La politica estera italiana nel nuovo ordine internazionale

L’aggressione russa ad un Paese europeo, libero e sovrano, è la conferma che ci troviamo in una fase storica segnata dal prepotente ritorno della politica di potenza, e da una crescente competizione internazionale. Da un punto di vista politico, appare evidente come l’Italia, insieme agli Stati membri dell’Ue e ai suoi alleati, viva un periodo di scelte fondamentali per il nostro futuro.

La politica estera è uno strumento reale

Le decisioni di politica estera si ripercuotono direttamente sulla vita dei cittadini. È un fatto che sperimentiamo ormai da tempo. La pandemia ne è stata (ed è tutt’ora) un altro esempio. Le decisioni europee che hanno portato al lancio del Next Generation EU, il coordinamento sulle proposte nazionali dei Pnrr, o l’acquisto comune dei vaccini sono dimostrazioni concrete di come sia possibile governare l’interdipendenza globale, senza limitarsi a subirla.

La guerra ci sta mostrando però come sia molto più complicato affrontare l’interdipendenza – economica, energetica – quando il dialogo avviene con regimi non democratici. Regimi per i quali i valori su cui si è cercato di costruire l’ordine internazionale liberale non valgono più. È un aspetto che ci ricorda quanto contino anche gli assetti interni di un Paese sulla sua politica estera e quanto il dialogo con Stati autoritari non sia mai stato così necessario e al contempo così difficile. Decidere come coltivare questo dialogo, sciogliendo il dilemma tra fermezza e apertura, è una delle principali sfide politiche che abbiamo oggi sul tavolo.

Il rapporto IAI sulla politica estera

In questo contesto di diffusa incertezza e imprevedibilità, il contributo dei centri studi e dei think tank, come lo IAI, si rivela prezioso.  Le valutazioni indipendenti e autorevoli sulle scelte fatte dall’Italia arricchiscono infatti la riflessione pubblica, alimentando il dibattito democratico. Ma non solo. Esse offrono strumenti interpretativi in grado di disinnescare narrazioni imprecise se non propriamente false, come sta avvenendo in questi giorni di guerra, dove la ricerca della verità è spesso la prima vittima.

Leggendo il Rapporto 2021 IAI 2021, emergono con chiarezza gli indirizzi che la politica estera italiana ha cercato di perseguire nel corso dell’anno. Mi riferisco al ri-consolidamento del rapporto transatlantico; all’attivismo mostrato in Europa e nell’area del Mediterraneo allargato; e al sostegno diretto ai processi multilaterali, che hanno visto il nostro Paese in prima linea con la Presidenza del G20 e la co-presidenza della COP-26.

Gli indirizzi rimarranno quelli che hanno contraddistinto l’anno appena trascorso. Mai come oggi, la cooperazione e l’unità con gli alleati occidentali risulta centrale per la difesa dei nostri interessi e dei nostri valori. All’interno di questa cornice, non faremo mancare il nostro sostegno alla NATO – penso ad esempio all’approvazione del nuovo concetto strategico – mentre confermeremo l’attenzione e l’attivismo che ci hanno contraddistinto all’interno dell’UE, in un’ottica di multi-bilateralismo inclusivo (che ha trovato nella firma del Trattato del Quirinale e nell’avvio di cooperazione più strette – penso al formato PESCO 4 –  due ottimi esempi).

Le priorità dell’Europa

Ci stiamo avvicinando alla conclusione della Conferenza sul Futuro dell’Europa, alla quale l’Italia ha contributo con entusiasmo sin dalle prime battute. Le conclusioni di questo grande esercizio di partecipazione democratica non potranno ignorare le necessità – sempre più evidenti – di costruire una maggiore autonomia strategica dell’Unione, sotto diversi punti vista, dalla difesa all’economia. Allo stesso tempo, l’esodo dei profughi ucraini ci ha ricordato come la riforma della gestione comunitaria dei flussi migratori non sia più rinviabile. Una crisi, ancora una volta, ci sta mostrando i limiti dell’attuale costruzione europea, ai quali dovremo mettere mano per assicurare stabilità e benessere alle nostre società.

La guerra ha peraltro dimostrato il valore di politiche comunitarie come quelle di allargamento e di vicinato. Esse hanno il potenziale di rendere l’UE un soggetto geopolitico, a patto che vi sia il necessario investimento politico, economico e diplomatico. Senza di questo, sarà difficile raggiungere gli obiettivi che ci si pone, sia in Europa che nei Paesi coinvolti. È per questo che l’Italia continuerà a lavorare per favorire i processi di adesione in corso e la cooperazione nel vicinato, a partire dai Paesi del Mediterraneo, dove il nostro Paese manterrà il coinvolgimento anche a livello bilaterale.

Il futuro del multilateralismo

In ambito multilaterale l’Italia si ritrova già al lavoro, presiedendo il Consiglio Ministeriale dell’Ocse ed il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, in un momento di grave difficoltà e di scelte storiche per l’Organizzazione – come sapete, da ieri la bandiera russa non sventola più sui pennoni davanti all’edificio del Consiglio, e pare interrompersi un periodo di 26 anni di progressiva integrazione di tale Paese nel quadro dei valori e dei diritti riconosciuti e condivisi dagli altri Membri. Al contempo, all’interno del G20 e delle Nazioni Unite, ci dedicheremo, insieme a tutti i partner, a sviluppare i risultati raggiunti dalle nostre esperienze del 2021.

Se gli indirizzi della nostra politica estera appaiono chiari, saranno evidentemente le singole decisioni a fare la differenza. In tal senso, la mia speranza ed il mio impegno guardano anche ai principi e ai valori che porremo alla base delle nostre scelte. Siamo chiamati ad avere visione e lungimiranza, perché molte delle decisioni che prenderemo avranno un impatto diretto sulle prossime generazioni. Dovremo inoltre mostrare fermezza nella difesa dei nostri interessi – italiani ed europei – nei quali rientrano anche i nostri valori liberali e democratici, che non possiamo dare per scontati. Ed infine consapevolezza e responsabilità delle nostre scelte e promesse.

In tale quadro l’Italia, nell’ambito dell’UE e delle Organizzazioni Internazionali di cui è parte, sarà chiamata anche ad aumentare le risorse finalizzate a rafforzare la nostra presenza e il nostro ruolo internazionale. Non solo sul terreno della difesa ma anche su quelli – altrettanto essenziali – della diplomazia e della cooperazione internazionale allo sviluppo.

* Questo articolo è tratto dal discorso pronunciato da Marina Sereni, Viceministra degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, alla presentazione del Rapporto IAI 2021 sulla politica estera italiana, giovedì 17 marzo 2022

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