Come sarà il mondo post-pandemico? Lo abbiamo chiesto ai giovani

La politica internazionale tocca il nostro quotidiano più di quanto molti immaginano. Dall’aria che respiriamo al cibo che mangiamo, dalla sicurezza al lavoro fino alla resilienza delle nostre istituzioni democratiche, non esiste interesse o valore che non sia plasmato profondamente dalla politica internazionale. La consapevolezza di questo è forte soprattutto nelle generazioni più giovani.

Ed è per ascoltare e per dare voce a loro che l’Istituto Affari Internazionali (IAI) ha creato il “Premio IAI: Giovani Talenti per l’Italia, l’Europa e il mondo”.

Ormai giunto alla sua quarta edizione, il Premio IAI 2021 si è concentrato sul nesso tra il mondo (post-)pandemico, il sistema internazionale e il ruolo dell’Europa. E anche quest’anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in un messaggio indirizzato ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato, ha voluto rendere omaggio alle loro idee.

I saggi dei finalisti dipingono un mondo divenuto sempre più conflittuale. La pandemia ha acceso i riflettori sull’acuirsi della rivalità tra Stati Uniti e Cina, una rivalità confermata dall’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca. Oggi il confronto tra Washington e Pechino non si riduce più, infatti, a una mera lista di tensioni, dal commercio a Hong Kong, dallo spazio a Taiwan. A differenza degli anni passati, è ormai chiaro che dietro alla competizione economica e tecnologica tra Stati Uniti e Cina si cela una competizione tra sistemi e ideologie politiche: siamo davanti a un conflitto tra democrazie e autocrazie.

Il nostro è un mondo più conflittuale ma che rischia di soccombere al protezionismo. Nonostante dietro la competizione tra democrazie e autocrazie ci sia il sano istinto alla protezione dei nostri sistemi politici ed  economici, infatti, questa protezione rischia di sfociare in protezionismo. E un mondo in cui un “decoupling” tra Stati Uniti e Cina è portato all’estremo, è anche un mondo infinitamente più rischioso. Perché se è vero che l’interdipendenza in sé non porta automaticamente la pace, può spesso essere un fattore decisivo nella mitigazione dei conflitti. Un mondo più protezionista, autarchico e de-globalizzato, è, al contrario, un mondo più pericoloso.

Lo è tanto più alla luce del fatto che la pandemia ha reso sempre più evidente la necessità assoluta di maggiore cooperazione internazionale. Questa è la seconda lezione messa a fuoco chiaramente dai finalisti del Premio IAI. Sullo sfondo del Summit G20 sotto presidenza italiana, emerge chiaramente dai loro scritti l’interesse vitale per un multilateralismo rafforzato. Dalla lotta al Covid ai finanziamenti per il clima fino alla tassazione minima globale delle multinazionali, non esistono soluzioni nazionali quando si tratta di sfide transnazionali.

Ma l’Italia dunque cose deve fare? Investire le sue risorse nel rafforzamento di un’autonomia europea, un’autonomia che non è sinonimo di autarchia o di chiusura, bensì di capacità di governare l’interdipendenza rivendicando il proprio posto alla tavola delle grandi potenze, non stando sul loro menu. È un’autonomia europea letta come riflesso di un rapporto transatlantico rafforzato, perché una maggiore responsabilizzazione europea e un maggiore rispetto statunitense nei confronti dell’Europa sono due facce della stessa medaglia.

Questi sono solo pochi spunti del ricco elenco di idee e di analisi raccontate dai nostri finalisti. Vi invito a leggerle, sono certa che ispireranno anche voi.

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