Non c’è pace per la centrale di Zaporizhzhia

Secondo l’intelligence ucraina, le forze russe hanno un piano di sabotaggio della centrale nucleare di Zaporizhzhia (ZNPP) che, in linea con la politica della terra bruciata, provocherebbe la dispersione di materiale radioattivo, contaminando una vasta area. È quanto ha dichiarato il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky il 22 giugno.

Russi al comando

La centrale è il maggiore complesso elettronucleare d’Europa con 6 reattori per una potenza totale di 5700 MWe. Il sito della ZNPP è stato occupato dai russi il 4 marzo 2022, nella prima fase dell’invasione. Dal successivo 12 marzo l’azienda statale russa per l’energia atomica Rosatom ne ha preso il pieno controllo, mantenendo il personale ucraino in condizione subordinata. Dal settembre 2022 la ZNPP non è operativa: cinque reattori sono in modalità di arresto freddo e un’unità rimane a temperatura e pressione elevate per produrre il vapore necessario per mantenere il sito in sicurezza.

Il personale ucraino ha continuato a operare la centrale regolarmente anche sotto il controllo militare russo e la direzione della Rosatom, non senza un impatto negativo sul morale e la serenità del personale. Il numero degli addetti è drasticamente diminuito: degli 11mila inizialmente presenti sono rimasti circa 3500, sufficienti alla gestione attuale con i reattori in stato di arresto; tuttavia è venuto a mancare il personale più qualificato e vi è un deficit di competenze per gli interventi di mantenimento e di esperti per i controlli di sicurezza.

Escalation militare a ridosso della centrale

La ZNPP si trova a Enerhodar, all’estremo limite della zona occupata dalla Russia e potrebbe venirsi a trovare in prima linea nelle prossime operazioni militari. Ci sono stati attacchi di artiglieria nei suoi pressi e un’intensa attività di guerriglia ucraina nella zona circostante, in un’escalation dell’attività militare locale.

L’oblast di Zaporizhzhya è uno dei principali terreni di scontro dei due eserciti: le forze russe sono riuscite a occupare solo circa i 2/3 meridionali della regione, che è stata tuttavia formalmente incorporata nella Federazione russa il 30 settembre 2022, e quindi si trovano nella necessità di completarne l’acquisizione; di contro, uno degli obiettivi dell’annunciata contro-offensiva ucraina è la liberazione dell’intero oblast fino al mar d’Azov, in modo da interrompere il collegamento via terra della Russia con la Crimea.

L’impatto del crollo della diga

Anche durante lo stato di arresto i reattori richiedono un raffreddamento continuo per disperdere il calore prodotto dal materiale radioattivo. Ciò è necessario per evitare la fusione del combustibile e un possibile rilascio di sostanze radioattive. Vanno inoltre continuamente raffreddate le piscine che contengono il materiale esausto. Sul sito ci sono più di 3.300 barre di combustibile esausto immagazzinate a freddo e quasi 2000 nelle piscine “a caldo”, per un totale di 2.200 t di materiale radioattivo.

Per la refrigerazione dell’impianto la ZNPP impiega il bacino creato della diga di Kakhovka sul fiume Dnipro; la distruzione della diga (6 giugno) con il conseguente notevole svuotamento del bacino sta creando gravi rischi per la centrale. La segnalazione dell’intelligence citata da Zelens’kyj fa appunto riferimento al bacino di raffreddamento della ZNPP, che sarebbe stato minato dai russi, in aggiunta alle mine già da loro collocate all’interno e nei dintorni della ZNPP.

Inoltre, anche se spenta, la centrale nucleare richiede energia elettrica esterna per il corretto funzionamento e soprattutto per mantenere in opera le pompe di raffreddamento. Delle quattro linee elettriche ad alta tensione (750 kV) che collegano la centrale nucleare alla rete, da molti mesi l’impianto può contare su una sola linea, con una critica riduzione della sicurezza.

Allarme internazionale

Fin dall’inizio dell’invasione russa l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha mantenuto una costante attenzione a tutti gli impianti nucleari ucraini, sia per la loro sicurezza che per il controllo dei materiali fissili. La ZNPP presenta la situazione più delicata e la Aiea vi ha svolto più missioni e vi mantiene in permanenza degli osservatori. La gravità della sua situazione ha convinto il direttore della Aiea Rafael Mariano Grossi a presentare al Consiglio di sicurezza dell’ONU lo scorso 30 maggio un rapporto sullo stato della centrale e i suoi gravi rischi di sicurezza, e a compiere una personale missione a metà giugno.

Nel suo intervento al Consiglio di sicurezza, Grossi ha illustrato le condizioni necessarie per garantire la sicurezza e la protezione della centrale ZNPP e prevenire un disastro nucleare calamitoso per l’Ucraina, la Russia e altri paesi. Il rischio nucleare e radiologico deriva da tre principali problemi: l’incertezza circa la disponibilità di acqua ed energia elettrica, la drastica diminuzione di personale e il coinvolgimento del sito in operazioni militari.

I cinque principi dell’Aiea

Data la gravità della situazione, il direttore della Aiea ha individuato cinque principi concreti per prevenire un incidente nucleare e assicurare l’integrità della centrale:

  1. non ci devono essere attacchi di alcun tipo da o contro l’impianto, in particolare contro i reattori, lo stoccaggio del combustibile esaurito, altre infrastrutture critiche o il personale;
  2. la centrale non deve essere utilizzata come deposito o base per armi pesanti o per personale militare impiegabile per un attacco dall’impianto;
  3. l’alimentazione dell’impianto con fornitura di potenza esterna non deve essere messa a rischio. A tal fine, occorre fare il possibile per garantire che l’energia elettrica rimanga sempre disponibile e sicura;
  4. tutte le strutture, i sistemi e i componenti essenziali per il funzionamento sicuro della centrale nucleare di ZNPP devono essere protetti da attacchi o atti di sabotaggio;
  5. nessuna azione deve essere intrapresa per compromettere la sicurezza dell’impianto.

Queste condizioni appaiono chiaramente indispensabili e nell’interesse comune; una loro implementazione concordata tra russi e ucraini può accendere un barlume di speranza per l’inizio di contatti fra i responsabili dei due paesi su problemi vitali comuni, come appunto la sicurezza nucleare.

Foto di copertina EPA/SERGEI ILNITSKY

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