Il rebus della “questione polacca” tra Polexit e europeismo

La “questiona polacca” non è una novità nella storia d’Europa. Il forte attrito tra il governo polacco, guidato dal partito populista Diritto e Giustizia (PiS),  le istituzioni dell’UE e alcuni degli Stati membri probabilmente non finirà in una guerra aperta ma resta pericoloso. La Commissione europea e la Corte di Giustizia dell’Unione europea (Cgue) hanno stabilito che le recenti riforme della magistratura polacca minano l’indipendenza dei tribunali e il principio di separazione dei poteri. Secondo la Corte Suprema polacca questa decisione non è compatibile con la costituzione.

I rapporti tra Ue e Polonia, e le conseguenti tensioni, hanno un valore tridimensionale.

La dimensione legale

Nonostante il primato del diritto europeo su quello nazionale degli Stati membri, solo la Corte di Giustizia può decidere se le istituzioni europee abbiano sconfinato nel loro ruolo.

Un conflitto tra diritto europeo e la costituzione di uno Stato membro diventerebbe uno scontro tra la Corte di Giustizia europea e la Corte costituzionale del paese. Le corti costituzionali di Italia, Francia e Germania  hanno dato vita a una dottrina – definita dei “controlimiti” dai giudici italiani – secondo la quale le decisioni della Corte di Giustizia possono essere contestate se ritenute contraddittorie di un principio fondamentale sancito dalla costituzione nazionale. Nonostante i possibili attriti, generalmente si è sempre evitato di arrivare al conflitto, cercando un dialogo tra le corti.

Il caso polacco è differente. La Corte non solo contesta interi articoli dei trattati europei, ritenuti incompatibili con la costituzione, ma ha agito nella sua attività di controllo costituzionale su richiesta e con l’appoggio del governo.

I valori fondamentali

I valori dell’Ue sono giuridicamente vincolanti solo nei casi in cui siano specificamente rilevanti per alcune politiche dell’Unione europea. Ma il comportamento della Polonia, come di altri paesi dell’Europa centrorientale, devia dai valori fondamentali degli altri Stati membri.  L’Ue non è solo un insieme di regole, ma anche solidarietà reciproca. Per la Polonia è una questione di sovranità, per gli altri, invece, di valori. E questi non sono negoziabili.

Il conflitto tra sovranità e valori non riguarda solo la Polonia, ma anche altri Stati membri, come l’Ungheria. In caso di mancato rispetto dei valori fondamentali, l’articolo 7 del trattato sull’Unione europea non prevede l’espulsione dello Stato imputato, ma la sospensione di alcuni diritti. Unanimità che in questo caso probabilmente sarebbe impossibile da trovare, con la Polonia supportata almeno dall’Ungheria.

Il fattore geopolitico

L’allargamento europeo a Est aveva l’obiettivo di stabilizzare la frontiera con la Russia. Il nazionalismo aggressivo del governo autoritario di Putin ha, infatti, sviluppato presto l’obiettivo di estendere la propria sfera di influenza sui paesi dell’est. L’importanza del fattore geopolitico è dimostrata dalla rapidità con cui, malgrado le divergenze, l’UE si è schierata a difesa della Polonia di fronte all’aggressiva strumentalizzazione dei migranti alla frontiera polacca da parte della Bielorussia.

È stato semplicistico pensare che i paesi dell’Europa orientale avrebbero facilmente e rapidamente abbracciato i valori occidentali una volta liberatisi del giogo comunista. Est e Ovest hanno attraversato una storia troppo diversa. I Paesi usciti dalle esperienze del comunismo hanno avuto una transizione democratica breve o del tutto assente. La bassa inclinazione a condividere la sovranità e le deboli istituzioni democratiche hanno reso i paesi dell’est più vulnerabili alle correnti populiste.

Pazienza strategica

La questione più importante per i paesi del nord Europa e per il Parlamento europeo riguarda il rispetto dei “valori fondamentali”. Una condizione rilevante anche per l’opinione pubblica. Il potere di far rispettare le regole è tuttavia limitato ed esiste il rischio che la mancanza di risultati verso Stati membri irrispettosi si ritorcerà contro la credibilità dell’Ue.

Da un altro punto di vista, la paura di una tendenza populista così forte anche in altri paesi europei non è in realtà una paura fondata. Finché il nazionalismo ne sarà una componente così forte, difficilmente attecchirà. Anche dove ha preso piede, come in Polonia e Ungheria, non vuol dire che unisca i paesi nelle loro strategie. Oltre all’ostilità verso Bruxelles, infatti, i due Paesi sono divisi su altri temi.

A sostegno del fattore “geopolitico” c’è la priorità di mantenere unita l’Unione europea. Il perno è la Germania, in particolare con l’eredità di Angela Merkel, che del compromesso e della pazienza ne ha fatto una strategia fondamentale. Il compito della Commissione consisterebbe principalmente nell’applicazione della clausola dello “stato di diritto” introdotta nel Piano per la ripresa dell’Ue. Questa prevede infatti la sospensione del sostegno finanziario ai Paesi che non rispettano lo stato di diritto. Il problema d’altronde riguarda anche altri Stati membri, anche se la Polonia resta lo stato strategicamente più importante a est. Alcune interpretazioni delle decisioni della Corte polacca rimandano alla possibilità dell’uscita della Polonia dall’Ue, la cosiddetta Polexit. Sovranità e ostilità nei confronti delle istituzioni europee sono effettivamente dei punti nevralgici della questione, come lo erano per il Regno Unito. In questo caso però la popolazione polacca non ne vuole sapere di uscire dall’Ue.

Sospendere i finanziamenti potrebbe essere un possibile approccio. Per la Polonia il sostegno è vitale e c’è ancora voglia di Europa. All’interno il desiderio di condividere i valori europei è forte quanto il nazionalismo. Intanto sullo sfondo c’è qualche segnale di volontà da parte del PiS di raggiungere un compromesso.
In una situazione che non cambierà facilmente e rapidamente, è auspicabile che l’Ue e gli Stati membri continuino ad applicare, con determinazione e pazienza, qualsiasi pressione legale utile per comunicarla correttamente alla maggioranza pro-europea dei polacchi e che non sia strumentalizzabile dai nazionalisti.

Questo articolo è un estratto in italiano tratto dal Commentary scritto da Riccardo Perissich per l’Istituto di Affari Internazionali.

Foto di copertina EPA/ART SERVICE 2 POLAND OUT

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