Usa 2024: un quadro nell’imminenza delle primarie
Il 5 novembre 2024, gli elettori statunitensi sceglieranno il loro presidente per il quadriennio 2025-’29: un voto determinante per il futuro prossimo dell’intero Pianeta, visto il peso geo-politico, economico e militare degli Stati Uniti.
Tutto, al momento, lascia credere che Usa 2024 sarà un ‘remake’ di Usa 2020, a parti invertite: il presidente in carica, il democratico Joe Biden, che avrà quasi 82 anni al momento dello scrutinio, cercherà di ottenere la riconferma: l’ex presidente Donald Trump, repubblicano anomalo, battuto da Biden nel 2020, cercherà di prendersi la rivincita e di tornare alla Casa Bianca. Trump, del resto, non ha mai ammesso la sconfitta del 2020, continuando a sostenere, senza lo straccio d’una prova, che quel voto fu truccato.
I pronostici sono, al momento, scritti sulla sabbia dei sondaggi: i primi voti delle primarie saranno espressi solo il 15 gennaio, con i caucuses nello Iowa. I repubblicani cominceranno come sempre in Iowa, mentre i democratici salteranno la prima tappa e inizieranno con quelle successive in New Hampshire e in North Carolina – è una novità -.
Usa 2024: temi e pronostici
L’America che andrà al voto il 5 novembre potrebbe non avere molto in comune con questa, alle prese con due guerre – in Ucraina e Medio Oriente – che la coinvolgono pur senza impegnarla sul terreno; e, sul fronte interno, con la prospettiva di un nuovo shutdown, cioè di una serrata di servizi pubblici federali, dalla metà del mese per il braccio di ferro in Congresso tra l’Amministrazione e l’opposizione, che alla Camera è in maggioranza.
Sulle scelte degli americani fra un anno, oltre all’economia – la crescita è modesta, l’occupazione è alta – e all’inflazione, in frenata ma a prezzo dell’aumento del costo del denaro, peseranno l’aborto e il rispetto dei diritti civili, in particolare delle minoranze e della comunità Lgbtq+, compromessi da una Corte Suprema d’orientamento fortemente conservatore.
Biden è un candidato fragile, per l’età e perché la sua popolarità è attualmente piuttosto bassa – e non è mai stata alta -, ma è praticamente senza avversari nella corsa alla nomination democratica. La concorrenza è davvero limitata: Marianne Williamson, 71 anni, attivista e autrice di best sellers, già in corsa senza successo alle primarie del 2020; e Dean Phillips, 54 anni, deputato del Minnesota. Si dice che potrebbe ancora scendere in campo Joe Manchin, 76 anni, senatore ed ex governatore della West Virginia, il democratico più vicino ai repubblicani; ma, finora, non s’è mosso – non è escluso che decida di correre da indipendente -.
Usa 2024: gli aspiranti alla nomination
Se Biden non ha rivali seri, i democratici non hanno, dal canto loro, un’alternativa su cui puntare se, per qualsiasi motivo, il presidente dovesse dare forfait, non potendo contare sulla vice-presidente Kamala Harris, 59 anni, che è sempre rimasta in secondo piano in questi tre anni di primo mandato.
S’è invece ritirato dalle primarie Robert F. Kennedy jr, 69 anni, l’ultimo della dinastia dei Kennedy in politica, su posizioni con venature ‘no vax’ e negazioniste: Kennedy ha ora deciso di presentarsi alle elezioni come candidato indipendente: non è chiaro quale possa essere il suo peso né a chi possa sottrarre più voti.
Molto più numeroso il lotto degli aspiranti repubblicani, fin qui dominato, nei sondaggi, da Trump, 77 anni. Cinque i suoi rivali che restano in pista: i più in vista sono il governatore della Florida Ron DeSantis, 45 anni, una campagna partita in fanfara, ma che s’è rapidamente impantanata; e l’ex governatrice della South Carolina, ed ex rappresentante degli Usa all’Onu, Nikki Haley, 51 anni, l’unica donna, la cui campagna, invece, trova consensi crescenti, anche alla luce delle sue performances nei dibattiti finora svoltisi.
Poi ci sono l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, 61 anni, un candidato perenne, esperto, ma mai capace di arrivare fino in fondo; il governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, 73 anni, nessuna chance; e, infine, l’imprenditore Vivek Ramaswamy, 38 anni, un ‘clone’ di Trump nel caso di tracollo dell’ex magnate – qualcuno li vede persino insieme in un ticket ultra-populista -.
Fra quanti si erano messi in corsa, ma si sono ritirati, ci sono Mike Pence, 64 anni, vice di Trump dal 2017 al ’21, ex governatore dell’Indiana, inviso ai ‘trumpiani’; il governatore del North Dakota Doug Burgum, 67 anni, e il senatore della South Carolina Tim Scott, 58 anni, l’unico nero;
Nonostante il suo vantaggio netto e costante nei sondaggi, il magnate ex presidente non è sicuro d’ottenere la nomination. La sua strada è infatti costellata di procedimenti giudiziari che lo vedono imputato: ben cinque. Due sono federali, uno a Washington per avere istigato la sommossa del 6 gennaio 2021 per indurre il Congresso a rovesciare l’esito delle elezioni, e uno in Florida, per avere sottratto agli Archivi Nazionali centinaia di documenti riservati.
Ce n’è uno statale, in Georgia, per avere esercitato pressioni sulle autorità locali perché alterassero i risultati elettorali. E due locali a New York, uno per soldi in nero a una pornostar durante la campagna 2016 perché tacesse una loro relazione di anni addietro e uno per pratiche finanziarie e commerciali scorrette ella sua holding, la Trump Organization.
Finora, in chiave Usa 2024, i rinvii a giudizio hanno giocato a favore di Trump, che fa il perseguitato dalla giustizia. Ma lo sviluppo dei processi potrebbe modificare l’atteggiamento dell’opinione pubblica: c’è il timore, nel partito repubblicano, che Trump possa ottenere la nomination, ma non possa vincere le elezioni, proprio come accaduto nel 2022, al voto di midterm, a molti suoi candidati.
A infastidire il magnate, anche le decisioni di alcuni Stati – Colorado e Maine, per ora – di escluderlo dalle primarie sulla base di un emendamento della Costituzione che mette al bando da cariche pubbliche chi si sia reso responsabile di insurrezione o rivolta contro la Costituzione stessa. Sarà, in ultima istanza, la Corte Suprema degli Stati Uniti a pronunciarsi sulla eleggibilità di Trump e anche sulla sua asserita impunità.
Anche Biden ha, però, grane giudiziarie verso Usa 2024: in Congresso, la Camera, a maggioranza repubblicana, porta avanti un processo di impeachment, destinato a finire in una bolla di sapone, ma che è comunque un’azione di disturbo; e poi ci sono i guai del figlio Hunter, che gli stingono addosso.