In Colombia un voto storico per la sinistra di Gustavo Petro

Mancano pochi mesi alla fine del mandato di Iván Duque alla guida della Colombia e il Paese sudamericano appare più che mai avviato verso una svolta storica. Domenica 29 maggio più di 39 milioni di elettori saranno chiamati alle urne per il primo turno delle presidenziali. Tutti i sondaggi concordano sul netto vantaggio del candidato di centro-sinistra Gustavo Petro. Se dovesse effettivamente prevalere sugli altri sei contendenti, si tratterebbe di una novità assoluta per la Colombia: il primo capo di Stato estraneo allo stampo di destra che ha marcato il corso politico del Paese per due secoli, sin dall’indipendenza.

Difficilmente però questa domenica Petro riuscirà a concentrare più della metà dei voti – necessari per aggiudicarsi la vittoria – su di sé e sull’aspirante vicepresidente Francia Márquez. Verosimilmente sarà determinante il ballottaggio, programmato per il prossimo 19 giugno. La nuova formula presidenziale entrerà in carica il 7 agosto, il mandato dura quattro anni.

Le proiezioni e gli sfidanti di Petro

Il sondaggio pre-elettorale di Invamer (Investigación y Asesoría de Mercado) prevede il voto di domenica come un successo per la sinistra, con un’intenzione di voto del 40,6% per Petro. Le preferenze per il candidato successivo, l’esponente della destra Federico ‘Fico’ Gutiérrez, si fermano al 27,1% determinando un chiaro distacco.

Nel secondo turno tuttavia, Gutiérrez – ex sindaco di Medellín e forte dell’appoggio di uno dei principali partiti del Paese – il Partido Liberal, potrebbe recuperare nettamente terreno catalizzando su di sé anche i voti dei centristi Rodolfo Hernández e Sergio Fajardo. D’altronde, l’improvviso balzo in avanti della popolarità di Hernández delle ultime settimane rende il sorpasso nei confronti di Gutiérrez uno scenario non da escludere.

Il dissenso verso la politica economica di Duque

La popolarità del presidente colombiano in carica, esponente dell’estrema destra, è estremamente bassa. Sempre Invamer, lo scorso marzo, ha condotto un’inchiesta nella quale il 73% di intervistati si è dichiarato scontento della sua gestione. Un anno fa, in corrispondenza con l’ondata di proteste e scioperi scatenati dalla riforma fiscale, questa impressione negativa era persino più alta di un paio di punti percentuali.

La crisi sociale e politica del 2021 ha danneggiato irrimediabilmente la percezione del governo Duque, soprattutto a causa delle modalità con cui la mobilitazione dei cittadini è stata brutalmente repressa dalle forze dell’ordine, causando decine di vittime. A quel punto, sotto i riflettori non c’era più solo lo scontento per la gestione economica del Paese: erano riemersi a catena e con veemenza molti altri fattori di insicurezza e disagio sociale.

Già alla fine del 2019, i colombiani erano scesi in strada per contestare la riforma tributaria e da allora la situazione non ha smesso di peggiorare su più fronti: il tasso di povertà è in netto aumento e il peso perde forza rispetto al dollaro; secondo dati del Banco de la Republica, l’inflazione è passata dal 3,23% del settembre 2018 al 9,23% di aprile 2022.

Il Paese al voto

Certo l’emergenza da Covid-19 ha gravato fortemente su questi indicatori economici, anche se in realtà la gestione della pandemia è stata valutata in modo molto favorevole dalla popolazione. In particolare la campagna di vaccinazione ha rappresentato uno dei momenti di ripresa della fiducia verso Duque.

D’altra parte, a tormentare la Colombia, rimangono le costanti di vecchia data legate alla corruzione, al narcotraffico e al risorgere del potere dei gruppi armati. Il direttore dell’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz) Camilo González Posso,  in un’intervista con la CNN, ha chiarito in che termini l’inasprirsi della violenza sia strettamente legato alla mancata implementazione dell’accordo di pace con le ex guerriglie FARC.

“Il governo ha messo in atto una simulazione per vendere sul piano internazionale un’immagine di sé che rispetta la pace, quando allo stesso tempo l’ha sostituita con una politica di sicurezza che crea una nuova guerra” ha dichiarato González Posso. Secondo Indepaz, tra il 2019 e il 2022 più di 800 leader sociali sono stati assassinati.

Gustavo Petro i rischi della sua candidatura

Anche la corsa alle presidenziali ha risentito di questo clima estremamente teso e violento. Soprattutto il favorito Gustavo Petro e i membri del suo movimento Pacto Historico hanno ricevuto lettere minatorie da parte di organizzazioni armate. Alcune tappe della campagna elettorale sono state cancellate per i rischi alla sicurezza: quando sale sul palco Petro è solito indossare un giubbotto antiproiettile.

Gli attentati ai candidati presidenti non sono una novità nella storia della Colombia e Petro si presenta come un personaggio particolarmente scomodo per il cambiamento che promette di imprimere al corso politico del Paese.

Negli anni ‘80, faceva parte della guerriglia ora demilitarizzata M-19. Ex senatore e sindaco di Bogotà tra il 2012 e il 2015, si candida oggi per la terza volta alla carica più alta, dopo essersi fatto sfuggire la vittoria nel 2018 proprio contro Duque.

La vera fine del conflitto con le FARC e il pieno rispetto dei trattati del 2016 fanno parte dei punti del programma del Pacto Historico. Tra questi ci sono anche politiche di welfare per affrontare i nodi della povertà e della dipendenza da stupefacenti, in parallelo con una spinta alla legalizzazione che toglierebbe potere al narcotraffico.

Anche la scelta della vicepresidente è senz’altro un elemento di novità. Francia Márquez – afrodiscendente, femminista, con alle spalle una storia di lotte per l’ambiente e contro l’estrazione mineraria – impersona molte delle categorie sociali tradizionalmente escluse dalla politica.

Foto di copertina EPA/Carlos Ortega

Articolo a cura di Francesca Rongaroli, caporedattrice Centro e Sud America de Lo Spiegone.

***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo si spiegare le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.

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