Nel corso del 2024 le agenzie di intelligence occidentali hanno lanciato l’allarme sull’aumento delle operazioni clandestine condotte dal regime russo in Europa. In particolare, si sono moltiplicati gli incendi dolosi, le esplosioni e le manomissioni di infrastrutture critiche in tutto il continente.
Nel 2023 l’intelligence militare russa (GU) ha istituito un Dipartimento attività speciali incaricato di organizzare attentati e sabotaggi. Centri commerciali e supermercati sono stati dati alle fiamme in Polonia e nei Paesi baltici da cittadini polacchi, bielorussi e persino rifugiati ucraini, motivati da ricompense economiche e talvolta all’oscuro dei mandanti, che li hanno contattati anonimamente via Telegram. In Germania è stato sventato un attentato ad Armin Papperger, amministratore delegato di Rheinmettal, azienda tedesca che fornisce aiuti militari all’Ucraina. Mentre in Spagna è stato assassinato il pilota russo che aveva disertato a favore di Kyiv e si era stabilito sotto falsa identità nei pressi di Alicante, dove è stato raggiunto da sicari assoldati dall’intelligence di Mosca.
È noto infatti che i servizi di Putin abbiano una collaborazione organica con la mafia russa per operazioni clandestine in Europa. In Francia hanno pagato cittadini moldavi e bulgari affinché disegnassero sessanta stelle di David sulle abitazioni di cittadini ebrei di Parigi all’indomani del 7 ottobre, o lasciassero una bara con la scritta “soldati francesi in Ucraina” davanti alla Torre Eiffel. In Germania hanno versato denaro a quattro balcanici per danneggiare oltre 270 auto alla vigilia delle elezioni e incolpare i Verdi, tra i più convinti sostenitori di Kyiv. Uno degli episodi più preoccupanti riguarda l’arresto di un uomo originario del Donbas, rimasto ferito nell’esplosione di un ordigno che stava assemblando nella sua stanza d’hotel all’aeroporto Charles de Gaulle, poche settimane prima dell’inizio delle Olimpiadi di Parigi.
Proprio i giochi olimpici sono stati funestati da un misterioso attacco che ha colpito tre delle quattro principali direttrici ferroviarie ad alta velocità, generando il caos per migliaia di utenti. Le indagini non hanno ancora identificato i responsabili, ma sarebbe ingenuo ritenere che un’operazione di tale portata sia stata ideata ed eseguita esclusivamente da piccoli gruppi di anarchici o ecologisti radicali. Quel che è certo è che il Cremlino ha dato carta bianca, come dimostra il piano per spedire pacchi esplosivi su voli DHL, che avrebbe potuto provocare disastri aerei e ha richiesto l’intervento dell’amministrazione Biden per minacciare ripercussioni.
Ci sono stati arresti di cittadini tedeschi di origine russa che preparavano attacchi a basi NATO dove passano gli aiuti per l’Ucraina o per avvelenare il sistema idrico di aeroporti militari, mentre in Polonia sono finite in carcere dozzine di persone pagate per installare videocamere sulle linee ferroviarie dirette a Kyiv o per sabotarle. La Scandinavia non è stata risparmiata, con incendi dolosi dalla Norvegia alla Finlandia, ma anche in Svezia, con la costruzione di una chiesa ortodossa russa ritenuta in una posizione sospetta, strategicamente vicina a un aeroporto militare e una centrale elettrica.
Le operazioni e i rischi in Italia
Dal 2016 l’Italia è stata oggetto di numerose operazioni di spionaggio, come dimostrano la condanna a 29 anni dell’ufficiale di Marina Walter Biot, i tentativi di infiltrazione alla base NATO di Napoli con l’agente dell’intelligence militare russa Olga Kolobova smascherata dai giornalisti di Bellingcat, o l’ufficiale francese processato per tradimento che lavorava nella struttura partenopea. La reclutatrice dell’FSB Natalia Burlinova, ricercata dall’FBI, nel 2019 è riuscita a infiltrarsi anche negli ambienti italiani. Allo spionaggio si sommano gli attacchi del gruppo hacker NoName057(16) contro infrastrutture digitali di Farnesina, banche e aeroporti, per rappresaglia alle parole del Capo dello Stato Mattarella, definito “russofobo” per la sua condanna dell’imperialismo di Mosca.
