale scambio di informazioni.

Naturalmente, non bisogna trascurare gli altri formati di incontri che caratterizzeranno il G7, a partire da quello dei Ministri finanziari, per i contributi che potranno offrire nelle loro aree d’interesse. In materia bancaria e finanziaria, sarebbe importante valutare come raccordare l’azione dei sette con quella delle principali Banche centrali, nel presupposto della reciproca autonomia. La premier Giorgia Meloni ha sottolineato la posizione dell’Italia quale ponte tra l’Atlantico e l’Indopacifico, ponendo in primo piano i temi della cooperazione internazionale e i rapporti con i Paesi in via di sviluppo, con le economie emergenti, soprattutto con l’Africa e, in questo quadro, sottolineando le urgenze per le politiche migratorie.

Energia e cambiamento climatico non potranno non avere un ruolo centrale in tutti gli incontri. Ma saranno in evidenza pure i temi della sicurezza, della finanza e dello sviluppo. La preparazione, come sempre, sarà decisiva anche per la selezione, nei numerosi incontri, dei temi prioritari. È importante, soprattutto nella riunione dei Grandi, concentrarsi sui temi che meritano un’assoluta priorità. Si deve tener conto che, come accennato, il contesto in evoluzione potrà sollecitare a dare la precedenza a nuovi argomenti. La concretezza dovrebbe essere uno degli obiettivi-vincolo.

Anche le linee di fondo non sono meno importanti. Pur con tutti i limiti di rappresentatività del G7  rispetto al G20, e pur con la contezza delle difficoltà del progetto, anche per non incorrere in un mero sforzo di fantasia,  sarebbe una scelta apprezzabile iniziare a definire le linee di un nuovo ordine internazionale (formula molto spesso agitata, senza mai fare, però, i conti con la realtà) o, almeno, sostenere il multilateralismo e introdurre antidoti a chiusure che potrebbero sopravvenire (si pensi a cambi di rotta negli Usa a seguito delle presidenziali o a impatti delle politiche cinesi e dei rapporti con la Russia).

Un’opportunità di rinnovamento per le istituzioni finanziarie ed economiche internazionali

Apprezzabile sarebbe anche un riesame critico della struttura e dell’azione delle istituzioni finanziarie ed economiche internazionali.  Nate in un lontano e un ben diverso contesto internazionale, esse necessitano di una sostanziale revisione istituzionale e organizzativa. A seguito degli attuali eventi bellici, in questa fase della vita dell’Occidente (e non solo) si pongono temi di grande spessore, quali l’adeguatezza, la concretezza, la cogenza del diritto internazionale e umanitario, nonché delle branche ad essi collegate, come il diritto della navigazione, il diritto marittimo e quello del mare.  Ma si pone anche il tema del livello di adesione al diritto stesso e dell’adeguatezza dell’insieme delle Corti con giurisdizione transnazionale.

Ovviamente, non è immaginabile che il G7 affronti il merito di queste complesse tematiche, come di quella della moratoria del debito dell’Africa, che richiama discussioni e impegni sulla remissione del debito dei Paesi poveri in occasione del Giubileo del Duemila. Tuttavia, non è eccessivo sperare che il G7 dia almeno una spinta ad affrontare questi temi straordinari e particolarmente complessi, anche in ragione dei solleciti che provengono dalla giusta esigenza di regole globali per l’epocale fenomeno dell’intelligenza artificiale.

Il quadro internazionale è oggi particolarmente complicato, pur se a vicinanze tra Russia e Cina e tra Russia e Iran potrebbe fare da contrappeso un orientamento per uno scambio telefonico tra Biden e Xi Jinping nel prossimo mese di marzo. Anche se, per ora, si tratta di un accenno e nulla di più. Bisognerà vedere quale sarà la situazione al momento del più importante incontro del programma, qual è il meeting di giugno.

Come accennato, una fase costituente di un nuovo ordine internazionale non è realistica, ma non per questo si deve abbassare la spinta innanzitutto ideale.  Ci si aspettano, come si è prospettato, risultati non epocali ma concreti, anche se delimitati. Perciò, nella preparazione degli incontri più importanti, sarebbe un segnale coinvolgere sin d’ora anche saperi, specialismi ed esperienze pure al di fuori dei canali istituzionali.

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