L’ambiziosa agenda economica di von der Leyen

Nel suo discorso sullo stato dell’Unione, Ursula von der Leyen ha dedicato ampio spazio a questioni di carattere economico, prospettando azioni di diversa natura finalizzate a sostenere il benessere, la competitività e la sovranità del vecchio continente. Dalle sue parole emerge un’ambiziosa agenda economica che, per essere completamente realizzata, avrà bisogno di incontrare un solido supporto da parte dei governi nazionali e del Parlamento Europeo. Un supporto che, nel complesso scenario attuale, non risulta scontato.

Nel rivolgersi all’Europarlamento, von der Leyen ha inevitabilmente dovuto parlare della guerra dei dazi avviata da Trump e dell’accordo raggiunto poche settimane fa da Ue e Stati Uniti in materia commerciale. Su questo tema, ha evitato di esprimere entusiasmo, parlando piuttosto dell’intesa definita in Scozia come del miglior compromesso possibile. Su questo punto, la presidente della Commissione ha voluto rimarcare come le norme sul digitale — particolarmente invise all’amministrazione statunitense e alle big tech d’oltre oceano — non siano divenute oggetto di negoziazione; al contempo, ha sottolineato l’importanza di creare nuovi accordi commerciali capaci (almeno parzialmente) di bilanciare il possibile calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti: esplicito è stato il riferimento a Mercorsur, India e Messico.

La questione relativa alle tariffe trumpiane ha permesso a von der Leyen di ricordare come il più grande dazio sulle imprese europee continui comunque a essere rappresentato dal mancato completamento del mercato unico.

A tal riguardo, la presidente della Commissione ha evidenziato come solo una parte minima delle raccomandazioni presenti nel rapporto Letta sia stata implementata e come, in particolare nell’ambito della finanza, dell’energia e delle telecomunicazioni, continuino a esistere significative barriere fra gli Stati membri. In tal senso, von der Leyen ha affermato l’intenzione di presentare una “Single Market Roadmap to 2028” volta a rafforzare gli sforzi verso la rimozione di questi ostacoli. Ostacoli che, come ben dimostra l’opposizione del governo tedesco all’acquisto di Commerzbank da parte di Unicredit, trovano nel perdurante sovranismo dei Paesi membri la propria ragion d’essere.

Von der Leyen ha quindi rivolto l’attenzione al settore automobilistico, storico traino della manifattura europea che, negli ultimi anni, ha incontrato varie difficoltà. In questo ambito, la presidente della Commissione — pur tenendo aperta la porta a possibili revisioni delle tempistiche per raggiungere gli obiettivi del Green Deal — ha ribadito come il futuro dei veicoli debba essere elettrico. Nel riconoscere ciò, von der Leyen ha tuttavia asserito come questa svolta tecnologica non possa permettere ad altre nazioni, come la Cina, di conquistare il settore, marginalizzando gli operatori europei.

In quest’ottica, ha parlato dell’importanza di avviare iniziative — insieme alle aziende produttrici — finalizzate, soprattutto, alla realizzazione di auto di piccole dimensioni dal costo contenuto. Allo stesso tempo, von del Leyen ha preso in considerazione il tema delle batterie, proponendo il lancio di un “Battery Booster package” volto, attraverso la mobilitazione di 1,8 miliardi di euro, a sviluppare la produzione di questi fondamentali strumenti all’interno del vecchio continente.

La presidente della Commissione non si è però limitata a parlare di tutela della sovranità economica europea nel solo settore automobilistico. Dal suo discorso è emerso infatti che, in tutti gli ambiti legati all’economia circolare e all’innovazione tecnologica, l’Unione Europea dovrà fare di più per salvaguardare le produzioni interne; indicativo in quest’ottica è l’annuncio di voler introdurre il criterio del “made in Europe” tra quelli considerati nelle procedure relative agli appalti pubblici.

Von der Leyen si è anche concentrata su questioni quali la povertà, la qualità del lavoro e l’accesso alla casa, in quello che è sembrato essere un tentativo di blandire le forze progressiste presenti nel Parlamento Europeo. Su questi temi, la presidente della Commissione ha tuttavia prospettato primariamente l’avvio di iniziative — come il Quality Jobs Act, la European Anti-Poverty Strategy e lo European Affordable Housing Plan — le cui modalità attuative e risultati attesi non sono ancora chiari (alla luce anche delle rilevanti competenze ancora nelle mani degli Stati membri).

Qualcosa invece di più concreto è stato detto rispetto all’Ucraina e ai meccanismi con cui continuare a supportare la sua resistenza. Von der Leyen ha infatti ipotizzato un nuovo utilizzo dei beni russi immobilizzati all’interno del vecchio continente, pur sottolineando di non voler mutare la titolarità dei capitali (aspetto particolarmente problematico da un punto di vista giuridico).

Fra le ipotesi valutate dalla Commissione per tradurre a livello pratico questo intento vi sarebbe quella, anticipata dalla stampa, di far confluire questi fondi verso investimenti a maggior rischio rispetto a quelli attuali — in modo da ottenere rendimenti più elevati da poter trasferire in favore di Kyiv — oppure quella di emettere un prestito — impiegando le riserve “congelate” — che l’Ucraina dovrebbe rimborsare solo una volta che la Russia avrà pagato le riparazioni di guerra.

Infine, merita d’essere rilevato il rinnovato supporto manifestato da von der Leyen in favore del progetto relativo all’Euro Digitale. Un endorsement di poche parole che arriva dopo la sostanziale bocciatura espressa sul tema dal rapporteur della proposta di regolamento presso il Parlamento Europeo, Fernando Navarrete Rojas, e che induce a pensare che la partita inerente alla moneta digitale euro-unitaria sia ancora da giocare.

Ricercatore nel programma “Multilateralismo e governance globale” dell’Istituto Affari Internazionali. La sua attività di ricerca ha primariamente riguardato il quadro di governance economica dell’Unione Europea, il tema delle criptovalute e quello delle monete digitali delle banche centrali.

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