La democrazia gambiana “osservata speciale”

Lo scorso 4 dicembre si sono tenute le elezioni presidenziali in Gambia. Adama Barrow è stato riconfermato presidente, quindi sarà alla guida del Paese africano fino al 2026. Secondo le autorità gambiane e gli osservatori internazionali il tasso di partecipazione al voto è stato dell’87%.

Il National people’s party (Npp) ha vinto le elezioni con il 53,23% dei voti. Il nuovo partito fondato da Barrow durante la sua presidenza si afferma quindi come forza maggioritaria del Paese, una conferma importante visto che il prossimo anno correrà per la prima volta alle elezioni parlamentari.

La forza di opposizione più votata è stato il partito United democratic party (Upd), che ha raccolto il 27,72% dei consensi per il suo candidato Ousainou Darboe. Quest’ultimo è stato a lungo uno degli alleati principali di Barrow, nonché suo mentore politico e sostenitore alle scorse elezioni presidenziali contro l’autocrate Yahya Jammeh. Venuto meno l’avversario comune e dopo alcuni attriti negli ultimi anni, i due leader si trovano oggi a contendersi il potere su fronti contrapposti.

Mama Kandeh e il suo Gambia Democratic Congress (GDC), invece, hanno raggiunto quota 12,32% dei consensi, affermandosi come terza forza politica. Kandeh aveva ricevuto l’endorsement di Jammeh dal suo esilio in Guinea, ma ha ottenuto meno voti rispetto alle elezioni del 2016. Questo risultato può quindi essere interpretato come una perdita di importanza dell’ex presidente e dei suoi sostenitori nel Paese. I rimanenti candidati hanno raccolto percentuali di consensi molto minori, tutte inferiori al 3%.

Le proteste delle opposizioni

Prima ancora che l’esito delle elezioni fosse confermato, Ousainou Darboe, Mama Kandeh e Essa Mbye Faal avevano contestato i risultati parziali, affermando che diversi ufficiali avevano riportato dei problemi durante le operazioni di voto. In particolare, secondo alcuni portavoce dell’Upd, ci sarebbero delle discrepanze tra il numero di aventi diritto al voto e i voti effettivi in alcuni seggi. Gli oppositori non hanno mostrato alcuna prova di irregolarità, ma hanno confermato di non voler lasciar correre.

Barrow ha celebrato la sua vittoria insieme a molti suoi sostenitori a Banjul, ringraziando per la fiducia che è stata riposta in lui e promettendo nuovi sforzi per risollevare le sorti del Gambia. Nelle stesse ore, però, alcuni sostenitori di Darboe sono scesi in piazza a protestare, per poi essere dispersi.

Ernest Bai Koroma, capo della missione di osservazione elettorale della Economic community of west african states (Ecowas) ha però fatto appello ai candidati chiedendo di accettare il risultato in buona fede. I risultati della votazione sono stati convalidati dalla commissione elettorale e Essa Mbye Faal ha ritirato le sue accuse. Gli altri due leader dell’opposizione hanno invece fatto sapere di essersi mossi per vie legali, invitando i loro sostenitori alla calma.

La fine di una stagione di instabilità?

Barrow si trova quindi alla guida di uno Stato in difficoltà economica e politica. La pandemia da Covid-19 ha colpito duramente il settore turistico, divenuto negli ultimi anni molto importante per il Gambia, che si attesta ancora come uno dei Paesi più poveri al mondo. Il primo mandato presidenziale di Adama Barrow era stato inoltre un periodo travagliato della storia gambiana.

Dopo la fine del regime di Yahya Jammeh proprio grazie allelezione di Barrow, molte forze politiche e sociali del Paese si sono trovate in attrito con il nuovo leader politico. Barrow è stato infatti accusato di aver agito esclusivamente per estendere il suo potere, replicando alcune delle dinamiche più tossiche della precedente era politica gambiana.

Qualunque sia il corso di questo mandato presidenziale, l’operato di Adama Barrow sarà cruciale nello stabilire il futuro della democrazia in Gambia. Il Paese africano è un osservato speciale della comunità internazionale, che sta cercando di capire quanto sia in grado di consolidare la sua democrazia e chiudere definitivamente la violenta era del regime di Jammeh.

A cura di Matteo Savi, autore della redazione Africa de Lo Spiegone

Foto di copertina EPA/YUSUPHA SAMAf

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