La nuova commissione europea a guida von der Leyen

Dopo settimane di accese contrattazioni politiche, il capo della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato la sua nuova squadra di vertice per aiutare l’Ue a superare i prossimi cinque anni di incertezza globale. Di fronte alla guerra della Russia in Ucraina, al potenziale ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e alla concorrenza della Cina, la formazione della nuova Commissione arriva in un momento cruciale.

Per far fronte alle sfide, la von der Leyen ha consegnato potenti portafogli economici a Francia, Spagna e Italia, assegnando a un candidato della destra romana un ruolo di primo piano. “Si tratta di rafforzare la nostra sovranità tecnologica, la nostra sicurezza e la nostra democrazia”, ha dichiarato il capo della Commissione annunciando la squadra al Parlamento europeo di Strasburgo.

Il candidato francese Stephane Sejourne è stato nominato vicepresidente esecutivo con il compito di supervisionare la strategia industriale, dopo che la von der Leyen ha estromesso il primo candidato di Parigi.

Anche la candidata spagnola Teresa Ribera, attivista socialista per il clima, è stata nominata vicepresidente esecutivo, con il compito di supervisionare la transizione economica del blocco verso la neutralità del carbonio.

Mentre la guerra della Russia contro l’Ucraina prosegue per il terzo anno, i ruoli di sicurezza e difesa hanno assunto un nuovo rilievo. L’ex primo ministro lituano Andrius Kubilius ha ottenuto un nuovo ruolo nella difesa, supervisionando la spinta dell’Ue al riarmo, diventando così uno dei numerosi critici della Russia nell’Europa orientale a ricevere un ruolo di rilievo. Tra questi, l’ex-premier estone Kaja Kallas, già scelto dai leader dell’Ue come capo della politica estera del blocco.

Anche la Finlandia, un altro Paese confinante con la Russia, ha visto la sua scelta di Henna Virkkunen con un ruolo di primo piano che comprende la sicurezza e la tecnologia.

Nell’ambito dell’attento gioco di equilibri del blocco, il capo dell’esecutivo tedesco ha dovuto scegliere la formazione per il suo secondo mandato tra i candidati proposti dagli altri 26 Stati membri. Ciò ha significato muoversi su un filo politico tra le richieste dei leader nazionali in competizione tra loro, facendo storcere il naso a qualcuno. La vittima più illustre è stato il candidato francese Thierry Breton, che lunedì si è dimesso improvvisamente da commissario per il mercato interno, accusando la von der Leyen di aver spinto Parigi a scaricarlo.

La von der Leyen ha fallito anche nel tentativo di ottenere un’amministrazione equilibrata dal punto di vista del genere, finendo con il 40 per cento di donne dopo aver fatto pressione sugli Stati membri affinché proponessero candidature femminili. La scelta di chi avrà l’incarico è un’indicazione della direzione che Bruxelles vuole dare all’Unione europea e del peso che gli Stati membri e i raggruppamenti politici avranno dopo le elezioni del Parlamento europeo di giugno.

Tra i sei potenti vicepresidenti della Commissione c’è anche l’italiano Raffaele Fitto, a cui è stato affidato il compito di occuparsi della coesione, in risposta ai successi ottenuti dai partiti di estrema destra alle elezioni di giugno. La prospettiva di affidare un ruolo di primo piano a un membro del partito Fratelli d’Italia del Primo Ministro Giorgia Meloni ha suscitato l’irritazione dei gruppi centristi e di sinistra. Meloni ha dichiarato che la sua nomina a vicepresidente “conferma il ritrovato ruolo centrale della nostra nazione nell’Ue”.

Dopo le sconfitte dei partiti verdi al ballottaggio di giugno, la difesa dell’ambiente è scivolata in fondo alla lista delle priorità di Bruxelles, e il modo in cui i vari aspetti della politica verde sono stati suddivisi tra i commissari è stato oggetto di particolare attenzione. Oltre al ruolo di Ribera per la transizione verde, l’olandese di centro-destra Wopke Hoekstra continuerà a occuparsi di clima e di rendere l’Ue neutrale dal punto di vista del carbonio.

Tra le altre scelte degne di nota, le decisioni di affidare alla croata Dubravka Suica un nuovo ruolo di supervisione della regione mediterranea e alla slovena Marta Kos – ancora da confermare come candidata del suo Paese – l’incarico per l’allargamento.

Altre figure importanti in futuro saranno Maros Sefcovic della Slovacchia, che si occuperà del commercio, e Piotr Serafin della Polonia, che guiderà i negoziati sul prossimo bilancio del blocco.

Tutti gli aspiranti commissari dovranno ottenere un ampio sostegno politico, poiché dovranno ancora ottenere l’approvazione del Parlamento europeo. Le audizioni inizieranno a Bruxelles nelle prossime settimane e i legislatori potrebbero respingere alcuni candidati. Tra i candidati sospettati di essere tagliati fuori c’è l’ungherese Oliver Varhelyi, uomo del primo ministro nazionalista Viktor Orban a Bruxelles negli ultimi cinque anni. A Varhelyi è stato affidato un ruolo ridotto questa volta, che riguarda la salute e il benessere degli animali. L’obiettivo dichiarato è quello di insediare la nuova commissione entro il 1° novembre, ma secondo i diplomatici si tratta di un traguardo ambizioso, mentre è più probabile che l’inizio avvenga il 1° dicembre.

© Agence France-Presse

 

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