Il Documento Programmatico della Difesa 2025-2027: priorità, budget e domini operativi

Il Documento Programmatico Pluriennale (DPP) della Difesa per il 2025-2027 si apre articolando la visione del Ministro Guido Crosetto per quanto riguarda la politica del suo Ministero e lo sviluppo dello strumento militare. Tra i vari spunti, tre concetti sono forse i più rilevanti e prioritari: instabilità internazionale, Mediterraneo allargato e deterrenza.

La prima è valutata non più come un’eccezione ma come una “condizione permanente”, da cui discende la centralità della sicurezza e della difesa – in particolare la difesa dello stato – come presupposto per la salvaguardia della democrazia italiana e del benessere dei cittadini. Il Mediterraneo allargato viene confermato come “area di prioritario interesse strategico” per l’Italia, e ne viene data anche una definizione geografica più precisa del passato – in linea con un documento dalla grafica e formato rinnovati per una più efficace comunicazione istituzionale. Quasi quattro anni di guerra russa all’Ucraina non hanno dunque cambiato questa stella polare della politica di difesa italiana emersa nel periodo post-Guerra Fredda, che oggi viene messa a sistema più esplicitamente con il Piano Mattei per l’Africa che caratterizza la politica estera del governo Meloni a sud del Mediterraneo.

Rappresentazione grafica del Mediterraneo allargato rielaborata dal DPP 2025-2027 (pagina 10-11).

L’invasione dell’Ucraina e l’aggressività russa verso l’Europa vengono ricondotte al terzo elemento più rilevante della visione articolata dal DPP, la deterrenza. Un concetto declinato innanzitutto in termini di prontezza operativa ed efficienza dello strumento militare, ma anche in senso più ampio come capacità di perseguire l’ammodernamento delle forze armate senza “lacciuoli”, assicurando competitività, efficacia e trasparenza del sistema. L’equilibrio tra proiezione nel Mediterraneo allargato, in particolare in Africa, e contributo alla deterrenza e difesa collettiva NATO era già stato centrale nel DPP pubblicato nel 2024.

Tra gli altri spunti più settoriali, spicca il grande spazio dedicato all’intelligence militare, “nel tempo anemizzata” ma ora riconosciuta come fattore fondamentale per la credibilità della Difesa nazionale, rispetto alla quale il DPP avvia una “riflessione aggiornata sugli strumenti del comparto militare, individuando soluzioni legislative e organizzative più efficaci”.

Chi cerca un’indicazione sulla posizione dell’Italia nel dibattito apertosi con l’amministrazione Trump sul futuro della NATO e della difesa europea, la trova nella parte dedicata alle organizzazioni internazionali. Il DPP afferma chiaramente che “l’Italia considera la NATO il pilastro fondamentale della sicurezza nazionale ed euro-atlantica, in grado di affrontare le minacce e le sfide emergenti a 360°” e che tra le priorità rientra “il consolidamento del pilastro europeo della NATO, attraverso una maggiore sinergia e complementarietà con l’Unione Europea.” Specularmente, nel quadro UE viene data priorità alle missioni di gestione delle crisi, e alla “costruzione di una base tecnologica e industriale europea della difesa solida, resiliente e competitiva”. Una divisione del lavoro piuttosto chiara quindi tra Alleanza e Unione, largamente in linea con il tradizionale bilanciamento tra atlantismo ed europeismo dell’Italia, che il governo Meloni porta avanti nonostante le incertezze e le tensioni nei rapporti transatlantici causate dalla presidenza Trump, confermando una spiccata vocazione atlantista e un approccio pragmatico all’Europa della difesa.

Budget: aumenti reali (pochi) e conteggio di altre spese (molte)

Tensioni transatlantiche centrate anche sulla spesa degli alleati europei nella difesa, e non a caso quest’anno il governo Meloni ha comunicato alla NATO di aver raggiunto la soglia del 2% del PIL destinato a questo settore. Ma come si è arrivati al traguardo fissato nel 2014 e cosa rivela il DPP? Nel 2025, il bilancio ordinario del Ministero della Difesa registra un aumento del 7,2% rispetto al 2024, raggiungendo circa 31,3 miliardi di euro e proseguendo un trend di graduale crescita iniziato nel 2018 e portato avanti da ben cinque diversi governi in otto anni.