Ma le operazioni di sabotaggio non si sono limitate alla sfera digitale. Prova ne è la fuga dell’oligarca russo Artem Uss dai domiciliari a Milano in attesa dell’estradizione negli Stati Uniti per quattro capi d’accusa. L’evasione è stata materialmente facilitata da criminali balcanici, ma coordinata senz’altro dal Cremlino. La medesima procura, nel 2024, ha ottenuto il processo per due imprenditori brianzoli filorussi, accusati di ricevere criptovalute dai servizi di Mosca per mappare le zone cieche delle telecamere di sorveglianza a Milano e Roma, ma anche per allestire una rete di “safe house” per gli operativi russi e installare dash cam per le cooperative di taxi, con le registrazioni da mandare all’intelligence. Questo caso andrebbe messo in relazione con la notizia del Dossier Center, fondato da Mikhail Khodorkovskij, secondo cui i servizi militari russi hanno ricevuto l’ordine di raccogliere informazioni sui critici del Cremlino in Europa, inclusi politici, giornalisti, ricercatori e attivisti.
La sezione antiterrorismo della procura meneghina ha aperto un fascicolo per spionaggio sull’episodio del misterioso drone ad ala fissa di fabbricazione russa che per cinque volte ha sorvolato il Joint Research Centre UE di Ispra, a Varese, poco distante da stabilimenti sensibili di Leonardo. Non si tratterebbe di una novità, in quanto già in Germania droni russi sono stati avvistati sopra basi militari in cui vengono addestrati i soldati ucraini e simili incidenti si sono verificati anche su basi della RAF in Inghilterra. Volendo tracciare un parallelo con la Svezia, anche a Varese nel 2021 è stata inaugurata una chiesa ortodossa russa, a pochi chilometri dal centro europeo sulla ricerca nucleare di Ispra e dalle sedi Leonardo. Al di là delle speculazioni, è noto che il Cremlino utilizzi la Chiesa ortodossa russa per operazioni clandestine, appoggio logistico e propaganda.
Secondo un’analisi del Center for Strategic and International Studies, il numero di attacchi ibridi russi in Europa è triplicato nel 2024 rispetto al 2023, col 27% indirizzato alla rete dei trasporti e un 21% alle infrastrutture critiche, come le condutture energetiche e i collegamenti internet. Le reti ferroviarie italiane sono vulnerabili a sabotaggi fisici e a cyberattacchi, mentre i cavi sottomarini, come quelli Blue Med in posa a Genova, nel Mar Baltico, sono già stati oggetto di danneggiamenti mirati. Anche i rigassificatori di GNL, fondamentali per emanciparsi dalle forniture russe, sono potenziali bersagli nella guerra ibrida di Mosca. Si tratta di asset strategici che richiedono un’attenzione speciale.
Alla luce di questa situazione, anche in Italia si rende necessario un salto di qualità per la sicurezza interna. Una riforma attesa degli apparati di intelligence e controspionaggio, ma anche un’istituzione dedicata al contrasto delle ingerenze esterne per la sicurezza cognitiva. Inoltre, l’Italia è rimasta l’unico paese del G7 a non avere ancora un consiglio di sicurezza nazionale, perché il Consiglio supremo di difesa ha altre prerogative, e manca una strategia di sicurezza nazionale, elaborata invece dagli altri paesi europei. Insomma, occorre adeguare il modello istituzionale alle nuove sfide poste dalla Russia e da altri regimi che vogliono interferire nei processi democratici, aumentare l’instabilità e avanzare i propri interessi egemonici.
