Le regole che disciplinano le ostilità tra Ucraina e Russia

Esistono delle regole che disciplinano i conflitti armati, che le parti sono obbligate ad osservare. Tali regole hanno un contenuto differente, a seconda che si tratti di un conflitto armato interno o internazionale. Il conflitto tra Ucraina e Russia è un conflitto armato internazionale, disciplinato dalle Quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e dal Primo Protocollo addizionale, di cui i contendenti sono parti. Rilevano altresì le regole del diritto consuetudinario, in buona parte ispirate alle Convenzioni dell’Aja del 1907, nonché la Convenzione del 1981 sulla limitazione o divieto di talune armi convenzionali. L’elenco non è esaustivo.

I principi fondamentali

Si tratta dei seguenti:

  • Oggetto di violenza bellica possono essere solo gli obiettivi militari, cioè i combattenti, i mezzi di combattimento e gli edifici usati per scopi militari;
  • I combattenti, se catturati, hanno diritto allo status di prigionieri di guerra;
  • La popolazione civile e i beni di carattere civile (es. abitazioni) non possono essere oggetto di violenza bellica;
  • Una particolare protezione deve essere accordata ai monumenti e luoghi di culto, nonché ai beni indispensabili per la sopravvivenza della popolazione civile.

Quanto queste regole sono rispettate nel conflitto in corso? Si ha notizia di bombardamenti russi che hanno colpito edifici civili, non giustificati dalla loro utilizzazione a fini militari. Purtroppo, il rispetto delle regole di diritto umanitario diventa difficile quando le ostilità si svolgono in luoghi abitati (urban warfare), ma questo non ne giustifica la loro violazione.

Le forze armate ucraine sono nettamente inferiori a quelle russe. Il governo ucraino ha tentato di far fronte a questo problema invitando la popolazione a combattere l’invasore e sollecitando l’invio di volontari stranieri.

Quanto alla popolazione civile che prende spontaneamente le armi per resistere all’occupante, si può far riferimento al tradizionale istituto della “levata in massa”. In questo caso, per essere considerato legittimo combattente, non è necessario indossare l’uniforme: basta che il combattente porti apertamente le armi e rispetti le leggi e gli usi di guerra.

Circa i volontari stranieri, e a prescindere dalla loro effettiva capacità di influenzare le ostilità, essi non possono essere considerati mercenari. Il mercenariato è proibito dal Primo Protocollo addizionale, ma in questo caso non si realizzerebbero tutte le condizioni che il Protocollo richiede per la qualifica di mercenario. È sufficiente che i volontari siano inquadrati nelle forze armate ucraine.

Piuttosto è da considerare come una violazione del diritto internazionale l’espediente dei russi di indossare le divise degli ucraini per commettere atti di sabotaggio o comunque partecipare alle ostilità. Si tratta di un comportamento proibito nella guerra terrestre.

I crimini di guerra

Tanto le Quattro Convenzioni di Ginevra quanto il Primo Protocollo addizionale puniscono le violazioni gravi del diritto applicabile ai conflitti armati e dispongono regole per quanto riguarda la loro repressione.  Si tratta di un sistema che fa capo agli Stati, che sono obbligati a punire i colpevoli o ad estradarli allo stato che vanti una giurisdizione in proposito.

A livello internazionale esiste la Corte penale internazionale (Cpi), il cui atto istitutivo non è stato ratificato né dall’Ucraina né dalla Russia. L’Ucraina però ha effettuato una dichiarazione ad hoc per attivare la competenza della Corte a partire dal 2014, con riferimento al genocidio, ai crimini di guerra e a quelli contro l’umanità commessi sul suo territorio. Subito dopo l’invasione russa, il Procuratore della Corte ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma la giurisdizione della Corte sui crimini perpetrati in Ucraina. Un emendamento allo statuto della Corte riguarda il crimine di aggressione, la cui punibilità è diventata recentemente operativa. Ma, ha ricordato il Procuratore, la Corte non può avere giurisdizione nei confronti della Russia, poiché Ucraina e Russia non sono parti dello statuto e non hanno ratificato l’emendamento. Resta sempre la possibilità, aggiungiamo da parte nostra, che la Corte possa essere attivata da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ma si tratta di mera speculazione teorica, poiché la Russia porrebbe il veto alla risoluzione del Consiglio.

La Corte internazionale di giustizia

Qualche giorno fa l’Ucraina ha investito la Corte internazionale di giustizia (Cig) di una controversia con la Russia per un preteso caso di genocidio, chiedendo, tra l’atro, urgenti misure provvisorie. Bisognerà vedere se la Corte abbia competenza in proposito, quantunque i due stati abbiano entrambi ratificato la Convenzione del 1948 contro il genocidio e ritirato le riserve alla disposizione che investe di competenza obbligatoria la Corte.

Ovvio che Cpi e Cig operino su due piani diversi. Mentre la prima giudica gli individui, la seconda giudica gli Stati.

Foto di copertina EPA/ALISA YAKUBOVYCH

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