Il difficile percorso verso la pacificazione in Venezuela

Le manovre “anti-corruzione” ed “anti-opposizione” del Chavismo, il fracasso della “Conferencia Internacional sobre Venezuela” ospitata dal presidente Gustavo Petro in Colombia, rendono il quadro del futuro prossimo del Venezuela estremamente confuso – e non è un bene per i prossimi, fondamentali, appuntamenti : le primarie dell’opposizione ad ottobre e le elezioni politiche del 2024.

La Paz serà mi puerto, mi gloria, mi recompensa, mi esperanza, mi dicha y cuanto es precioso en el Mundo” – così affermava Simon Bolivar, El Libertador, facendo riferimento alla pace come valore più alto e cosa più importante nel mondo. Frase che al giorno d’oggi, considerata la situazione interna del Venezuela, sembra essere un lontano ricordo.

Economia al collasso e disastri ambientali

Il Venezuela è tra le crisi umanitarie più complesse. Come specifica Natasha Saturno, avvocata venezuelana e coordinatrice della unità Diritti Umani di Accion Solidaria, “9 milioni di persone nel paese non hanno accesso a farmaci e medicine, aggiungendo il dato inquietante del 90% della popolazione venezuelana che, praticamente, non ha accesso al sistema sanitario”.

Lo scenario disastroso è completato da un’economia al collasso da anni, il sistema petrolifero (vero ed unico traino per il paese) immobile, “las guerrillas” provenienti in parte dalla Colombia ed in parte dalle regioni più remote del Venezuela ormai fuori controllo, nonché il disastro ambientale che colpisce, in particolare, lo Stato de Amazonas e l’immenso lago di Maracaibo; quest’ultimo una vera bomba ecologica in procinto di esplodere, tanto che finanche la PDVSA (la compagnia petrolifera nazionale) ha deciso di investire per il cambio di tutte le condotte che attraversano il lago.

Se dovessimo analizzare lo stato di salute del paese attraverso le mosse del presidente Nicolas Maduro, allora potremmo dire che il Venezuela gode di una perfetta sintonia a livello internazionale con molti, importanti, partner: primi fra tutti la Cina e l’Iran. Le mosse del governo bolivariano sul piano diplomatico sono state infatti ineccepibili – Negli ultimi 10 giorni ha compiuto una serie di missioni internazionali che lo hanno condotto nelle “classiche mete” della diplomazia caraqueña (Cuba, Algeria) per poi concludere il viaggio in Cina, con tappe nelle città di Shanghai e Pechino, dove ha fatto trionfalmente visita al presidente Xi Jinping. Nicolas Maduro, nel quadro di questa importante missione estera si è anche spinto a chiedere personalmente, cara a cara, al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che siano tolte le sanzioni internazionali sui fondi del Governo, che dal 2019 tengono bloccati, almeno, 22.000 milioni di dollari nel sistema finanziario internazionale.

Libertà di espressione e opposizione politica a rischio

In realtà lo stato di salute del Venezuela, come prima ricordato, non è dei migliori; anzi, da un’analisi attenta della situazione interna, lo scenario è spaventoso. Si consideri che la Mision Internacional indipendente de determinazione de los hechos sobre la Republica Bolivariana de Venezuela, organismo istituito dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU nel 2019 (con risoluzione 42/25), per valutare presunte violazioni sistematiche perpetrata dal Governo sulla popolazione civile nel periodo 2014 – 2017 (ne scrissi su queste pagine riguardo alla procedura aperta presso la Corte Penale Internazionale) è stata prorogata fino al 2024.

L’esigenza è quella di continuare il monitoraggio in particolare durante il periodo elettorale per far in modo che i processi che sottendono le elezioni (campagne elettorali, manifestazioni elettorali, votazioni) siano “protette” da possibili violazioni lesive dei diritti personali, politici e civili. Secondo il Quarto Report presentato lo scorso mercoledì 18 ottobre a Ginevra, nel periodo dal 2020 al 2023 (periodo di campagna elettorale), sono state 58 le persone arrestate in maniera arbitraria, torturate o “prese in consegna” senza alcun motivo. Tra queste persone c’è anche Maria Corina Machado, leader indiscussa del partito di opposizione “Vente Venezuela”, attualmente favorito nella campagna per le Primarie.

Ovviamente il governo bolivariano ha qualificato come “false” le tesi espresse nel report della Missione. Su queste premesse si incardina la lotta, ferocissima, politica che sta animando il paese in vista delle elezioni politiche che si terranno nei primi mesi del 2024.

La vaghezza sulle date elettorali è d’obbligo, considerando il fatto che nell’aria ci sia anche un possibile, ma non probabile, anticipazione delle stesse a fine 2023. La strategia del governo di Nicolas Maduro è infatti quello di creare meno stabilità e certezza in tutti i settori della vita pubblica ed elettorale, per rendere la vita impossibile all’opposizione, ai suoi candidati, nonché agli stessi elettori che dovranno recarsi alle urne. Come afferma il Report: “ci sono motivi ragionevoli per credere che il governo porti avanti una campagna per distruggere la reputazione degli oppositori politici e civili.

