È lecito per un cristiano sostenere l’uso delle armi? Ed è possibile supportare l’armamento di un paese che sta combattendo contro il proprio? Mi chiamo Xenia Goriacheva, sono russa, cristiana, e non esito a supportare l’Ucraina, anche fornendo assistenza militare.
Contraddizione 1: il cristianesimo insegna l’amore e il perdono
La prima contraddizione che emerge discutendo l’argomento è che il cristianesimo insegna l’amore, l’umiltà e il perdono dei nemici. Questi valori sembrano inconciliabili con l’incoraggiamento dell’armamento, utilizzato poi per uccidere. Tuttavia, si tratta di una contraddizione artificiale: presentata in questi termini, questa visione riduce la percezione della realtà a un livello primitivo di buonismo e dimostra la riluttanza ad affrontarla. Essere cristiani non significa ignorare la realtà e gli strumenti necessari per affrontarla. Dopo tutto, ci è stato comandato di custodire e coltivare questa terra in tutti i sensi (Genesi 2:15).
È vero che il cristianesimo insegna l’abnegazione e il sacrificio di sé, ma non a sacrificare il prossimo per i propri fini escatologici. In altre parole, per evitare di affrontare la sgradevole realtà della guerra, non si può chiudere un occhio sul fatto che il prossimo deve affrontarla ogni giorno. Più di ogni altra cosa, il cristianesimo è caratterizzato dalla lotta contro l’ingiustizia, e cosa c’è di più ingiusto di un attacco ingiustificato di un paese contro un altro, come ha fatto la Russia contro l’Ucraina?
Esistono guerre di conquista e guerre di autodifesa. L’idea che tutte le guerre siano uguali è estremamente dannosa, perché equipara l’aggressore alla vittima, annullando la differenza fondamentale tra chi istiga all’aggressione e chi si difende. Questa idea favorisce chi scatena le guerre, giustificando l’aggressione con la successiva autodifesa forzata del paese attaccato e, di conseguenza, con l’inizio delle operazioni militari. Questa è una logica contorta, quasi diabolica. Pertanto è importante porre correttamente gli accenti e non spostare la responsabilità da chi attacca a chi viene attaccato.
Contraddizione 2: i cristiani sono tutti pacifisti
La seconda contradizione emerge dalla visione comune dei cristiani come necessariamente pacifisti. Il pacifismo, come molti concetti complessi, può essere ambivalente. È difficile immaginarlo oggi, ma durante la Seconda Guerra Mondiale negli Stati Uniti ci furono manifestazioni pacifiste contro il Lend-lease, che chiedevano la pace con Hitler e affermavano che fornire armi alla Gran Bretagna avrebbe prolungato la guerra. Alcuni slogan affermavano: “Hitler non ci ha attaccato, perché attaccare Hitler?”. Guardando dall’alto della Storia, possiamo fare oggi una valutazione morale adeguata di questo fenomeno, ma all’epoca i partecipanti a queste manifestazioni credevano di essere nel giusto, sostenendo un’idea astratta di pace.
Anche oggi, il pacifismo può essere visto come una virtù ambivalente: per i russi la virtù è la diserzione e il pacifismo; per gli ucraini è l’opposto. È interessante notare che in Russia invocare la pace e mostrare simboli pacifisti è punibile con vere e proprie pene detentive, e i sacerdoti vengono scomunicati per aver pregato per la pace. Parafrasando una famosa frase di Golda Meir, più che mai attuale: se la Russia deponesse le armi non ci sarebbe più violenza; se l’Ucraina deponesse le armi non ci sarebbe più l’Ucraina.
Bonhoeffer e i politici cristiani
In Russia, negli ambienti ecclesiastici contrari alla guerra, si assiste a una rinascita dell’interesse per la figura di Dietrich Bonhoeffer, pastore protestante della Chiesa Confessante nella Germania nazista e protagonista della resistenza al regime. Bonhoeffer affermava che colui che sfugge “al confronto pubblico sceglie il rifugio della virtù privata. Ma costui deve chiudere occhi e bocca davanti all’ingiustizia che lo circonda. Solo mentendo a sé stesso può evitare la contaminazione prodotta dall’azione responsabile. Qualsiasi cosa egli faccia, avvertirà l’inquietudine per ciò che tralascia di fare. Ne sarà prostrato, oppure diventerà più ipocrita dei farisei”.
Come teologo, Bonhoeffer sviluppò l’idea di “cristianesimo non religioso”, cercando un’interpretazione non religiosa della Bibbia, della tradizione della Chiesa e del culto. Riteneva che la Chiesa e i cristiani dovessero non solo predicare la buona novella, ma anche rispondere ai bisogni e alle sfide della società. Per questo, Bonhoeffer non solo si oppose al regime nazista attraverso l’insegnamento e le attività teologiche, ma fu direttamente coinvolto nella congiura contro Hitler. Dopo che il complotto fu scoperto, venne imprigionato e poi giustiziato un mese prima della fine della guerra e del suicidio di Hitler. L’attività di Bonhoeffer gli è costata la vita, ma lo salvò dal degrado spirituale, da quello stato in cui le persone, usando le parole dell’apostolo Paolo, sono “bruciate dalla propria coscienza”, in un’epoca di disumanizzazione e imbarbarimento generale. Tuttavia, Bonhoeffer non salvò solo se stesso, ma anche la reputazione della Chiesa Evangelica tedesca.
Oltre a Bonhoeffer, numerosi sono i veri politici cristiani i cui sforzi per migliorare la vita pubblica sono di natura evangelica. Tra questi Abraham Lincoln, Martin Luther King, il primo presidente di Cipro metropolita Macario, il sacerdote siciliano Pino Puglisi, il patriarca serbo Pavle, suora Madre Maria (Skobtsova), partecipò alla resistenza francese. Tutte queste persone, pur rimanendo cristiani praticanti, furono glorificate come santi per aver condotto lotte ecclesiastiche e politiche senza compromessi che hanno realmente cambiato la vita della società contemporanea.
Bonhoeffer scrisse: “I cristiani in Germania affrontano la terribile alternativa di volere la sconfitta della loro nazione affinché la civiltà cristiana possa sopravvivere o di volere la vittoria della loro nazione e quindi distruggere la civiltà cristiana. So quale di queste alternative devo scegliere.” Una posizione simile fu espressa dal patriarca serbo Pavle: La Chiesa serba e io siamo accusati di istigare la guerra per preservare la Grande Serbia. Dichiaro che se fosse necessario un crimine per preservare la Grande Serbia, non lo farei mai. Che la Grande Serbia scompaia allora. Se fosse necessario un crimine per preservare la piccola Serbia, non acconsentirei nemmeno a questo. Che scompaia anche la piccola Serbia, solo perché non ci sia sangue. No, non a quel prezzo! Se fosse necessario preservare l’ultimo serbo a questo prezzo, e io stesso fossi quell’ultimo serbo, non lo accetterei. Scompariamo, solo in questa scomparsa resteremo uomini di Cristo”.
Come fu per la Germania e la Serbia, così è ora con la Russia: la sconfitta della Russia significa la vittoria della civiltà cristiana. C’è un motto, originalmente polacco, che ora viene spesso usato in relazione all’Ucraina: “За нашу і вашу свободу, per la vostra e la nostra libertà”. I cristiani sono chiamati alla libertà e per la libertà devono combattere.