Parla l’Amb. Leonardo Bencini, Rappresentante Permanente presso la Conferenza del Disarmo

Incontro l’Ambasciatore Leonardo Bencini a Bruxelles dove partecipa all’annuale Conferenza sulla non proliferazione e il disarmo, organizzata dall’Istituto Affari Internazionali per conto dell’Unione europea. Bencini è il Rappresentante Permanente presso la Conferenza del Disarmo.


Ambasciatore quali sono le priorità e le sfide principali della Conferenza di Ginevra sul disarmo?

La Conferenza di Ginevra sul disarmo continua a occuparsi naturalmente di temi cruciali, a cominciare dal disarmo nucleare, ma anche dell’attuazione della Convenzioni sulle armi biologiche e di tutte le Convenzioni sulle armi convenzionali, incluse le mine antiuomo. Abbiamo un ampio portafoglio ma, in realtà, nel momento storico attuale, l’obiettivo principale è tenere in piedi tutta questa grande architettura del disarmo costruita in decenni, perché chiaramente è sotto attacco in questa fase. I progressi sono molto limitati. Cionondimeno, continuiamo a riunirci: il dialogo deve essere mantenuto vivo, e lo manteniamo vivo, e cerchiamo piano piano comunque di fare progressi su tutti questi dossier.

Le motivazioni di questo congelamento?

Guardi, non è solo un congelamento. Il tema del disarmo nucleare è fermo perché essenzialmente le grandi potenze nucleari non trovano un accordo su come procedere al disarmo dopo i grandi accordi di controllo degli armamenti nucleari conclusi negli anni passati. Tanto per citare un esempio concreto: il New Start tra gli Stati Uniti e la Federazione russa è stato sospeso dalla Russia nella scadenza del febbraio 2026. È difficile immaginare che verrà sostituito da un nuovo accordo. Non esistono accordi strategici tra Stati Uniti, Cina e Russia sul disarmo nucleare. Una gran parte dei paesi del “middle ground” ha naturalmente dato vita a un processo per l’abolizione delle armi nucleari, concludendo un trattato a parte, il Trattato sulla abolizione delle armi nucleari, perché frustrati da questa mancanza di progresso. Quindi ci sono molte linee di faglia sul tema del disarmo nucleare, che sulla carta tutti vogliono naturalmente. Certo, dopo l’invasione russa all’Ucraina, con tutte le minacce di utilizzazione dell’arma nucleare da parte della Russia, ogni possibilità di progresso su questo è venuta meno.

L’applicazione dell’intelligenza artificiale in campo militare è uno dei più attuali argomenti di negoziato e ovviamente di dibattito. Che considerazioni possiamo fare in merito?

Guardi, ormai da 10 anni, ci sono dei gruppi di lavoro che discutono dei sistemi di arma letale autonomi in ambito convenzionale. Si sono fatti dei progressi su questo. Mi riferisco in particolare a quelli che vengono chiamati comunemente i killer robots, oppure droni. Questa è una parte delle applicazioni militari dell’intelligenza artificiale e si stanno facendo dei progressi nell’ambito della Convenzione su certe armi convenzionali, essenzialmente per limitarne l’uso. L’approccio che sta prevalendo è quello, da un lato, di cercare di arrivare a un accordo che vieti l’uso del sistema di arma completamente autonome o che non possono essere usate nel rispetto del diritto internazionale umanitario, dall’altro, regolare tutti gli altri sistemi di arma autonoma. Però, questo negoziato, se anche arriverà – e si spera, nel giro di qualche anno – alla conclusione di un protocollo aggiuntivo alla Convenzione sulle armi convenzionali, non riguarderà più in generale tutte le altre possibili applicazioni militari dell’intelligenza artificiale. Basti pensare all’applicazione per quanto riguarda le armi di distruzione di massa. Per cui, su questi dossier occorrerà fare un’ulteriore riflessione, che è in corso. Questa sarà la priorità dei prossimi anni. E quindi, al di là, appunto, delle armi convenzionali, non è stato identificato un foro nel quale si potrà discutere di questi temi.

Parliamo di spazio: è sempre più attuale il rischio di una sua militarizzazione e di una corsa agli armamenti. Penso per esempio alla possibilità che i russi hanno ventilato di dispiegare armamenti nucleari nello spazio. Qual è lo stato dell’arte sulla regolamentazione delle attività militari?

I russi non hanno ventilato di dispiegare le armi nello spazio. Al contrario, loro hanno negato semmai. Sono gli Stati Uniti che hanno detto che i russi hanno collocato un satellite nello spazio che potrebbe essere dotato in futuro di una testata nucleare. E ovviamente i russi hanno negato, perché in realtà esiste un trattato, il Trattato sullo spazio extra atmosferico del 1967, che vieta il collocamento nello spazio delle armi di distruzione di massa. Quindi, una tale ipotesi sarebbe innanzitutto in violazione di questo Trattato, ma sarebbe anche una contraddizione della politica russa, che da decenni è a favore, al contrario, di un trattato aggiuntivo per evitare l’ulteriore collocazione nello spazio di armi e per prevenire una corsa agli armamenti nello spazio. Quindi sarebbe anche un cambiamento politico radicale della Russia. Detto questo, quest’anno a New York è stata adottata una risoluzione a grande maggioranza nella prima commissione dell’Assemblea generale, che ribadisce l’obbligo di tutti gli Stati a rispettare il Trattato sullo spazio extra atmosferico. Questo anche per mettere pressione alla Russia e, se quello che sostengono gli Stati Uniti fosse fondato, per evitare che proceda nella decisione di collocare un’arma nucleare nello spazio. Una detonazione nucleare nello spazio, soprattutto in quella che si chiama Low Earth Orbit (LEO), avrebbe conseguenze devastanti per i due terzi dei satelliti, soprattutto commerciali, con conseguenze inimmaginabili sull’economia di tutti i paesi. Quindi, danneggerebbe tutti. Questo è un motivo per cui molti pensano che un’ipotesi del genere sarebbe veramente estrema, assolutamente improbabile. Certo, sarebbe uno sviluppo che va contro decenni di disarmo nello spazio e di tendenze al disarmo nucleare.

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