Fermiamo il nazismo di genere dei talebani

In Afghanistan è nazismo di genere. La lunga lista dei divieti di esistenza del genere femminile, porta alla conclusione di una sola lecita figura prevista: la fattrice, la riproduttrice. In burqa, rigorosamente coperte, le donne non possono mostrarsi in pubblico o partire, allontanarsi da casa senza un maschio parente.

Non è un paese per donne

L’Afghanistan è fuori dalla storia: i talebani hanno rapito e sequestrato una popolazione senza mai indire un’elezione, una consultazione popolare, hanno invaso un Paese dopo il ritiro delle Forze occidentali e la fuga della classe dirigente di governo. Migliaia i militari afghani dell’ex governo assassinati e torturati. L’Afghanistan è il Paese dove non è permesso alle donne di studiare né di frequentare le scuole superiori. È un mondo chiuso di soli maschi al governo e nei luoghi di lavoro, l’unico genere a potere circolare liberamente per strada.

Donne chiuse in casa nel 2023 costrette a guardare il mondo dalla serratura in un incubo. Sono i talebani a imporre la legge della sharia fino alla proibizione del gusto del gelato alle donne. Le donne non possono provare alcun tipo di piacere né esercitare alcun diritto, immaginiamo poi l’autodeterminazione del proprio corpo e pensiero, se non quello imposto dai maschi della famiglia e dal governo dei terroristi. Perché i talebani questo sono: terroristi secondo la risoluzione Onu e mafiosi perché produttori di droghe. È lecito che la comunità internazionale non alzi la voce in coro – dov’è il coro? – a urlare la voce stessa delle donne in Afghanistan? Le uniche – le donne – che ancora oggi coraggiosamente escono per strada a protestare, perseguitate, torturate, stuprate e imprigionate dai talebani.

La denuncia di Emergency

Dopo l’ultimo divieto per le donne di frequentare l’università, con un esito distruttivo sulla salute pubblica, Emergency ha denunciato che “questo provvedimento rischia di avere un impatto negativo sulla salute delle donne poiché per ragioni culturali l’assenza di personale sanitario e medico femminile rappresenta di per sé un forte ostacolo nell’accesso alle cure per una fascia della popolazione già molto vulnerabile, in un Paese dove il tasso di mortalità materna è di 638 ogni 100 mila nati vivi (contro i 2 ogni 100 mila nati vivi in Italia e i 7 del Regno Unito)”.

Emergency da tanti anni forma personale medico afghano, comprese le donne: come potrà garantire le cure necessarie alla popolazione senza di loro? Sono solo le donne che possono curare e toccare le altre donne. Qui non si tratta dei libri al rogo di medievale memoria ma di donne al rogo. Di più. I talebani hanno vietato alle donne, il 24 dicembre 2022, di lavorare anche nelle ong che con eroismo tentano ancora oggi di continuare ad assistere la popolazione allo stremo.

È un cerchio che si sta stringendo sempre più per estromettere le ong dall’Afghanistan, per espellere gli ‘intrusi’, per ridurre a una prigione di stenti le donne che servono solo come riproduttrici, con milioni di donne segregate in casa, succubi dei maschi. Con la pedofilia imperante nel Paese, proprio ad opera dei talebani che ricercano e favoriscono la prostituzione minorile oltre alle spose bambine.

Le donne in fuga dai talebani

È la dottoressa Batool Heidari, psicologa e sessuologa di Kabul, a pubblicare in Europa la denuncia.  Un Paese dove i bambini, oltre alle donne, sono caduti in ostaggio dei più forti e dei violenti. Batool è ora in Italia con la sua famiglia, con tante altre donne dell’Afghanistan Women’s Political Participation Network, che ho messo in salvo – su loro richiesta di aiuto – con la Rete dei diritti umani della società civile che ho fondato: UDI, Chiese Battiste, Salesiani per il Sociale e la coop ‘Una città non basta’. Abbiamo messo in sicurezza 70 rifugiati, donne dirigenti femministe, cervelli e professionalità, tanti giovani e bambini. L’ultima famiglia di 7, salvata in extremis grazie ai corridoi umanitari di Sant’Egidio e all’accoglienza di Don Luigi Ciotti col Gruppo Abele, su mia richiesta.

Tutti gli altri rifugiati hazara e sciiti del nostro gruppo, destinati al genocidio, si sono pagati il biglietto aereo da sé, dopo mesi di vita nascosta. Abbiamo certezza che i talebani fanno abortire i feti di genere femminile delle loro spose bambine, ne abbiamo testimonianza. Vogliono una razza di maschi pashtoon di loro diretta discendenza: le femmine servono solo a riprodurli.

Questo è nazismo di genere e va fermato. Perdonate i miei severi interrogativi: che ruolo stanno svolgendo Onu e Unhcr oggi in questa gravissima violazione dell’esistenza umana? Dov’è l’Unhcr lungo i confini dove i profughi fuggono come carne da macello verso la libertà, frustati, derubati, abusati e umiliati? Possiamo abbandonare in questa camera a gas, donne e bambini afghani? Possibile che non ci sia una levata di scudi corale mondiale? Dov’è finita la voce umanitaria delle grandi potenze? Occorre una strategia mondiale urgente altrimenti non saremo mai più credibili: non si può passare dall’interventismo coi soldati occidentali in Afghanistan alle mani lavate da Ponzio Pilato. Interveniamo subito.

Foto di copertina EPA/STRINGER

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