Grafico rielaborato dal DPP 2025-2027 (pagina 94) che raffigura il bilancio ordinario del Ministero della Difesa italiano

Fino al 2024, il bilancio comunicato alla NATO ha compreso tre elementi: (i) il bilancio ordinario del Ministero della Difesa, declinato nelle tre tradizionali direttrici di spesa rappresentate dal personale, dall’esercizio e dall’investimento, a cui viene sottratto il costo dei Carabinieri non impiegabili in missioni all’estero; (ii) le risorse fornite dal Ministero per le imprese ed il Made in Italy (MIMIT) per i programmi di procurement svolti dall’industria nazionale; (iii) i fondi forniti dal Ministero dell’Economia e Finanze per le missioni militari all’estero.

Nel 2025 il DPP aggiunge le seguenti nuove voci che concorrono al budget totale comunicato alla NATO: “specifici interventi nell’alveo del PNRR” riguardanti “transizione digitale cyber e spaziale”; “pensioni sostenute dall’INPS e le contribuzioni aggiuntive, includendo solo la quota deployable del personale dell’Arma dei Carabinieri; budget per contesti, domini e settori a cui è stato attribuito un focus più militare; progetti di cooperazione militare (e.g: Military Mobility)”. Grazie a queste voci aggiuntive, il bilancio comunicato alla NATO è passato dai 32,7 miliardi di euro del 2024 ai 45,3 miliardi del 2025, con uno scatto di ben 12,6 miliardi.

Grafico riportato dal DPP 2025-2027 (pagina 95) che raffigura il bilancio comunicato alla NATO

Il DPP non spiega esattamente in cosa sono impiegati questi 12,6 miliardi d’ora in poi conteggiati nel computo NATO, ma di certo non sono fondi impiegati né per il compenso del personale militare in servizio, né per gli equipaggiamenti delle forze armate, né per costi di esercizio come la manutenzione, l’addestramento o le esercitazioni, altrimenti sarebbero allocati nel bilancio ordinario del Ministero della Difesa, nei finanziamenti del MIMIT al procurement oppure nel decreto sulle missioni all’estero. Resta quindi l’interrogativo se in questo insieme di voci – alcune particolarmente vaghe – che da solo oggi costituisce oltre un quarto del bilancio comunicato all’Alleanza atlantica, siano conteggiate infrastrutture civili che abbiano una significativa rilevanza militare ai fini dei piani regionali NATO per la deterrenza e difesa collettiva nei confronti della Russia – escluso quindi il Ponte sullo Stretto di Messina.

Dominio terrestre: lo scenario di una guerra contro un avversario alla pari

Venendo ai reali investimenti negli equipaggiamenti per le forze armate, nel dominio terrestre il DPP prevede un rinnovamento complessivo dei mezzi da combattimento pesanti e l’ammodernamento delle piattaforme in servizio per assicurare continuità operativa fino all’arrivo dei nuovi sistemi cingolati, preparandosi a dissuadere da ulteriori aggressioni un avversario alla pari della NATO quale la Russia. Le priorità riguardano munizioni, armamenti e piattaforme per scenari ad alta intensità, droni, nuovi sistemi d’artiglieria, di comando e controllo, di difesa antiaerea e antimissile. Il DPP punta inoltre a una diffusa integrazione di droni fino ai livelli tattici più bassi, con capacità potenziate in termini di mobilità e protezione delle forze, oltre alla modernizzazione degli assetti ad ala rotante e allo sviluppo di un nuovo elicottero da attacco – chiamato ancora “da esplorazione e scorta”.

