Il futuro della libertà di stampa è il futuro della democrazia

Il 3 maggio, Giornata mondiale per la libertà di stampa, viene celebrato con un convegno internazionale a Parigi, al quartier generale dell’Unesco. Altre cerimonie (come quella organizzata a Milano, al Giardino dei Giusti, dall’associazione Gariwo) si svolgono in quegli Stati democratici in cui l’espressione “libertà d’informare” ha un senso nella realtà quotidiana della popolazione. Mai come oggi, il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni è un rivelatore di realtà molto diverse. Tra Paesi democratici e autocrazie sono aumentate le differenze e si è sviluppa una crescente diffidenza. Sembrano pianeti diversi, malgrado le speranze nate in questi decenni sull’onda delle tecnologie della comunicazione. I nuovi muri sembrano più forti persino delle nuove tecnologie. La globalizzazione esiste nell’economia, non nell’informazione.

Lo scorso autunno, l’Union internationale de la Presse francophone ha tenuto a Parigi un convegno sulla libertà d’informazione in cui questa diversità è stata drammaticamente evidenziata. Ma non ci si piò fermare a questa constatazione. È ovvio che la situazione delle democrazie europee non possa essere paragonata, ad esempio, a quella di Stati africani in cui oggi gli oppositori vengono sistematicamente intimiditi e persino arrestati. Questo però non indica affatto un’assenza di gravissimi problemi nelle democrazie europee o americane. Nessuno ha il diritto di consolarsi dicendo che altri stanno peggio. La Giornata della libertà di stampa ha un senso se diventa un momento per riflettere sulle sfide che ciascuno ha di fronte a sé e da cui dipendono la conquista o il mantenimento della democrazia.

Laddove i poteri politici vengono liberamente scelti dai cittadini, ci si rende conto oggi dei limiti e dei problemi delle stesse istituzioni democratiche. In gran parte dei Paesi europei (come Italia, Francia e tanti altri ancora) la partecipazione dei cittadini alle urne cala in modo preoccupante e ci si chiede come far rinascere la partecipazione della popolazione alla vita delle istituzioni rappresentative. Questo risultato non può essere raggiunto senza una vera libertà di stampa. Ecco la riflessione sul futuro dell’informazione diventare tutt’uno con quella sul futuro della democrazia.

Un Paese come la Francia, in cui molti media erano nelle mani di cooperative di giornalisti o di imprenditori editoriali, vede oggi il dominio di gruppi di altra natura. Perché si buttano sull’informazione? La privatizzazione (1987) del primo canale della tv pubblica (Tf1) è andata a vantaggio del gigante delle costruzioni Bouygues, che si è poi espanso anche nel settore della telefonia mobile proprio come altri attuali grandi protagonisti del paesaggio mediatico transalpino (Bolloré, Drahi, Niel). Il quotidiano Le Figaro, un tempo nelle mani dell’editore Hersant, appartiene oggi alla famiglia Dassault, che fornisce allo Stato i suoi principali velivoli militari. I quotidiani Les Echos e Le Parisien appartengono al gigante del lusso LVMH. La relazione media-istituzioni si snoda tra i dubbi, provocati dai particolari interessi di chi è proprietario dei media stessi. Interessi legittimi, ma talvolta inquietanti.

Anche dove la libertà di stampa pare acquisita, è dunque importante capire che questo principio va interpretato ogni giorno in rapporto alle reali possibilità e alle reali volontà di garantire un’informazione approfondita e pluralista. Va interpretato in primo luogo dai giornalisti, ma anche su questo c’è da interrogarsi. Quali sono le specificità e la deontologia dei giornalisti in un contesto in cui le nuove tecnologie consentono a tutti di indirizzare informazioni verso un pubblico vastissimo? Una domanda a cui i rappresentanti della categoria dovrebbero forse sforzarsi con crescente determinazione di trovare risposte al passo coi tempi.

Tra i Paesi in cui la libertà di stampa viene quotidianamente colpita c’è oggi la Russia di Putin, che si è assunta la terribile responsabilità di iniziare il 24 febbraio del 2022 la guerra contro la confinante Ucraina. Nella Russia attuale, i giornalisti rischiano sistematiche persecuzioni e pesanti condanne penali se esprimono posizioni in dissenso dalla linea ufficale. La loro situazione non può che essere al centro delle comuni riflessioni in occasione di questa Giornata mondiale della libertà di stampa. È la trentesima Giornata da quando questa ricorrenza è stata creata sotto l’egida dell’Unesco. La trentesima e forse la più importante.

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