Distruggere la reputazione, esattamente come hanno fatto con Juan Guaido, attualmente in esilio forzato a Miami o le pressioni sulla candidata dell’opposizione Maria Corina Machado, fortemente favorita come sfidante alle elezioni. La Machado è anche stata inabilitata dall’esercizio di incarichi pubblici per 15 anni, conseguentemente ad una investigazione governativa che ha scovato “errori e omissioni nella sua dichiarazione giurata del patrimonio finanziario” – come afferma il documento della Controlaria General del Estado che ha emanato l’atto. Una evidente mossa ai limite del surreale per estromettere un elemento che sta creando molto audience e che ha tutte le carte, e qualche asso nella manica, per credere ad un possibile futuro successo.

Machado sta operando una campagna elettorale di larghissimo respiro, per tutto il paese, anche nelle aree più remote, confrontandosi con numerosi rischi il più delle volte provenienti dagli stessi ambienti paramilitari filogovernativi – i colectivos, gruppi armati composti spesso, anche, da ex galeotti al servizio del governo di Nicolas Maduro, attuano manovre intimidatorie nei confronti della leader di Vente Venezuela, estremamente aggressive e pericolose. In tutte le sue paradas electorales (soste elettorali) in giro per il paese, la Machado è stata pedinata, seguita e fermata continuamente fino ad arrivare ai limiti di un vero e proprio sequestro di persona. Per questi motivi, però, la popolazione la sta premiando nei sondaggi, le sta dando fiducia e sta avendo speranza – la considerano, infatti, come la leader dell’opposizione e possibile futura Presidente un numero considerevole di Venezuelani – stando ai numeri di una statistica operata da una piattaforma indipendente venezuelana, la Machado stacca gli altri candidati dell’opposizione favoriti ben quattro volte; se Henrique Carpriles (Primero Justicia) si situa al 4,43%, Freddy Superlano (Voluntad Popular) al 4,12%, Maria Corina Machado (Vente Venezuela) raggiunge il 41,42%, un soglia elevatissima.

I candidati dell’opposizione

L’offerta elettorale nell’opposizione è molto vasta, a tratti disorientante; quattro donne: Delsa Solorzano (Encuentro Ciudadano), Tamara Adrian (Unidos por la Dignidad), Gloria Pinho (Movimento por ti Venezuela) y Maria Corina Machado (Vente Venezuela) e 9 uomini: Andres Caleca (Independiente), Andres Velasquez (La Causa R), Henrique Capriles Radowsky (Primero Justicia), Carlos Prosperi (Action Democratica), Cesar Almeida (UPP89), Cesar Perez Vivas (Partido Centro Democratico), Freddy Superlano (Voluntad Popular), Luis Farias (Independiente), Robert Enriquez (Copei-Odca), compongono l’immenso pool dei candidati di opposizione.

Uno dei grandi problemi che l’opposizione deve fronteggiare è che le tre opzioni elettorali favorite (Machado, Capriles, Superlano), per motivi differenti, sono stati sanzionati dalla Controlaria General del Estado e inabilitati, il che significa che possono registrarsi per i processi delle Primarie, essendo consultazioni senza collegamento con il Governo, ma non possono iscriversi al Consejo Nacional Electoral come candidati ufficiali alla Presidenza. Ovviamente dal Consejo Nacional del Primarias (organismo creato dall’opposizione per gestire questa fase pre-elettorale) confidano nel fatto che queste misure siano assolutamente illegali, salvo non aver potuto o saputo spiegare quale sarà la strategia nel caso, incredibile, che uno di questi candidati venga eletto.

Ci sono state numerose riunioni private tra i partecipanti dell’opposizione alle primarie, considerando anche gli attacchi che provengono dalla stessa ala – Luis Ratti, alto dirigente di Primero Justicia, alla fine di maggio di quest’anno ha di fatto denunciato il processo elettorale delle primarie dinnanzi al Tribunal Supremo de Justicia, accusando un processo imparziale, contro la Costituzione e le leggi della partecipazione cittadina. Lo stesso Ratti ha poi sollevato dubbi anche sui fondi che la Machado sta utilizzando per la sua campagna.

Insomma, come sovente, la politica interna venezuelana non persegue mai un tragitto lineare, si devono sempre attendere le ultime battute temporali, bisogna sempre arrivare alle date “definitive” per capire come andrà, e queste primarie dell’opposizione non sono un caso a parte.

Tutto rimandato al 22 Ottobre, giorno delle Primarie dell’opposizione.

Foto di copertina EPA/Rayner Pena R

Ultime pubblicazioni