Accordo Italia-Albania: le reazioni dell’opinione pubblica albanese

Dal 6 Novembre a tenere banco in Europa, comunitaria e non, è l’accordo siglato tra i premier d’Italia e di Albania, Giorgia Meloni ed Edi Rama. Il contenuto dell’accordo è quello che tutti conosciamo nella misura in cui è stato letto in conferenza stampa. Sappiamo tutto o quasi delle reazioni in Italia, ma poco di quelle che ci sono state nella Terra delle Aquile. Naturalmente quello dei migranti è un tema che divide anziché unire; quindi, proviamo a riportare le reazioni favorevoli e contrarie sia della politica sia dell’opinione pubblica albanese.

Le reazioni dell’opinione pubblica albanese

La Gazeta Shqipetare, giornale le cui posizioni sono più vicine al governo, ha riportato la notizia in toni pacati, non enfatici, a favore, ma comunque facendo vedere le prospettive migliori e solo gli aspetti positivi.

Secondo questo organo di stampa dunque: l’Italia dovrà allestire in Albania, entro i primi mesi del 2024 due centri di accoglienza che dovranno ospitare i migranti che dal Medio Oriente e dal Nord Africa che puntano quasi ogni giorno verso le coste meridionali della nostra penisola. Lo stesso giornale prosegue, poi, con toni pacati e rassicuranti, mettendo in luce come, secondo le intenzioni spiegate dal Primo Ministro Giorgia Meloni, non si tratta di migranti che arrivano sul proprio territorio. Al contrario, si tratterebbe di quelli che sono in pericolo durante la navigazione e che vengono soccorsi dalle navi dell’Esercito italiano o della Guardia di Finanza che pattugliano il Mediterraneo, oppure da navi di organizzazioni umanitarie. Sono esclusi dall’accordo anche i minori, le donne incinte e i soggetti vulnerabili. Tutto chiaro e ognuno contento? Nemmeno a pensarlo.

Il Partito Democratico, che in Albania è un partito di centrodestra, il primo partito che sfidò quello comunista alla fine del regime nel 1991, ha annunciato di aver presentato a Rama un’interpellanza urgente su questo tema dopo avere accusato il governo di mancanza di trasparenza. Il PD chiede che il governo albanese fornisca chiarimenti riguardo questo accordo poiché : “Non c’è trasparenza dalla parte albanese, e la parte italiana gli ha fatto “eco”.”

Un accordo tra i due paesi non può entrare in vigore solo con la firma del primo ministro ma necessita dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri e della ratifica da parte del parlamento. A mettere benzina sul fuoco ci ha pensato l’ex primo ministro Sali Berisha che ha definito l’accordo non valido e ha accusato Rama di offrire il fianco ai trafficanti di esseri umani. “Rama non ha alcuna autorità morale né legale. per firmare a nome dell’Albania” ha sentenziato il fondatore e ora padre nobile del PD. Inoltre, ha affermato che tra Italia e Albania è già in vigore un accordo, firmato ai tempi in cui egli stesso era primo ministro, che garantisce a ogni emigrante che passa dall’Albania all’Italia, proveniente da altri paesi, di ritornare in Albania per recarsi “in paese suo”.

Le conseguenze in ambito politico

La stampa dell’ opposizione, vicina al PD albanese, rincara la dose, sia sotto il profilo giuridico sia sotto quello politico. Riguardo al primo, punta l’indice sui tempi ambiguamente veloci della chiusura dell’ accordo dovuto ad una mancanza di discussione in Parlamento e quindi di considerazione della minoranza parlamentare. Riguardo al secondo, si eccepisce la mancanza di concertazione che tenga conto della società civile, degli esperti del settore. Qui vengono ripescati termini che affondano le radici nel vocabolario della storia albanese: i democratici chiamano “enveristi” i socialisti di Edi Rama. Il riferimento diretto è a Enver Hoxha, dittatore comunista dal 1945 al 1985, il cui regime finì poi nel 1991.

La replica dei socialisti non è meno tenera poiché definiscono gli oppositori come zoghisti, il riferimento è ad Ahmed Zogolli, l’ex ufficiale dell’ esercito degli ottomani che poi, qualche anno dopo l’indipendenza, si autoproclamò Re Zog, colui che o non si seppe opporre o aprì la strada all’ invasione italiana del 1939.

Verrebbe da dire che con l’accordo Rama-Meloni l’occasione è “gradita” per parlare di tutto fuorché dell’ accordo o comunque in misura minore. Infatti, l’opposizione albanese ne ha approfittato per accusare il primo ministro di essere l’ideatore della formula della “associazione dei comuni serbi” nel Kosovo del Nord, una speranza di convivenza per i favorevoli, una certezza di divisione dell’integrità territoriale per i contrari.
Come un fiume in piena, l’opposizione ha mischiato altri ingredienti con sorprendente tempistica così da prendere spunto per la discussione della legge finanziaria per occupare il Parlamento accendendo i fumogeni da stadio.

Sono in tanti, dunque, gli analisti interni a vedere nell’ Accordo Rama-Meloni più una trattativa privata che di natura internazionale. L’opinione pubblica, senza giri di parole, pensa che questa vicenda serva soltanto a distrarre l’attenzione dalle questioni interne, un po’ come in Italia per le vicende personali del Presidente del Consiglio. Il premier albanese ha chiosato ironicamente: “Non aggiungo le mie polemiche alle vostre”.
La cosa certa è che il focus si è spostato e la questione migranti è stata relegata in secondo piano.

foto di copertina ANSA/GIUSEPPE LAMI

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