Sul fronte dei finanziamenti, come specificato anche nell’annesso al DPP, la Legge di Bilancio destina 1,9 miliardi di euro alla componente pesante per l’acquisizione della famiglia di piattaforme Army Armored Combat System e 446 milioni ai mezzi logistici, a conferma della nuova attenzione riservata alla dimensione più terrestre e tradizionale di un conflitto sul fianco orientale della NATO. Per i mezzi da combattimento pesanti, il DPP prevede fondi per l’ammodernamento di 125 carri armati Ariete, e il rinnovo della componente corazzata con Main Battle Tank di nuova generazione e piattaforme derivate con una stima di circa 5,5 miliardi di euro scaglionati in 13 anni. Per i mezzi da combattimento medi si segnala, invece, il finanziamento di 230 milioni per l’acquisizione di 150 Blindo Centauro 2 e un’integrazione di 300 milioni sul bilancio del MIMIT.

Dominio marittimo: ammodernamento e nuove piattaforme navali e subacquee

Nel dominio marittimo, il DPP punta a consolidare le capacità operative della Marina Militare attraverso l’ammodernamento dei sistemi d’arma e il rinnovamento delle piattaforme di superficie e subacquee. Le priorità riguardano nuovi sistemi missilistici antinave, anti-sottomarino, e per il contrasto ai missili balistici e in prospettiva ipersonici. Contestualmente, si punta al rinnovo della componente subacquea con nuovi sommergibili, mini-sommergibili, e lo sviluppo di sistemi autonomi e a pilotaggio remoto per la sorveglianza, la protezione delle infrastrutture critiche subacquee e il controllo degli spazi marittimi strategici, in sinergia con le unità convenzionali e con il lavoro del Polo nazionale della dimensione subacquea.

Viene stanziato circa 1 miliardo di euro per i cacciamine di nuova generazione dalla LdB, nell’ambito del programma Contro-Misure Mine e Seabed Warfare. Importanti risorse sono destinate anche al programma delle fregate europee multi missione (FREMM), avviato nel 2002 in cooperazione con la Francia: da DPP risultano 355 milioni nel 2025 e ulteriori 3,9 miliardi entro il 2040 per completare la costruzione delle dieci unità previste e garantirne il supporto logistico.

Il DPP prevede inoltre 248 milioni nel 2025 per l’ammodernamento di mezza vita dei cacciatorpediniere classe Doria, e oltre 103 milioni nel 2025 per il piano di rinnovamento della linea operativa Pattugliatori, che include l’acquisizione di otto nuove unità con ulteriori 2,5 miliardi di euro previsti entro il 2035. Infine, spicca un investimento di 466 milioni di euro nel 2025 per il programma U-212, realizzato in collaborazione con la Germania e finanziato dal MIMIT, finalizzato all’acquisizione di quattro sottomarini U212NFS.

Dominio aereo: Eurofighter, F-35 e GCAP

Nel dominio aereo, il DPP delinea una strategia volta a rafforzare le capacità operative e tecnologiche dell’Aeronautica, con particolare attenzione alla superiorità aerea, alla difesa missilistica e alla proiezione strategica. Le priorità riguardano anche l’ampliamento delle scorte di munizionamento aereo, con il potenziamento delle capacità Extended Strike e antinave. Parallelamente, il DPP prevede il rafforzamento delle capacità di ricognizione, sorveglianza e protezione attraverso l’impiego di droni, e interventi per il potenziamento del sistema di comando e controllo.

Sul piano degli investimenti, spicca il programma F-35, che prevede l’acquisizione complessiva di 115 velivoli di quinta generazione (75 F-35A per l’Aeronautica e 40 F-35B ripartiti tra Aeronautica e Marina), a fronte di un requisito complessivo di 131. Oltre all’integrazione di 2,3 miliardi di euro nella LdB, il DPP prevede 735 milioni di euro di investimento nel 2025. Al Global Combat Air Programme (GCAP) – il progetto per il caccia di sesta generazione sviluppato con Regno Unito e Giappone – sono stati destinati dal DPP 625 milioni nel 2025, con un impegno totale di quasi 9 miliardi di euro entro il 2035. È prevista anche una prima tranche di 690 milioni per l’acquisto di 24 nuovi Eurofighter, destinati a sostituire dal 2029 i velivoli più datati.

Inoltre, nel 2025 sono stati stanziati circa 847 milioni di euro per il programma interforze sviluppato con Francia e Regno Unito che prevede per l’Italia 11 batterie SAMP/T Next Generation – 6 per l’Esercito e 5 per l’Aeronautica – l’aggiornamento di 2 sistemi PAAMS per la Marina e la produzione dei missili Aster 30 B1NT con relativi kit di estensione vita.

Dominio Spaziale: Space Situational Awareness e Sicral 3

Nel dominio spaziale, il DPP evidenzia la crescente importanza dello spazio come ambito strategico per garantire la superiorità informativa e sostenere i processi decisionali e operativi della Difesa. In questa direzione, saranno potenziate le capacità di Space Situational Awareness e, in prospettiva, di Space Domain Awareness — termine, quest’ultimo, che compare per la prima volta nel DPP, a conferma della rilevanza crescente delle orbite per la sicurezza e la difesa. Le priorità comprendono il monitoraggio del dominio spaziale, lo sviluppo di sistemi avanzati di osservazione della Terra, il miglioramento delle comunicazioni satellitari e il rafforzamento dell’accesso nazionale allo spazio, in un quadro di cooperazione interforze e con i partner europei.

Tra i programmi principali figura il Sicral 3, per la realizzazione di un nuovo satellite di telecomunicazioni destinato a garantire la continuità dei servizi e l’aggiornamento tecnologico della Difesa in sostituzione del Sicral 1B. Il programma è finanziato dal bilancio ordinario della Difesa, dal MIMIT, dal PNRR e dal Fondo complementare per 320 milioni di euro, con un’integrazione di ulteriori 211 milioni prevista dalla LdB. Per il 2025 sono stati allocati 80 milioni di euro per il Programma, a cui si aggiungeranno 208 milioni entro il 2029.

Il DPP e i 14,9 miliardi di prestiti europei SAFE

Il DPP, che di norma andrebbe presentato entro aprile ma di fatto ogni anno tarda diversi mesi, non specifica l’allocazione dei 14,9 miliardi di euro che l’Italia ha chiesto in prestito all’UE a condizioni estremamente vantaggiose tramite il programma SAFE lanciato dall’Unione a marzo 2025 per rafforzare la difesa dell’Europa dalla Russia.

La decisione di aderire a SAFE è stata presa dal governo Meloni con grande ritardo rispetto agli altri Paesi europei, la sera del 29 luglio 2025 ultimo giorno utile per aderire al programma, ed il Ministero della Difesa è sotto pressione per presentare alla Commissione Europea i piani di investimento italiani entro il 30 novembre. Di conseguenza, il Documento Programmatico di Finanza Pubblica del 3 ottobre afferma che non è possibile per ora allocare tali investimenti, ma che “il Governo si impegna in tempi rapidi, presumibilmente all’inizio del prossimo esercizio finanziario, a sottoporre al Parlamento la descrizione della pianificazione della spesa militare aggiuntiva”. Tale allocazione dovrebbe riflettere le priorità e linee guida impostate dal DPP, in quanto strumento principe per lo sviluppo dello strumento militare nel quadro della politica di difesa italiana.

Responsabile del Programma "Difesa, sicurezza e spazio" dell’Istituto Affari Internazionali. Dal 2018 è anche docente presso l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze (ISSMI) del Ministero della Difesa italiano. E' stato mentor presso il NATO Defense College, e dal 2016 è membro del comitato scientifico del Armament Industry European Research Group (Ares Group).

Ricercatrice junior nel programma “Difesa, sicurezza e spazio”  dell’Istituto Affari Internazionali. Ha lavorato per Formiche come redattrice di Airpress, mensile specializzato in politiche dell’Aerospazio e della Difesa.

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